Strike. Colpisci. Così titola la nuova mostra personale aperta fino al 23 luglio, dedicata alla figura rivoluzionaria pioniera dell’arte avanguardista newyorkese degli anni Sessanta, Lee Lozano.
Si tratta della prima monografica in Italia dell’artista che si concentra sul prolifico lavoro portato avanti tra 1960 e 1972.
Suddivisa in sette sale tematiche la retrospettiva approfondisce in ordine cronologico le fasi della sua ricerca, dal figurativo espressionista fino alle opere minimaliste.
Le prime tre sale raccolgono dipinti e disegni figurativi che in maniera quasi satirica sconvolge il tradizionale modo di rappresentare il corpo umano.
Cuore della mostra è la serie dei Tools, in cui gli arnesi, dai Martelli ai cacciaviti, sono protagonisti antropomorfi, è quella degli Airplanes, in cui invece gli oggetti interagiscono con gli orifizi del corpo umano.
Una sezione che dialoga con gli spazi dell’ex fabbrica Fiat in cui si trova la Pinacoteca.
“Lascia il mondo dell’arte dopo solo 12 anni, ma questa scelta è in realtà un’azione artistica, con quell’atteggiamento tipico del suo lavoro. Per lei arte e vita coincidono e non comprendono compromessi” spiega la direttrice di Pinacoteca Agnelli, Sarah Cosulich.
Lozano nasce e si forma a Chicago, si trasferisce dopo il divorzio a New York, dove vive a pieno l’atmosfera artistica della Grande Mela di quell’epoca. Per dodici anni sperimenta diversi linguaggi artistici, nei trent’anni successivi fino all’anno della sua morte si sa poco. Si fa seppellire a Dallas con una lapide senza nome. Proprio sempre nel rispetto di quel concetto di connessione tra arte e vita.
Chiude il percorso l’evoluzione più astratta e minimalista di Lozano con le grandi tele e una rata selezione di disegni preparatori.
Il titolo della mostra, Strike, tradotto "colpire" ma anche "sciopero", unisce due concetti: quello di un’azione violenta e incontrollata e quello, al contrario, di un rifiuto radicale del lavoro che fa riferimento all’opera forse più celebre: General Strike Piece (1969). Si tratta del primo sciopero dell’artista dal mondo dell’arte.
Lozano è esplicita, fondamentalmente maleducata, rifiuta con forza ogni ordine e sistema precostituito e ogni meccanismo del potere, come quello del patriarcato che cercava a tutti i costi di “ingabbiarla”.
Ciò che la distingue dai suoi colleghi è che quello che loro facevano come arte lei lo faceva come vita. Per questo porta a termine la scelta di non far più parte di quel sistema dell’arte che criticava fino alla morte.