Attualità - 08 aprile 2024, 18:08

Il comitato Salute Pubblica e Ambiente chiede certezze sulla qualità dell'acqua della Val di Susa

Già raccolte da una petizione online oltre 1500 firme per ottenere la messa al bando dei Pfas nelle acque potabili

Il comitato Salute Pubblica e Ambiente chiede certezze sulla qualità dell'acqua della Val di Susa

Il comitato Salute Pubblica e Ambiente chiede certezze sulla qualità dell'acqua della Val di Susa

 “Nel primo trimestre del 2023, sono stati riscontrati livelli elevati di PFAS (sostanze chimiche polifluoroalchiliche o fluoruri alchilici) nelle acque potabili degli acquedotti pubblici della Val di Susa”. Esordisce così il testo della petizione online lanciata su Change.org dal Comitato Salute Pubblica e Ambiente per chiedere la messa al bando di queste sostanze nelle acque potabili, petizione che in pochi giorni ha superato le 1500 firme. “I dati sono stati rilasciati ufficialmente dalla SMAT, la società a partecipazione pubblica che gestisce gli acquedotti nella provincia di Torino. Alcune di queste sostanze, come il PFOA e il PFOS, sono state ufficialmente classificate come cancerogene dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), proprio nel 2023”, spiega il testo.

“L'inquinamento da queste sostanze può derivare in modo più specifico dai rifiuti di lavorazione delle aree industriali, da prodotti utilizzati nei cantieri, dai movimenti terra e dalle discariche di vario tipo”, prosegue la petizione. “Il fatto che in Val di Susa valori vistosamente più elevati siano stati riscontrati principalmente in alta valle (Chiomonte, Gravere, Bardonecchia), è anomalo trattandosi di zone di montagna ma fa pensare alla presenza di alcuni grossi cantieri. In particolare quelli di costruzione della galleria per il TAV (Chiomonte) e del raddoppio del tunnel del Frejus (Bardonecchia). Non esistono ancora prove concrete, ma questa ipotesi può essere esclusa solo dopo che gli organi preposti abbiano effettuato un accurato controllo sulla composizione dei prodotti usati in quei cantieri. E che l'esito dei controlli sia stato reso noto alla popolazione.”

“Queste sostanze tossiche rappresentano un grave rischio per la salute umana, necessiterebbero di un controllo talmente rigoroso e costante da diventare perfino impossibile oltre un certo livello. Purtroppo i limiti prescritti dalla legge attuale, benché siano stati recentemente abbassati, non consentono di stare tranquilli e abbassare la guardia. Ciò è dimostrato scientificamente, difatti alcuni paesi europei hanno posto limiti di gran lunga inferiori alla normativa vigente (Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia). In Italia oggi c'è il limite nelle acque potabili di 100 nanogrammi di PFAS per litro, in Danimarca ad esempio il limite è stato posto a 4 nanogrammi litro, cioè 25 volte inferiore”, spiegano gli autori dell’appello.

Per tutti questi motivi, le richieste della campagna sono: “come primo passo, a tutte le autorità competenti una maggiore vigilanza e una totale trasparenza riguardo ai livelli di PFAS presenti nelle nostre acque potabili, il libero accesso a tutti i dati di verifica delle acque, un protocollo di intervento immediato per identificare con precisione le fonti di inquinamento e ridurre drasticamente le concentrazioni riscontrate, puntando ad eliminarle del tutto.”

E “come secondo passo, a livello locale in Val di Susa, regionale per il Piemonte e poi nazionale, la MESSA AL BANDO TOTALE dell'uso e della produzione di queste sostanze”, si legge. “Si promuoverà successivamente alla presente petizione on line, una proposta di legge di iniziativa popolare per la MESSA AL BANDO TOTALE DEI PFAS, per l'Italia da presentare alla Camera dei deputati, con una campagna di raccolta firme che segua l'iter ufficiale. La campagna si prevede possa partire dal territorio della Val di Susa in quanto particolarmente colpito dagli ultimi fatti di attualità”, conclude il testo.

comunicato stampa

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