Nuove Note - 02 luglio 2023, 10:58

The Riva: parole, note e sensibilità poetica

The Riva: parole, note e sensibilità poetica

The Riva, al secolo Davide Ravo, è un progetto musicale fatto di parole, note e sensibilità poetica. Non si tratta semplicemente di musica di fluidità di composizione incastrata a parole e atmosfere sonore intangibili. L’artista ha totalmente autoprodotto il primo Ep omonimo che spazia dallo spoken word ad attimi più ritmati, dal lo-fi di suoni elettronici a riflessi più alternativi. Il tutto condito con un testo spiccante verso la poesia, la natura ed il sogno. Il risultato è un progetto sperimentale, impreciso, fragile, ma che allo stesso tempo riesce ad essere molto caratteristico, unico e autentico: un fiore di ciliegio in mezzo all’oceano.

Come si è avvicinato alla musica The Riva e perché si chiama così?

The Riva nasce da un'esigenza comunicativa da parte di un poeta: dare una veste musicale e visiva alla poesia e renderla completa nel suo messaggio. Non essendo un musicista mi sono dovuto arrangiare e buttarmici da autodidatta, dunque il mio è un approccio molto spontaneo e istintivo. Veder cadere un fiore di ciliegio sulla superficie fluida di un lago e poi vederlo prendere il largo: questa è la visione che ha portato alla scelta del nome di questo progetto.

Cosa ispira la scrittura dei suoi testi?

La scrittura si ispira alla natura stessa del mio inconscio, di quello che ha assorbito fino a quel momento della registrazione. Lì ci sono un turbinio di emozioni, sentimenti, vicissitudini, personalità dell'individuo e si amalgamano tutti in un unico flusso di coscienza inesorabile, una cascata di note e parole. A volte nasce prima una poesia e la musica è ispirata dal testo, a volte nasce prima la musica e la poesia è ispirata dalla musica. In ogni caso, nell'atto del comporre si modificano sempre a vicenda col divenir struttura. Il risultato è questa particolare amalgama tra testo e suono dove quasi si confondono l'un l'altro.

Da poco è uscito l’Ep The Riva, quali storie ci racconta?

Si parte da una profonda dolce amara malinconia per poi riemergere con un nuovo inizio: linfa vitale per una visione artistica del sé che salta da un concetto all'altro. Da un secolo ad un frutteto in un solo movimento, scardinando il concetto di coerenza e sfruttando e gioiendo con l'essenza colorata del tutto.

Nel suo lavoro si può trovare la poesia, la natura ed il sogno, come e in che misura si amalgamano queste tre componenti?

Si amalgamano naturalmente perché sono della stessa consistenza. Così come l'universo ha in sé le radici profonde della luce e del buio, il sogno accoglie poesia e natura indissolubilmente. Senza di loro non può esistere il sogno, sono ingredienti fondamentali e lo sono anche nell'atto creativo. In quel momento in cui premo il tasto della registrazione lascio dipingere l'inconscio, che ha la tavolozza dalle sfumature più variegate. È da lì che nascono e vivono i sentimenti più autentici e profondi dell'essere dove abbonda l'astratto.

Il progetto è interamente autoprodotto, pro e contro di questo modus operandi?

Il contro sicuramente è il tempo. Ci vuole veramente tanto tempo per riuscire ad avere un parere personale critico più oggettivo possibile. È basato sull'ascolto e il riascolto, lasciando decantare tutto per qualche mese per poi riascoltarlo con orecchie meno viziate. Il pro sta nell'autenticità del risultato finale. Non può esserci nulla di più rappresentativo e caratteristico. Con tutti suoi difetti, con tutte le sue imperfezioni, questo è l'atto di ciò che sono stato in un determinato momento della mia vita, un ritratto realistico e autentico di un atto creativo.

La sua Torino musicale e non.

A Torino ho studiato come tecnico del suono presso Piazza dei Mestieri, ho appreso presso La Suoneria di Settimo Torinese con Emiliano Pilloni in MusicLab di Alessandro Lestino. Una bella esperienza che mi ha permesso, oltre alla comprensione delle varie tecniche di microfonazione e registrazione, di approcciarmi al mondo dei software digitali come Pro Tools e Abeton Live. In questo corso c'era anche l'opportunità di stage in realtà importanti del settore come l'Hiroshima Mon Amour ma io ero profondamente attratto dalla possibilità di entrare nello staff del Circolo dei Lettori di Alessandro Baricco. Ho atteso una loro risposta che poi purtroppo, dopo alcuni giorni, è risultata negativa e ho dovuto accettare quello che era rimasto ( nel frattempo gli altri studenti avevano già occupato i posti delle realtà più interessanti) e mi sono ritrovato a dover svuotare set di spettacoli teatrali.

News, appuntamenti, live in programma.

Prima di fare uscire dalle pareti domestiche The Riva vorrei presentarlo nella sua veste originaria: ovvero anche sottoforma visiva. Questo progetto è nato basandosi su un preciso manage a trois artistico: parole, note e immagini. L'arte rappresentativa di ogni canzone si basa anche sulla sua parte visiva e in questo periodo mi sto concentrando prevalentemente su questo. Dunque, dopo il video di “Anthropogus”, presto usciranno anche i video di “Istanti”, “Naturalhomonduscranei” e “Ciao”. Per i live il mio intento è cercare musicisti che possano sposare il progetto. In alternativa sperimenterò un modo per cercare di suonarlo da me senza perdere l'essenza sperimentale che lo contraddistingue.

Federica Monello

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

WhatsApp Segui il canale di TorinOggi.it su WhatsApp ISCRIVITI

Ti potrebbero interessare anche:

SU