Cultura e spettacoli - 26 febbraio 2023, 18:06

Sandro Botticelli, la storia della Venere torinese “meno conosciuta” a Palazzo Reale

La storia del quadro acquistato da Gualino per la sua Collezione nel 1923 in un mercatino dell’antiquariato di Parigi

Sandro Botticelli, la storia della Venere torinese “meno conosciuta” a Palazzo Reale

Sandro Botticelli a Torino? No, non ci è mai venuto, ma una delle sue Veneri è ancora oggi conservata all’interno della Collezione Gualino, a Palazzo Reale.

L’opera, dall’inconfondibile tratto di Sandro Filpepi, in arte Botticelli, è stata realizzato dal maestro fiorentino tra il 1485 e il 1490. Un olio su tela che mitrare una figura femminile, che riprende i lineamenti e le forme de La nascita di Venere che si trova oggi agli Uffizi, immortalata per sempre su un fondo scuro.

Un capolavoro acquistato nel 1923 da Gualino in un mercato dell’antiquariato parigino che oggi tutti possiamo visitare al secondo piano di Palazzo Reale, nel nuovo allestimento della Collezione.

Con indumenti trasparenti e capelli lunghi e intrecciati che nascondono pudicamente seno e pube, la Venere poggia i piedi su un basamento di pietra, come una scultura. Proprio dalla scultura classica, Botticelli prende l’idea di farle coprire le parti intime da questo velo quasi invisibile, donando sinuosità al corpo.

Eleganza, grazie, giochi di chiaroscuri e contorni netti, così come l’inconfondibile sguardo dolce e malinconico, sono tipici dell’arte di Botticelli che si evidenziano in quest’opera”, spiega Annamaria Bava.

Nei tratti della giovane si riconosce ancora una volta il viso di Simonetta Vespucci, morta a 23 anni amata da Giuliano de Medici, celebrata per la sua bellezza senza pari e usata come modella anche per altre opere di Botticelli.

La Venere di Torino era probabilmente un lavoro preparatorio per quella fiorentina ed è gemella di un'altra Venere conservata a Berlino.

Attraverso lo studio della pellicola pittorica con riflettografia infrarossa, i restauratori di Palazzo Reale hanno scoperto come il pittore insistette molto sui contorni, li ripassò per riuscire a individuare la corretta posizione della figura.

Più volte rivalutò la posizione delle mani, del ginocchio, dei piedi, modificò il bellissimo volto di Venere, in modo che i lineamenti rimanessero più evidenti anche dopo la stesura.

Speriamo di portare avanti un nuovo studio con riflettografia infrarossa per capire sia la genesi di questo dipinto e la tecnica usata dal Botticelli” commenta la restauratrice Tiziana Sandri.

Chiara Gallo

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