La pelle bruciata dal sole, i vestiti logori, lo sguardo perso nella tristezza, nella preoccupazione, ma anche nella determinazione di andare avanti per i figli. Potrebbe essere la descrizione di una qualsiasi migrante dei giorni nostri, ma stiamo parlando della Madre Migrante fotografata nel 1936 da Dorothea Lange, ai tempi delle terribili Dust Bowl, le tempeste di sabbia che avevano desertificato milioni di chilometri di terreni agricoli degli Stati Uniti.
La mostra fino all'8 ottobre a Camera
Lo scatto che ha reso immortale Florence Leona Christine Thompson e la sua fotografa è esposto alla mostra “Dorothea Lange. Racconti di vita e lavoro” che apre fino al 8 ottobre a Camera.
Insieme a questa toccante immagine, sono raccolte oltre 200 fotografie che ripercorrono la carriera della fotografa concentrandosi in particolare sugli anni Trenta e Quaranta, picco assoluto della sua attività, periodo nel quale documenta gli eventi epocali che hanno modificato l’assetto economico e sociale degli Stati Uniti.
Oltre 200 scatti d'autore
Con il suo obiettivo Lange racconta la povertà, le migrazioni e le discriminazioni, senza tralasciare il vissuto emotivo delle persone che incontra e sottolineando come le scelte politiche e le condizioni ambientali si ripercuotono sulla vita dei singoli.
In generale, sono tre i principali filoni che segue la Lange: crisi climatica, migrazioni e discriminazioni. Tutti e tre temi di grande attualità e che possono essere punti di ispirazione per riflessioni ai nostri giorni.
Foto che ispirarono il romanzo Furore
La sua opera fotografica ispirò il grande romanzo di John Steinbeck, Furore, che venne poi riportato su pellicola da John Ford.
Dorothea Lange fece parte del gruppo di fotografo chiamati dalla Farm Security Adninistration per documentare l’esodo dei lavoratori agricoli in cerca di lavoro nelle piantagioni della California. Grazie anche al suo contributo il governo iniziò a stanziare fondi per per migliorare le condizioni di vita dei migranti agricoli.
Futures 2023. Nuove narrative
In parallelo alla mostra dedicata a Dorothea Lange, Camera propone nella Project Room la collettiva Futures 2023: nuove narrative, a cura di Giangavino Pazzola che coordina i progetti di ricerca. Sei giovani talenti fotografici, selezionati per il programma europeo di promozione e valorizzazione degli artisti emergenti Futures Photography, in cui Camera rappresenta l’Italia, esplorano il tema della rappresentazione visiva della contemporaneità in oltre 50 scatti.
I progetti in mostra sono di Andrea Camiolo (Leonforte, Enna, 1998), Nicola Di Giorgio (Palermo, 1994), Zoe Natale Mannella (Londra, 1997), Eleonora Roaro (Varese, 1989), Sara Scanderebech (Nardò, 1985), Alex Zoboli (Guastalla, Reggio Emilia, 1990).
Per info: https://camera.to