Politica - 10 ottobre 2023, 18:14

Violenze in piazza, in Piemonte la sinistra chiede i numeri identificativi sui caschi dei poliziotti: la destra dice “no”

Frediani attacca: “Sono presenti in tutta Europa. Sarno: “Sono a tutela delle forze dell’ordine”. La Lega polemizza e boccia l’ordine del giorno

Violenze in piazza, in Piemonte la sinistra chiede i numeri identificativi sui caschi dei poliziotti: la destra dice “no”

Numeri identificativi sui caschi dei poliziotti. Torna più che mai attuale un tema ciclicamente riproposto dalla classe politica piemontese: dopo le manganellate agli studenti della scorsa settimana, la sinistra, rappresentata dalla consigliera Francesca Frediani (Unione Popolare) e dal Pd, è tornata a chiedere a gran voce che i poliziotti siano sempre riconoscibili durante le manifestazioni. 

Un’ipotesi rispedita al mittente dalla maggioranza, che ha non ha mostrato alcuna intenzione di portare quest’istanza al Parlamento (a cui spetta la competenza). 

“Servono i numeri identificativi sui caschi, non solo a tutela di chi sta in piazza ma anche a tutela di quei poliziotti che svolgono bene il proprio lavoro” ha spiegato Diego Sarno (Pd). Una posizione sostenuta da Frediani: “I numeri identificativi sono una prassi ormai in tutta Europa, non vedo perché non prevederli anche in Italia”. 

Netta la contrarietà della Lega: “E’ inaccettabile che ci chiedano di umiliare le nostre forze dell’ordine, che già vengono attaccate di continuo. Non posso permetterlo” ha detto Stefano Allasia. Il presidente del Consiglio regionale ha anche raccontato di aver preso in passato una manganellata durante una manifestazione della Lega, ma di non aver “mai dato la colpa ai poliziotti” per quanto accaduto. “Le forze dell'ordine sono solo chiamate a far rispettare regole e protocolli, non si alzano il mattino con il desiderio di sferrare manganellate: una certa parte politica deve smettere di dare un'immagine di poliziotti e carabinieri fuori della realtà e che, tra l'altro, contribuisce a minare l'autorevolezza del loro ruolo".

L’ordine del giorno è stato quindi bocciato, mentre sono stati approvati due atti che chiedevano di condannare le violenze fascista al campus Einaudi e ogni forma di violenza, citando anche quelle verbali che in passato hanno visto come vittima l’assessore al Lavoro Elena Chiorino. 

Duro l’intervento di Valter Marin, consigliere regionale della Lega: “Qui siamo tutti anti fascisti: se mio figlio avesse urlato ‘duce duce duce’ gli avrei tirato calci in culo”. Parole riprese dal capogruppo Alberto Preioni:  “Questa maggioranza non ha nessun problema a condannare la violenza, anche di destra e in chi si riconosce in un reato come il fascismo. Uguale a chi si rifà al comunismo, che con le Brigate Rosse ha fatto vivere stagioni da incubo al Paese”. 

Andrea Parisotto

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