Cultura e spettacoli - 25 novembre 2023, 09:00

A tu per tu con Mark Arbeit

L’intervista di Giorgio Gatti al famoso fotografo e il Progetto “In & Out of Focus” che da il nome alla mostra che inizierà il 2 dicembre a Chieri, presso la Fine Art Images Gallery

mark arbeit

Il fotografo americano Mark Arbeit

Il progetto “In & Out of Focus” inizia a partire dal 1986, a New York, con un gruppo di fotografi soprannominati “Cauldron”, tradotto letteralmente con il termine italiano il “Calderone”.

Mark Arbeit vive a Parigi ma viaggia spostandosi a New York ogni sei settimane per lavori di moda e ritrattistica.

Durante il suo soggiorno a New York viene influenzato dal lavoro “Flowers” di Irving Penn, immagini così potenti che rimangono incise nella sua mente, tanto che, sei anni più tardi inizia a creare una serie di scatti in bianco e nero utilizzando esclusivamente la luce naturale, in cui mette in primo piano l’elemento floreale e in secondo piano la bellezza del nudo femminile sfuocato che creano una sensazione surreale ed eterea.

Affascinato dal risultato, continua a sperimentare, utilizzando differenti tipi di fiori unici nella loro forma. Capisce di aver trovato qualcosa di unico, un numero infinito di possibilità.

Sente che stava rielaborando il lavoro del maestro, aggiungendo un nuovo elemento: il corpo spoglio.

Mark, quando hai iniziato a fotografare?

Ho iniziato a fotografare i primi anni di liceo. Un mio amico della squadra di nuoto mi chiese di fargli una foto per l'annuario scolastico. Stava seguendo un corso di fotografia, così mi fece entrare nella camera oscura della scuola, mostrandomi come sviluppare il film negativo e il processo di stampa.

Mi innamorai della fotografia all'istante. L’ultimo anno di liceo decisi di iscrivermi anch’io al corso di fotografia offerto dalla scuola e, una volta terminati questi studi, mi iscrissi all’Università delle Hawaii per continuare il percorso studiando arte e fotografia. All’epoca mi limitavo a fare foto a scuola e per dei matrimoni. Successivamente decisi di portare la mia arte ad un livello superiore e mi iscrissi all’Art Center College of Design di Pasadena, in California, per concentrarmi esclusivamente sulla fotografia.

Quando è avvenuto il tuo incontro con Helmut Newton?

Durante il mio terzo anno universitario all’Art Center College of Design, lavoravo già per una boutique di moda a Beverly Hills chiamata “Lina Lee”, occupandomi di girare campagne pubblicitarie locali e nazionali per il negozio. Un giorno Lina mi disse che Helmut Newton sarebbe venuto in negozio il giorno seguente, così chiamai il mio amico George Holz e aspettammo per l’intera giornata l’arrivo del fotografo. Una volta entrato gli dicemmo che eravamo studenti di fotografia e gli chiedemmo se potessimo mostrargli alcuni dei nostri scatti. Un’ora più tardi ci incontrammo tutti e tre al Beverly Hills hotel dove Newton soggiornava.

Dopo aver ispezionato il nostro lavoro con qualche critica tagliente, Helmut ci chiese se fossimo interessati ad aiutarlo nella ricerca di una location per un prossimo servizio fotografico editoriale. Non esitammo a rispondere e trascorremmo la settimana successiva viaggiando lungo la costa della California con lui, ponendogli ogni tipo di domanda sul mondo della moda, sulla pubblicità, i modelli, il trucco, le acconciature e gli stilisti. In seguito, Helmut ci invitò a partecipare a un servizio fotografico di moda per la rivista Stern. Da questo momento entrammo in sintonia e iniziammo quella che sarebbe stata un’amicizia durata per ben 25 anni.

Hai avuto anche la fortuna di lavorare con Irvin Penn giusto?

Sì, dopo essermi laureato all'Art Center college, programmai di trasferirmi a Milano per intraprendere una carriera nel settore della fotografia di moda.

Prima di viaggiare verso l’Europa, decisi di fare una prima tappa a New York per fare un po’ di pratica come assistente, guadagnando esperienza nel mondo della fotografia, e mettere da parte dei soldi per il futuro. Grazie al nome di Helmut Newton presente sul mio curriculum fui in grado di ottenere un lavoro nello studio di Irving Penn, lavorando come ritoccatore di stampe al platino.

Penn utilizzava come materiale questo platino multistrato e proprio tra uno spessore e l’altro vi si trovava ogni colta un mucchio di polvere che andava rimossa. In generale la pulizia di una sola immagine poteva durare in media sette ore. Durante alcune delle pause pranzo mi sedevo in silenzio nel retro dello studio a sbirciare il lavoro del maestro all’opera.

Durante delle giornate Penn lavorò in uno studio sui suoi scatti della serie sulla street art e altre giornate presso un ulteriore studio per Vogue.

Com’è nato il progetto in mostra “In & Out of Focus”?

Il progetto “In & Out of Focus” iniziò con il 'Calderone' nel 1986, un gruppo di fotografi di New York, molti dei quali erano come me studenti all'Art Center College of Design.

Ci incontravamo due o tre volte al mese, condividendo nuove idee e cercando di creare una fotografia nuova ed innovativa. All'epoca vivevo a Parigi, ma viaggiavo a New York ogni sei settimane per lavoro, realizzando progetti editoriali nel mondo della moda e ritratti vari.

A Parigi inizia a sperimentare con numerose idee, le quali, tuttavia, riscossero poco successo. Un giorno, nel pieno di un servizio fotografico con una modella ed artista, iniziai a sperimentare, spostando un fiore lungo il corpo della donna, lungo i suoi fianchi e le mani, per poi accarezzare il fiore e coprendo il volto. Il risultato fu bello ma non era niente di originale o unico.

Così continuai a provare con nuove idee e spostai il fiore lontano dal corpo della modella e avvicinandolo all’obbiettivo della macchina fotografica, creando così una profondità di campo superficiale. Mi piacque così tanto il risultato che continua a sperimentare con altri tipi di fiori, dalle svariate forme e dimensioni. In quel momento sentì di aver trovato qualcosa di unico che poteva essere trasformato in un numero infinito di possibilità.

Uno degli eventi che sicuramente influenzò la realizzazione del progetto “In & Out of Focus” fu lavorare con Irving Penn durante l’estate e l’autunno del 1980.

Durante questo periodo Penn stava lavorando alla creazione del suo libro “Flowers”, e ogni giorno l’ufficio stampa arrivava portando con sé nuove prove di stampa per ottenere l’approvazione del maestro, il quale scrutava attentamente colore, contrasto e densità degli scatti.

Queste pagine piene di foto floreali e così potenti rimasero incise ed impresse nella mia mente, nascondendosi, fino a quando quel giorno, nel mio studio a Parigi mi vennero in mente quegli scatti. Sentì che stavo prendendo spunto dal lavoro di Penn, aggiungendo, però un elemento innovativo: il corpo spoglio della modella. Le immagini di Penn erano caratterizzate da fiori con colori vibranti e accesi, scattate con flash elettronico, mentre quello che volevo fare io era realizzare delle opere in bianco e nero con luce naturale, per dare una sensazione eterea e surreale.

Fotograficamente come ti definisci?

Qualcuno che ha dedicato la sua intera vita alla fotografia e che nutre un profondo amore per la sua storia. Una vita fatta di shooting fotografici di moda, ritratti a celebrità e al nudo femminile. Il mio desiderio è sempre stato quello di suscitare emozioni nell’osservatore.

Spero di riuscire a innescare una scintilla nei fotografi più giovani, ispirandoli e portarli a fare ciò che ho fatto io con la mia arte, qualcosa id nuovo.

Il tuo rapporto con la tecnologia digitale?

Penso sia uno degli strumenti che tutti i fotografi dovrebbero avere nella loro “cassetta degli attrezzi”. La qualità della fotografia digitale sta migliorando sempre dipiù. Negli ultimi anni ho lavorato con una Phase One, una fotocamera di medio formato.

Il colore, il contrasto e i dettagli sono fantastici. Funziona perfettamente sia dal punto di vista editoriale sia per realizzare scatti di moda e ritratti.

Personalmente, tuttavia, amo ancora utilizzare le mie vecchie macchine fotografiche analogiche. C’è qualcosa di speciale nella qualità della pellicola che non può essere copiata dalla tecnica digitale, mi piace sapere di possedere il negativo originale.

Dopo tanti anni di carriera, c’è un progetto rimasto indietro e che vorresti portare a termine?

L’ultimo progetto a cui ho lavorato è stato realizzato con vecchie fotocamere stereo, resa famose da Jaques-Henry Lartigue agli inizi del 1900. È una macchina fotografica che inquadra e scatta due immagini contemporaneamente. Tuttavia, sono sempre alla ricerca del prossimo progetto da realizzare. Penso che la curiosità renda la vita più eccitante.

LA MOSTRA

Ciò che ha influenzato il progetto " In & Out of Focus " è stato il lavoro come assistente per Irving Penn a New York durante l'estate/autunno del 1980.

Durante quel periodo Irvin Penn stava lavorando al suo libro "Flowers", quelle potenti immagini di fiori che passavano sotto i suoi occhi ogni giorno, rimasero impresse nella sua mente.

A Parigi 6 anni dopo, sperimentando nel suo Atelier con una modella e delle composizioni floreali, quelle immagini riaffiorarono nella sua mente.

Le immagini dei fiori di Penn avevano colori forti e vibranti, scattate con flash elettronico che congelavano il soggetto nel tempo, mentre le immagini del progetto "In & Out of Focus" sono state scattate solo in bianco e nero utilizzando solo la luce del giorno, dando una sensazione eterea o surreale.

Le fotografie di Arbeit possono essere viste nelle gallerie di tutto il mondo e le sue opere fanno parte della collezione permanente della Fondazione Helmut Newton, di cui è stato assistente per anni.

L’ARTISTA

Con più di quattro decenni di esperienza nel settore, Mark Arbeit si è affermato come fotografo di moda, ritrattistica e fotografia artistica.

Durante i suoi studi all'Art Center College of Design in California, incontra Helmut Newton, da cui apprende i fondamenti dell’arte della fotografia e con il quale inizia un’amicizia che durerà per più di 25 anni.

Successivamente al termine dei suoi studi, si trasferisce a New York dove lavora nello studio di Irving Penn.

Giunge a Milano del 1981, lavorando nel campo della fotografia editoriale di moda, collaborando con riviste come Linea Italiana, Donna, Amica e Vogue Beauty magazine.

Nel 1985 si trasferisce a Parigi per proseguire la sua carriera e ampliare i suoi confini artistici. Durante questo periodo, inizia il suo progetto 'In & Out of Focus'.

Mark Arbeit continua a lavorare editorialmente, dividendo il suo tempo tra Parigi e New York, realizzando scatti di moda per le riviste francesi Vogue e Marie Claire, e ritratti per In Style, Personee Forbes.

Nel 1991, realizza una seconda serie con il titolo “Artist Atelier”, una serie di fotografie ritraenti nudi femminili in ambienti come studi di pittura e scultura della capitale francese.

Nel 2004, si trasferisce alle Hawaii dove continua a fotografare nel settore della moda e nel mondo delle celebrità per riviste locali e nazionali, continuando a sperimentare per la realizzazione di nuovi progetti.

Le sue fotografie sono all’interno di gallerie sparse per tutto il mondo e le sue opere appartengono alla collezione permanente della Helmut Newton Foundation.

EXHIBITIONS

  • marzo 1991 - Flowers & Flou, Center of Photography at Woodstock, New York, (In & Out-of-Focus)

  • gennaio 1994 - In & Out-of-Focus series, Hatano Gallery, Honolulu, Hawaii, (In & Out-of-Focus, Artist Atelier series)

    maggio 2003 - Flower Power, Group show, Acte2 Gallery, Paris, France (In & Out-of-Focus)

  • giugno 2009 - Three Boys from Pasadena, Helmut Newton Foundation, Berlin, Germany, Curated by June Newton, (In & Out-of-Focus, Artist Atelier series, Polaroid montage)

  • giugno 2010 - Three Boys from Pasadena, Acte2 Gallery, Paris, France, (In & Out-of-Focus, Artist Atelier series)

  • dicembre 2010 - Three Boys from Pasadena, Clic Gallery, New York, (In & Out-of-Focus, Artist Atelier series)

  • giugno 2012 - Three Boys from Pasadena, Williamson Gallery, Art Center College of Design, Pasadena, California, (In & Out-of-Focus, Artist Atelier series, Polaroid montage, Torso series)

  • ottobre 2012 - Three Boys from Pasadena, Eyeloco Gallery, Antwerp, Belgium, (In & Out-of-Focus, Artist Atelier series)

  • giugno 2019 - Mark Arbeit, George Holz, Just Loomis, Three boys from Pasadena – New Work, Helmut Newton Foundation, Berlin, Curated by Matthias Harder, (In & Out-of-Focus, Artist Atelier series, Polaroid montage, Torso series, Photograms)

  • agosto 2023 – In & Out of Focus series, LightWorks gallery, at White Wall art Project, New South Wales, Australia, (In & Out-of-Focus)

 

La mostra si svolge a Chieri presso la Fine Art Images Gallery di Via San Giorgio 2.

Phone +39 011 18892157

e-mail info@fine-art-images.it

web site: www.fine-art-images.it

Orari di apertura della mostra:

Vernissage sabato 2 dicembre dalle ore 17

domenica 3 dicembre dalle 15:30 alle 19:30

da martedì dicembre a sabato 6 gennaio 2024

dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15 alle 19

in collaborazione con

LIGHTWORKS – Fine Art Photography Gallery

Sidney - Australia 

Giorgio Gatti

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