Eventi - 13 febbraio 2024, 16:57

Michele Pellegrino, il fotografo delle valli Cuneesi a Camera: "Mi piace ritrarre le banalità, le cose che nessuno vede" [INTERVISTA E FOTO]

Fino al 2 giugno, 50 scatti realizzati tra il 1967 e il 2023: "Oggi ci sono miliardi di foto ogni giorno, ma raccontare una storia con un'immagine è molto più complicato"

Michele Pellegrino, il fotografo delle valli Cuneesi a Camera: "Mi piace ritrarre le banalità, le cose che nessuno vede" [INTERVISTA E FOTO]

Michele Pellegrino, il fotografo delle valli cuneesi, arriva a Camera. 

Fino al 2 giugno 50 immagini, scattate tra il 1967 e il 2023, raccontano il suo intero percorso creativo, tra montagne, ritualità, volti e momenti del mondo contadino. A completare l’esposizione, uno studio del paesaggio botanico e una selezione digitale dell’archivio completano l’esposizione.

“Per me la fotografia è istinto, sono attratto da delle banalità a volte, perché in fondo è tutto bello. Mi piace ritrarre cose che a volte non si vedono, che nessuno vede” racconta il fotografo.

Sono cinque le sezioni che costituiscono una sintesi del lavoro dell’autore nel corso della sua lunga attività professionale e artistica. 

Si parte all’esodo dalle montagne, con i suoi malgari, mezzadri, uomini e donne che hanno vissuto in situazioni a contatto con la natura, ma spesso troppo difficili. “Sulle montagne ci ho lavorato cinque o sei anni. È stato un lavoro duro però erano cose che conoscevo, avevo piacere di lasciare un ricordo nel tempo. Fosse anche solo per un fatto antropologico andrebbe bene, se poi sono belle anche meglio. Obiettivo era la testimonianza”. 

Si passa poi alle suggestive scene di vita in clausura, fino a quelle dei matrimoni. “Per guadagnare facevo i matrimoni e dopo la cerimonia chiedevo il permesso di fare qualche foto per me. Non ho mai messo in posa nessuno, facevo al volo. Dicevo mettetevi lì, fate quello che volete. E poi aspettavo il momento giusto”. 

Tra le altre sezioni non potevano mancare le nitide vette e le amate Langhe, ma a prescindere dal soggetto gli scatti di Capa, sono rimasti quelli di sempre. 

“Non ho cambiato una virgola nella mia tecnica. Gli altri sì. Certo, con il digitale c’è stato sicuramente un miglioramento. Tutti adesso fanno fotografie, ovvio che poi raccontare delle cose è più complicato. Vedo delle belle fotografie, ma non raccontano nulla. Ci saranno miliardi di foto ogni giorno, qualcosa di buono c’è che magari non è ancora conosciuto. La fotografia è un linguaggio, raccontare una storia con un immagine è molto più complicato”.

La mostra da Camera è stata allestita insieme a quella dell’iconico Robert Capa. “Conosco tutte le sue fotografie, sono molto contento di vedere le mie qui a fianco”.

Per info:  www.camera.to

Chiara Gallo

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