Cura dimagrante, per il mondo delle cooperative torinesi, che però non rinunciano a ottimismo e - per chi resiste - dimostrazioni di buona salute. Lo dice l'ultima indagine della Camera di Commercio di Torino, che registra nel primo semestre 2023 la presenza di 1168 imprese coop all'ombra della Mole, ma in calo del 2,4% rispetto al 2022 (in ripresa rispetto a un -3,2 sul primo semestre). Ma se si prende a paragone il 2013, il calo è ben più netto: -23,9%.
Sono spariti i giovani
Rispetto al 2022 calano le imprese femminili (28,5%) e quelle dei giovani (2,4%), mentre resiste la componente straniera (5,8%). Nell'arco dei 5 anni, però, la flessione è decisamente più marcata: -2,8% per le donne, -20% per le straniere e addirittura -58,8% per i giovani.
Gli altri numeri della categoria parlano di 2,7 miliardi di valore di produzione e 41.800 addetti. Attività suddivise tra servizi alle imprese (41%), alla persona (26,9%) e costruzioni (9,2%).
"In prospettiva abbiamo spinto molto sull'aumento della cooperazione e non delle cooperative - dice Dimitri Buzio, presidente di Legacoop Piemonte - E questo ha portato a unire le forze per avere competenze e capitali per rimanere sul mercato. Per avviarne una bastano 3 soci e 25 euro. Una sottocapitalizzazione che spingeva fuori dal mercato".
"I ragazzi condividono i valori che caratterizzano le cooperative - aggiunge - Ecco perché bisogna spingere in questa direzione, nei prossimi anni, per promuovere certe caratteristiche, soprattutto in un periodo di flessibilità". Poi la popolazione invecchia. "E siamo nel pieno di un inverno demografico. Ecco perché bisogna insistere coi giovani e bisogna gestire i flussi di stranieri", conclude Buzio.
Dialogo con le nuove generazioni
"Negli anni in cui si parla di aziende che devono crescere e fare rete, è normale che la platea delle coop si modifichi. Le stesse aziende femminili possono essere diminuite perché si sono unite a soci cooperatori uomini. Di certo bisogna insistere sul percorso dei ruoli delle donne", concorda Giovanni Gallo, presidente di Confcooperative Piemonte Nord. Che sul calo generale sottolinea: "Abbiamo in questi anni bonificato il parco cooperativo, sia eliminando cooperative spurie che erano elementi di dumping, ma anche riordinando imprese ferme ormai da anni, ma mai cancellate".
"I giovani? Non sono spariti. Sono invecchiati. Diciamo cresciuti - prosegue Gallo - Ma dobbiamo abbinare la riconoscibilità pratica ai nostri lavori, visto che i valori sappiamo che sono apprezzati dalle nuove generazioni".
E Giuseppe D'Anna, presidente Agci Piemonte, sottolinea: "C'è un processo di globalizzazione in atto da anni. Ecco perché molte imprese escono dal mercato, ma altre resistono integrandosi e crescendo. Coi giovani bisogna fare una formazione e un'informazione mirata, per incentivare e formare le figure che sono carenti sul mercato del lavoro. Sui cali, invece, hanno inciso anche le crisi di settori come le costruzioni, ma anche un commercio che ha cambiato abitudini e strumenti".
Fatturato e assunzioni, nonostante tutto
"Le cooperative rappresentano una realtà importante sia a livello economico che sociale - dice Dario Gallina, presidente di Camera di Commercio di Torino - ed è importante che rimanga ottimismo per il futuro. Ma si deve risolvere anche il tema salariale per essere attrattivi. Altrimenti i nostri ragazzi vanno a lavorare a Londra o in Islanda, dove a parità di mansione guadagnano molto di più".
Ma chi resta, lavora bene. Più di una coop su due - lo dice il 51,6% - dichiara infatti un aumento del fatturato nel 2022, mentre il 59,6% dichiara stabilità nell'occupazione. A ben vedere, però, sono il 73,7% le coop che nel 2022 e nei primi sei mesi del 2023 ha assunto e il 48,4% prevede di farlo in futuro. Si tratta soprattutto di imprese che operano nel sociale e nella salute.
Chi assume lo fa per sostituire personale in uscita, oppure per ampliare l'attività. Non mancano però le difficoltà: in sette casi su dieci (69,6%) ci sono problemi a trovare candidati con competenze adatte. Quando i candidati ci sono, peraltro. Tanti dicono di non riuscire nemmeno a fare colloqui. Non stupisce che il 62,5% delle coop abbia avviato percorsi di sviluppo per le competenze interne all'organico. È la prima opzione rispetto alla ricerca di personale esterno.
La lezione delle bollette
Sul fronte degli investimenti green, il 42,7% delle aziende conta di spendere per risparmio energetico (48,2%), miglioramento dell'immagine (36,7) e riduzione emissioni (31,7). "La crisi dei prezzi nel 2022 ha lasciato un insegnamento importante, per chi si è ritrovato certe bollette", commenta Gallina.
"Sapere che molte coop hanno già iniziato dei percorsi è confortante - dice ancora Gianni Gallo- Il legame con il territorio è basilare, non siamo multinazionali".
Non manca la fiducia
La situazione non intacca però la fiducia di chi resta sul mercato: il 71,2% è ottimista sul 2023, soprattutto per chi si occupa di agricoltura, finanza, salute e cultura.