Eventi - 16 febbraio 2024, 18:24

Il “Languore” che nasce dalla provincia nelle parole e nella musica di Ibisco, stasera da Off Topic

Torna in concerto a Torino uno degli artisti più interessanti della scena musicale alternativa italiana, in grado di spaziare tra post rock a tinte dark, elettronica e cantautorato

Il “Languore” che nasce dalla provincia nelle parole e nella musica di Ibisco, stasera da Off Topic

Ibisco è, senza dubbio, uno degli artisti più interessanti della scena musicale alternativa italiana, autore e musicista in grado di spaziare tra post rock a tinte darkwave, elettronica e cantautorato facendo del potere evocativo delle parole uno dei suoi punti di forza.

Dopo l'ottimo esordio con “Nowhere Emilia”, Ibisco torna a Torino stasera per raccontare il “Languore” (titolo del nuovo album uscito lo scorso 20 ottobre per V4V Records/Universal) che nasce dalla provincia - più precisamente quella bolognese, dove è nato e dove vive – con testi e musiche ancora più ruvidi e graffianti, senza rinunciare alle ballad lente né a momenti più “danzerecci”.

A poche ore dal concerto, in programma alle 21.30 da Off Topic e preceduto dal live di Giove in apertura (ingresso 9,20 €, biglietti su Dice), lo abbiamo raggiunto per comprendere al meglio, attraverso alcune parole chiave ricorrenti nelle sue canzoni, un immaginario complesso e di certo mai banale.

Droga

L'utilizzo della parola droga è metaforico e rientra nella provocazione: ne faccio uso attraverso l'immaginario altrui fatto di film, libri, letture e testimonianze, riferendomi a qualsiasi esperienza di vita che possa essere assimilata a una dipendenza. Tra queste rientrano quei legami tossici ma in grado di trasmettere impatti emotivi difficilmente riscontrabili altrove. La mia scrittura è volta alla ricerca di parole con frame estesi, con aree semantiche molto ampie in grado di bombardare il significato delle canzoni trasformandosi in sigilli.

Noia

Ha a che fare con la geografia del mio progetto, che pur essendo bolognese ed emiliano è fortemente legato all'idea di una provincia non necessariamente provinciale. La noia è attiva in me e rappresenta quello stato di inefficacia percepito nella vita: non a caso, è proprio nei periodi di noia che si manifesta quel languore citato dal titolo del mio disco, come un habitat dove si sviluppano i sentimenti. Anche l'ozio è importante perché è da quello stato di inerzia che spesso nascono le idee per riscattarsi.

Sera/notte

Sono le vere alternative alla saturazione del quotidiano: il sole, infatti, mette in luce il senso del dovere, mentre è con l'oscurità che la libertà si percepisce maggiormente. Sono momenti in cui ricercare il contraltare di se stessi e le dimensioni poste al di fuori delle imposizioni scandite dal ritmo dei giorni. A pensarci bene, tutto si collega benissimo anche al concetto di noia, perché è durante la sera e la notte che scateniamo la nostra reazione alla ripetitività del lavoro e non solo; lavorando come impiegato, nel mio processo creativo questo aspetto conta molto.

Bologna

Sono nato a Bologna, ma vivo in provincia: per questo, il mio rapporto con lei si è sviluppato principalmente da pendolare attraversando quello strato limitrofo che separa la campagna dal tessuto urbano. In questi anni ho avuto modo di osservare molto bene il territorio, sviluppando sentimenti tradotti in musica e poi finiti in canzoni che testimoniano l'affetto verso una città che adoro. Contemporaneamente, credo che l'immagine depressiva data dalla Pianura Padana in Emilia sia carica di poetica, estetica ed identità; stiamo parlando di una distesa simile a un deserto verde, con qualità che difficilmente si trovano in altre regioni del mondo.

Dolore

L'uso che ne faccio in “Seduci” è iperbolico e vuole rappresentare ironicamente il mio tentativo di esorcizzarlo attraverso la creazione di musica, modalità per negoziare uno stato di quiete, e la possibilità che si trasformi in opportunità di crescita. Per fare musica occorre accettare un costante rapporto con un dolore che fa parte della propria vita o che, spesso, si va a cercare: nel mio processo di scrittura è molto presente, ma l'ispirazione può essere anche cercata altrove.

Amore

A causa dell'uso sempre più frenetico che facciamo del tempo, anche il concetto di amore sta andando in crisi indebolendosi sempre di più. Le dinamiche sociologiche ci stanno mettendo alla prova, facendo mancare i fondamenti basilari dell'amore, i momenti per andare oltre la superficie e per approfondire anche a costo di essere improduttivi. Nonostante tutto, oltre a essere l'esperienza soggettiva più potente, amore resta la più grande “parola cappello” che esista perché al suo interno può contenerne infinite altre: io la uso nel tentativo di salvarne il significato e per dare qualcosa in più alle canzoni.

Tempo

Con “Languore” il mio obiettivo era quello di fare un disco che potesse svincolarsi dal tempo, dalle mode e dai frutti immediati. Ho corso dei rischi, ma volevo creare qualcosa che tra 20 anni avrà lo stesso valore e che mi farà ancora piacere suonare. A livello tematico, invece, affronto i demoni del tempo analizzando la persistenza della memoria e la precarietà del futuro. La musica, a proposito, può essere una soluzione, ma anche parte del problema: avendo una visione radicale del mio mondo, è spiacevole pensare ai compromessi che facciamo con la degenerazione dei contenuti e degli aspetti poetici.

Chiudiamo con tre domande: rispetto a “Nowhere Emilia”, in “Languore" ho notato suoni ancora più ruvidi: è una soluzione cercata o spontanea?

Ho eliminato quella minima componente “ruffiana” che usavo per fare breccia sulla disattenzione dell'ascoltatore per fare un disco veramente sincero e che mi rappresentasse in pieno, senza soluzioni di convenienza ma esprimendo al massimo la mia identità. A influire in modo decisivo è stata la certezza di poter contare su una band al completo che potesse accompagnarmi live durante il tour: tutto questo mi ha permesso di concedermi qualche sfizio, attingendo a suoni, ritmiche miste e strumenti a corda ed elettronici che appartengono ai miei ascolti quotidiani fatti di post-rock, dance-punk e cantautorato. Nel risultato finale ho bilanciato il tutto con una forma canzone non canonica che melodicamente potesse rendere meno ruvidi i pezzi lenti del disco.

Che rapporto hai con Torino?

È una città con un fascino oscuro, permeato da un passato sfarzoso, ma che devo ancora capire fino in fondo pur avendoci suonato tante volte. Musicalmente parlando, invece, si tratta di un punto di riferimento importante per tutti, anche se la complessità del vostro reticolo stradale è un inferno.

Concludiamo con la stretta attualità: Sanremo! Hai mai pensato di proporti?

Sanremo resta una grande occasione perché in quella settimana ci si ricorda davvero dell'importanza della musica, ne sono sempre stato affascinato e lo ritengo un amplificatore enorme. Una mia partecipazione? La considero una possibilità, convinto che abbia un senso solo se avrò in mano un pezzo “fiore all'occhiello” in grado di rappresentarmi in pieno. In passato, purtroppo, è accaduto troppo spesso che artisti provenienti dall'underground andassero su quel palco con brani incapaci di creare delle fratture.

Marco Berton

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