Attualità - 14 maggio 2023, 18:30

"Scoprire Torino": perché piazza XVIII Dicembre si chiama così? La storia

Una storia macchiata di sangue: ecco perché la piazza si chiama così

"Scoprire Torino": perché piazza XVIII Dicembre si chiama così? La storia

Quante volte siamo passati in piazza XVIII Dicembre? Quante volte abbiamo preso la metropolitana nell’omonima fermata? Alcuni tutti i giorni per recarsi a lavoro, altri saltuariamente, certi mai. Ma perché venne denominata in questa maniera? Cosa è accaduto il 18 dicembre?

Torniamo al 1922. Il 28 ottobre le camicie nere marciano su Roma. Mussolini, arrivato nella capitale, riceve da re Vittorio Emanuele III l’incarico di formare il nuovo governo. Ma non tutta la popolazione è concorde a tale scelta: anarchici, socialisti, comunisti prospettano un futuro diverso per il Paese. Le posizioni di questi ultimi, in netto contrasto con quelle mussoliniane, danno adito a tragici scontri. La sera del 17 dicembre 1922, nel quartiere torinese di Nizza Millefonti, tra via Nizza e corso Spezia, due uomini fedeli al regime, dopo aver aggredito un militante comunista, vengono da quest’ultimo uccisi.

Questi due omicidi vengono usati come pretesto per una reazione violenta delle Squadre d’Azione, in cerca di vendetta. Fra il 18 e il 20 dicembre fascisti torinesi assassinano in maniera brutale – per usare un eufemismo – undici uomini (fra questi non vi fu colui che fece l’omicidio, espatriato in Unione Sovietica), ne feriscono trentasette, danno alle fiamme l’edificio della Camera del Lavoro, il Circolo anarchico dei Ferrovieri, il Circolo Carlo Marx e devastano la sede del quotidiano socialista L’Ordine Nuovo.



Nel 1946, terminata la guerra, il Comune di Torino decise di cambiare il nome della piazza, prima denominata piazza San Martino, in onore della battaglia di San Martino del 1859, in piazza XVIII Dicembre, in rispetto delle vittime della Strage di Torino del 1922. Le vittime dell’eccidio vengono anche ricordate con una lapide commemorativa posta all’angolo tra la piazza e via Cernaia.

Giulia Arduino

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