"In Italia nel 2022 ci sono stati 30.000 sfratti e solamente il 5% del fabbisogno di casa è stato soddisfatto dall’edilizia residenziale pubblica. Però nel 2022 il Governo Draghi aveva destinato al Piemonte ben 25 milioni di euro per il fondo morosità incolpevole e il fondo di sostegno alla locazione, fondamentali per prevenire gli sfratti, l’emergenza abitativa e l’aumento della povertà, mentre nel 2023 il Governo Meloni ha azzerato questi fondi, senza peraltro approntare un Piano Casa nazionale che metta finalmente in circolazione nuovi alloggi. Sul versante piemontese, la Giunta Cirio non fa alcuna proposta per aumentare gli alloggi, ma si limita a restringere le maglie per accedere alle case popolari, come se, a fronte di un aumento della domanda, l’unica risposta fosse restringere i criteri per fare domanda ed ottenere la casa", attacca la consigliera regionale del Pd Monica Canalis.
"Il disegno di legge Caucino, discusso oggi in seconda commissione consiliare, infatti, si limita ad aggiungere paletti, dando punteggi inferiori ai richiedenti che risiedano in Piemonte da meno di 15 anni. Bisognerebbe piuttosto aumentare gli alloggi disponibili, rafforzando principi di rotazione, migliorando la manutenzione degli alloggi vuoti, riconvertendo caserme e altri edifici pubblici inutilizzati, comprando alloggi sul mercato privato, dando maggiori garanzie ai proprietari disponibili a offrire il proprio alloggio in locazione, all’insegna dello zero consumo di suolo e con logiche di coprogrammazione che coinvolgano il Terzo Settore".
"Il ddl Caucino non fa nulla di tutto ciò - prosegue l'esponente del Pd - con migliaia di famiglie in lista d’attesa per un alloggio popolare e altrettante famiglie sfrattate o a rischio sfratto per morosità incolpevole, la risposta della destra ci sembra del tutto insufficiente e scollata dalla realtà. Non solo si discriminano gli stranieri arrivati da pochi anni, ma anche gli italiani che per una mobilità lavorativa siano approdati recentemente in Piemonte. Cirio e i suoi assessori sognano un mondo a compartimenti stagni, in cui persino le Regioni italiane siano mondi a se stanti, privi di scambi e mobilità dei cittadini. E’ una visione che non ci piace e che rischia di premiare non i più bisognosi, ma i meno dinamici".