Attualità - 10 marzo 2023, 07:14

La scienza è donna e cambia il mondo. Torino piazza due ricercatrici nella top 20 italiana

Silvia Bodoardo (Politecnico) e Paola Bonfante (Università di Torino) nell'élite citata da Wired: "Non esiste una vocazione, la passione si sviluppa col tempo e con lo studio"

ricercatrice in laboratorio

Due ricercatrici torinesi nella top20 delle scienziate italiane pubblicata da Wired

La scienza è donna. Anche donna. Comunque ha tinte molto più rosa di quanto - di solito - lo stereotipo non lasci trapelare. L'8 marzo è appena passato, sul calendario, ma la necessità di dare parità ai generi va oltre le Feste e le ricorrenze. E scorrendo una selezione pubblicata pochi giorni fa da Wired, si scopre che nell'ideale "top 20" delle scienziate e ricercatrici italiane ben due sono un orgoglio torinese. Rispettivamente, a rappresentare entrambi gli atenei cittadini: Silvia Bodoardo per il Politecnico e Paola Bonfante per l'Università di Torino.

Il dato emerge dal lavoro che da tempo porta avanti 100esperte.it, una banca dati che da ormai diversi anni (grazie a Osservatorio di Pavia, associazione Gi.U.Li.A. e Fondazione Bracco) raccoglie gli esempi di scienziate ed esperte italiane in materie tecniche. Per quanto riguarda le due eccellenze torinesi, i loro cavalli di battaglia sono anche di estrema attualità: le batterie elettriche, da una parte e lo studio delle piante (con funghi e batteri) dall'altra.

Bodoardo: "Ora quando mancano le donne si nota"

Silvia Bodoardo è ordinaria di Chimica fisica applicata al Politecnico di Torino e responsabile della task forse sulle batterie. A capo dell'Electrochemistry Group@Polito si occupa dello studio di materiali per la realizzazione delle batterie Li-ione e post Li-ione, della produzione di celle e test per le batterie. Inoltre, ha lavorato all'avvio del master europeo sull'Energy Storage ed è capo delle attività di formazione delle iniziative dell'Unione europea Battery2030+.

"Mi sembra che oggi ci sia più attenzione verso le donne: si dà anche un po' più di spazio alla presenza femminile. Ancora adesso mi capita di essere l'unica donna a un workshop o un convegno, ma almeno adesso si nota la stranezza o l'assenza di donne. Ci si chiede come mai. Nei giovani questa percezione è più viva e la speranza è che non vivano più la differenza, in futuro". Anche nelle aule del Politecnico, "i maschi sono di più, ma non c'è questa differenza enorme. Le statistiche dicono che di donne ingegnere ce ne sono di più e si laureano anche un po' meglio. Ma arrivati all'ambito lavorativo il gradino torna a essere più maschile".

Di certo, in passato la decisione di intraprendere un certo cammino formativo era meno scontata. "Ai miei tempi ci voleva coraggio a scegliere questo settore, soprattutto nel mondo dei veicoli e delle batterie - prosegue -, ma è una situazione che all'estero per esempio si percepisce di meno. Le donne non hanno più difficoltà degli uomini ad affrontare questo tema". E anche il linguaggio di genere incide: "Ci sono modelli di pensiero che influenzano, ma pian piano la percezione della presenza di donne in questi ruoli dà stimolo e crea un esempio da seguire. E sull'altro piatto della bilancia non è detto che tutti gli uomini vogliano fare gli ingegneri, così come sentano lo stimolo a fare carriera".

Come si può invertire, dunque, il disequilibrio? "Il messaggio va dato prima, rispetto alle matricole che ormai hanno già scelto il Politecnico. Cominciare dalla scuola dell'obbligo per far vedere che ci sono donne che hanno raggiunto ruoli importanti. Iniziare addirittura dalle scuole medie, prima del bivio verso il liceo, classico o scientifico. Nella scuola peraltro quasi tutto il corpo insegnante è composto da donne, mentre i professori uomini sono solo all'università. Ma se invece una materia appassiona, anche scientifica, può rappresentare tranquillamente la strada da seguire per una donna".

Bonfante: "La vocazione? E' una questione di tempo e di ascolto"

Paola Bonfante è professoressa Emerita di Biologia Vegetale all'Università di Torino: ha dedicato la sua attività scientifica a un campo rilevante sia per l'ambiente sia per le ricadute sulla società e in cui è considerata una pioniera: le interazioni piante-microorganismi. Socia di numerose Accademie, tra cui l'Accademia dei Lincei, ha ricevuto premi internazionali, tra cui il Kondorosi Award (2021), ed è Commendatore della Repubblica per meriti scientifici (2019).  È stata tra gli Highly Cited Researchers 2017, 2018, 2020 (Clarivate Analitcs),  ed è nella lista dei top scientist italiani. Come Emerita, oggi si dedica alla divulgazione scientifica e ha scritto nel 2021 un libro per il Mulino ("Una Pianta non è un'isola") in cui parla dei temi scientifici che più la affascinano.

"In questi anni la sensibilità e l'attenzione verso le donne nel mondo della scienza è sicuramente cambiata. Nel 1978 avevo fondato il primo Collettivo femminile, in questo senso. Siamo partite da lì, da un questionario fatto in casa. Ma dalla fine degli anni Settanta a oggi le cose sono cambiate: se il mondo della ricerca prima era esclusivamente maschile, ora va meglio, anche se i dati restano severi. A livello europeo siamo al 25% di donne che arrivano ai gradi più alti della carriera scientifica. Ma si fanno più bassi se si tratta di materie STEM, dunque legate alla scienza e alla matematica".

C'è ancora molto da fare, insomma. "Bisogna portare avanti azioni di promozione per motivare le ragazze a fare scelte di tipo scientifico, senza farsi condizionare e reprimere dagli stereotipi. In Italia solo il 17,6% delle donne laureate ha una laurea Stem. E' anche una questione di numeri e di accessi: nei Paesi nordici sono state fatte scelte di quote, che possono anticipare i cambiamenti generazionali".

Però la situazione varia anche a seconda dei diversi settori scientifici. In Europa (Germania, Uk e non solo) ci sono moltissime ragazze nel settore della Biologia, ma anche in Italia "quindi possiamo dire che c'è un'inclinazione, ma dipende tanto dal settore. Fisica e informatica, per esempio, mostrano minori presenze di donne, quasi nulle". "Il consiglio che darei oggi alla Paola Bonfante uscita dal Cavour? Di fare quel che sente. Non ci sono le vocazioni. O meglio, la passione può crescere col tempo. Bisogna seguire lo studio che si sente più affine. Poi gli stimoli arrivano col tempo: la forza della ricerca è che uno è in grado di capire cosa vuole fare solo col passare degli studi".

Massimiliano Sciullo

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