E poe...sia! - 17 marzo 2024, 09:16

Theresa, storia di una ribelle

La vita e la battaglia di questa straordinaria donna ci accompagnano fino ai versi dell'autrice romana Ilaria Giovinazzo

Theresa Kachindamoto

Theresa Kachindamoto

Inkosi Theresa Kachindamoto: il suo nome vi dice qualcosa? No? Neppure a me diceva niente, almeno finché non ho letto della sua missione. Da allora, ha preso alloggio nel mio cuore e non intende uscirne.

Quante belle storie vi ho raccontato nel corso degli anni, su questa rubrica? Lezioni di vita e importanti rivincite del bene sul male; Theresa potrebbe presto diventare la nostra preferita: fidatevi!

Ci troviamo in Malawi, paese dell'Africa sud-orientale. Ricco di risorse, caratterizzato dal clima mite, un popolo ospitale e un'enorme varietà di paesaggi. Il luogo perfetto, a quanto pare!

Non proprio. In realtà, molte sono le criticità ad affliggerlo: il 30% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e il tasso di HIV è tra i più alti del continente. Inoltre, il clima arido e gli scarsi raccolti sono la causa principale della precaria sicurezza alimentare: oltre 3 milioni di persone, infatti, soffrono di malnutrizione. Non è tutto, purtroppo. In Malawi, da secoli, è pratica comune incoraggiare – e obbligare – le figlie femmine a sposarsi e diventare madri prima dei 18 anni: veri e propri matrimoni infantili. Ciò rende impossibile al 55% delle ragazze frequentare la scuola oltre l’ottavo anno. Le nozze precoci e le conseguenti gravidanze producono tutt'oggi effetti devastanti, talmente collegati tra loro da innescare un effetto domino sui diritti delle bambine: a vivere la propria infanzia, a ricevere un'istruzione adeguata, alla salute sessuale e riproduttiva. Calpestati, dal primo all'ultimo.

Ciliegina marcia sulla torta, il kusasa fumbi, altrimenti detto “rito di iniziazione”. In cosa consiste? Appena raggiunta la pubertà (dagli 8 anni in su) le giovanissime malawiane subiscono una doppia violenza: fisica da parte di lavoratori del sesso molto più grandi, “approvati” dagli anziani del villaggio che le iniziano, appunto, all'atto carnale e culturale, dal momento che questa pratica indegna non è considerata per ciò che è – uno stupro - bensì una forma di “pulizia” rituale. Violentate prima, plagiate poi. Quel che è peggio, destinate ad osservare impotenti la storia ripetersi, in un loop infinito, sulle loro figlie, nipoti, sorelle...

Proprio qui, proprio adesso, entra in scena la nostra Theresa!

Lavorando al fianco di UN Women (Agenzia delle Nazioni Unite per la Parità di Genere), del governo, della società civile e dei leader tradizionali, la Kachindamoto (che, ricordiamolo, è un capotribù e quindi in balia di giudizi e critiche) ha contribuito all'adozione di un emendamento costituzionale che innalzasse l’età minima per contrarre matrimonio da 15 a 18 anni, a partire dal 2017. Tenace, coraggiosa, empatica e lungimirante; dal conferimento della carica ad oggi, Theresa è riuscita in un'impresa titanica: annullare più di 3.500 matrimoni precoci nella regione centrale del Malawi e aiutare le ragazze – finalmente libere - a completare il percorso scolastico, spesso sovvenzionato da lei stessa.

"I bambini non devono sposarsi prima del tempo, devono andare a scuola. Il loro compito non è fare le faccende domestiche o accudire i figli ma studiare perché solo l’istruzione può garantire loro un futuro", urla al mondo la nostra protagonista. Grida che, prima di raggiungere il mondo, penetrano il tessuto di una società profondamente maschilista. Eppure (e per fortuna) i successi del capo Kachindamoto continuano contro ogni previsione: nonostante la violenta opposizione degli altri anziani, come prima leader donna la sua battaglia per il cambiamento culturale segna un passo fondamentale verso la vittoria della libertà.

Theresa, non mollare! Intere generazioni di giovani malawiane dipendono dal tuo amore. Finché saranno proprio loro, cresciute e rispettate come Donne (e non incubatrici), a sostituirti nella difesa e nella tutela dei diritti conquistati.

Ve l'avevo detto: non dimenticherete facilmente il suo nome. Ora, chiediamoci: se Theresa, in minoranza e persino osteggiata, continua la sua lotta controcorrente, indifferente o forse troppo responsabile per curarsi delle conseguenze, quanto più noi dovremmo sentirci in dovere di fare la nostra parte, indignarci, “arruolarci”?!? Queste figlie della società, queste ragazze destinate alla sofferenza, non hanno scelta né viene loro riconosciuto alcun valore. E' il momento di restituirglielo.

I canali tramite cui donare, aiutare in prima persona o sostenere finanziariamente sono davvero molti. Informiamoci, leggiamo, troviamo quello che fa per noi. E poi? E poi agiamo! La poesia di oggi è affidata alla potente penna dell'autrice romana Ilaria Giovinazzo: docente, scrittrice, artista e studiosa di religioni comparate.

“Getta via l'abito da sposa, bambina mia.
Che lo raccolga la Terra
e te lo doni quando sarai pronta.
Niente merce di scambio i tuoi seni acerbi,
i tuoi occhi grandi, brillanti di meraviglia.
Sfila via dalle tue caviglie
le pesanti catene figlie della povertà,
indossate da tua nonna e da tua madre
una lunga eredità di dolore da sopportare.
Una lunga catena di dolore
da spezzare”

Questo verso in particolare:

una lunga eredità di dolore da sopportare

Crediamo davvero di non essere inclusi tra gli eredi? Ci sbagliamo; il testamento non potrebbe essere più universale.

Pensateci su.
Alla prossima

Johanna Poetessa

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