Economia e lavoro - 09 aprile 2024, 11:53

Landini a Torino: "Messa così, Mirafiori è un problema che preoccupa. Servono auto e non pacche sulle spalle"

Il segretario generale Cgil verso l'incontro con Tavares. E attacca chi parla di nostalgia del passato: "Oggi chi lavora paga gli errori fatti ieri, servono investimenti senza precedenti"

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini

"Mirafiori è un problema: messa così, se non ci saranno nuove produzioni, la preoccupazione è grande. È necessario che ci siano risposte sulle questioni poste sul tavolo. Siamo in un momento di sotto utilizzo, non solo nello stabilimento di Mirafiori e di un grande uso dello strumento della cassa integrazione". Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ospite in città a poche ore dall'incontro tra Carlos Tavares, ceo di Stellantis e i sindacati (oltre che le istituzioni locali) sul futuro di Torino e non solo.

"Non ci bastano pacche sulle spalle - prosegue Landini - e un manager che gira il mondo come Tavares non può ignorare che si tratta di un settore che sta cambiando. Domani deve essere l'inizio di un percorso".

Il Governo si assuma la responsabilità per l'auto

Un percorso, sottolinea il segretario Cgil, in cui anche il Governo deve fare la propria parte. "È un problema di tutto il nostro Paese - dice Landini - In Francia, Germania e altri Paesi in cui l'automotive è centrale, i Governi si stanno assumendo le proprie responsabilità ed è necessario che si faccia anche qui". 

Nessuna nostalgia per il passato, ma errori che si pagano ora

E a chi parla di "nostalgia per il passato", Landini ribatte: "Non è questione di nostalgia del passato, ma di che futuro si vuole creare. Se siamo in queste condizioni, infatti, è perché in passato non si sono fatti investimenti e sono mancate le politiche industriali. E gli errori li stanno pagando i lavoratori. Parliamo di automotive, ma anche di altri settori come Tim e a tutto il tema della gestione del cambiamento climatico. Se non si cambia marcia, rimarremo qualcosa di periferico".

Verso lo sciopero dei metalmeccanici di venerdì 

Se domani ci sarà il vertice con Tavares, venerdì sarà la volta della grande manifestazione unitaria dei sindacati metalmeccanici. "Lo sciopero di Torino, per quel che ci riguarda, non può essere che l'inizio di una mobilitazione che riguarda tutte le attività industriali - dice Landini - Stiamo correndo il rischio di una deindustrializzazione e questo è il vero problema. È un passaggio strategico per tutta Italia, se vuole continuare a essere un Paese manifatturiero e industriale. Ma servono investimenti senza precedenti, sia pubblici che privati, anche su qualità del lavoro e tecnologia". 

"Scontiamo il fatto che, in questi anni, si è favorito solo un modello d'impresa sulla riduzione dei costi e anche della riduzione delle garanzie, con aumento della precarietà. Come dimostrano i sistemi di appalti e subappalti, con tutti i problemi di sicurezza sul lavoro che si stanno manifestando".

Diminuire l'orario di lavoro 

Altro tema centrale per il lavoro, non solo a Torino, è quello di ripensare l'orario di lavoro. "La scelta della riduzione dell'orario di lavoro può essere strategica, nei contratti nazionali. E bisogna sancire per legge anche il diritto, tutte le settimane, alla formazione: che i lavoratori siano pagati per alcune ore al mese non perché producano, ma studino e si aggiornino. Il nostro Paese ha orari di lavoro mediamente più alti di tutti quelli più sviluppati a livello europeo e mondiale. E se c'è scarsa produttività è per mancanza degli investimenti, non certo delle ore di lavoro".

Lo sciopero generale di giovedì 

Sciopero generale, per Cgil e Uil, anche nella giornata di giovedì. Nel mirino, ancora, l'esecutivo Meloni: "Abbiamo proclamato lo sciopero con Uil perché ci sono sempre e solo tagli e non investimenti, trascurando temi come sicurezza e lavoro. Bisogna dare un futuro al Paese. Questo è il tema e servono interventi a livello economico e sociale che finora non sono stati fatti. Il lavoro deve tornare a essere un diritto e non una fonte di precarietà".

Massimiliano Sciullo

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