Attualità - 11 giugno 2023, 10:50

Il pane senza mollica per nutrire il Re: così nacque a Torino il grissino

Napoleone Bonaparte li amava talmente tanto da aver creato, agli inizi del XIX secolo, un servizio di corriere dedicato esclusivamente al trasporto di quelli che lui chiamava "les petits batôns de Turin", i bastoncini di Torino

grissini - foto d'archivio

Il pane senza mollica per nutrire il Re: così nacque a Torino il grissino

Il grissino, ormai, accompagna da tempo immemore i pasti di tutta Italia, ma è a Torino che ha avuto i natali. Si narra infatti di origini antichissime risalenti, come gran parte di ciò che riguarda il territorio piemontese, alla casa Savoia.

Derivante dal piemontese ghersa, che indica il tradizionale pane dalla forma allungata, si dice che il grissino sia nato nel 1679 per poter nutrire il piccolo re Vittorio Amedeo II. Egli, infatti, essendo cagionevole di salute, pare non riuscisse a digerire la mollica del pane tradizionale.

Così, il medico lanzese di corte Teobaldo Pecchio suggerì al fornaio di corte, Antonio Brunero, di inventare un pane senza mollica: ecco che nacque il grissino, fatto solo di acqua, farina doppio 0, lievito e sale. Il procedimento originale prevedeva l'intervento di ben quattro persone: lo Stiror (colui che stira), a cui spettava il compito di stirare l'impasto, il Tajor (colui che taglia), che tagliava la pasta in pezzi, il Coureur, che deponeva sulla paletta lunga fino a 4 metri due bastoncini e la inseriva nel forno alla piemontese (riscaldato, cioè, con legna di pioppo), ed infine il Gavor, a cui spettava il compito di estrarre i bastoni dal forno e spezzarli in due.

Tanti furono, nel tempo, gli estimatori dei grissini: Re Carlo Felice pare ne sgranocchiasse in grandi quantità mentre assisteva agli spettacoli al teatro Regio, e Napoleone Bonaparte li amava talmente tanto da aver creato, agli inizi del XIX secolo, un servizio di corriere dedicato  esclusivamente al trasporto di quelli che lui chiamava "les petits batôns de Turin", i bastoncini di Torino.

La forma più antica dei grissini è il Robatà (che si pronuncia Rubatà), lunga tra 40 e 80 cm e caratterizzata da una superficie nodosa, dovuta alla lavorazione e all'arrotolamento a mano. Successivamente è stato introdotto anche il grissino stirato che differisce dal Robatà per la forma sottile e allungata e per la sua friabilità.

Negli anni la ricetta originale è stata rivisitata con l'utilizzo di altre farine e l'aggiunta di altri ingredienti, quali sesamo, olive, peperoncino, noci, finocchio, origano, fino all'introduzione della versione dolce al cioccolato, agli zuccherini o caramellata.

Oggi il grissino è insignito del riconoscimento P.A.T. (Prodotto Agroalimentare Tradizionale) e continua ad essere uno degli accompagnamenti preferiti sulle nostre tavole di ogni giorno.

Federica De Castro

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