Eventi - 06 maggio 2024, 16:43

"Che film che ha cambiato il tuo modo di vedere la vita?": la fast art di Greg Goya arriva al Museo del Cinema

Il giovane artista torinese ha portato due opere nell’aula del tempio. Fino al 13 maggio i visitatori potranno interagire liberamente

"Che film che ha cambiato il tuo modo di vedere la vita?": la fast art di Greg Goya arriva al Museo del Cinema

C’era una volta la street art, ora è tempo di fast art.  È l’arte “a consumo veloce” di Greg Goya che fino al 13 maggio entra al Museo del Cinema. Un cubo allestito nell’aula del tempio, suddiviso in quattro pareti, ospita l’opera numero 99 e numero 100 dell’artista torinese che su Instagram conta oltre un milione di follower e diventato famoso proprio per i suoi interventi artistici tra i luoghi della città. 

Le due opere, che si trovano da venerdì in Mole, sono come sempre uno strumento per innescare un’emozione e un’interazione con il pubblico.

Per cosa hai pianto l'ultima volta?” è la prima domanda che Greg Goya pone ai visitatori. Un’opera che si compone anche della prima tela dell’artista, parte di un nucleo di sei che saranno realizzate in varie parti d’Italia. 

Il tema è della tristezza e del pianto, racconta la storia di un addio - spiega l’artista 25enne -. Un soggetto riceve un addio e vuole piangere, ma le lacrime che ha non gli bastano. Quindi dipinge più di cento occhi per oltre cento lacrime”.

Più di 200 persone hanno risposto alla domanda di Greg Goya, lasciando scritto nei vari spazi sotto gli occhi che per cosa hanno pianto l’ultima volta.

La tela è un innesco per iniziare, il resto dell’opera viene fatta dai partecipanti che la riempiono con la loro emozione. Cerca di sbloccare le emozioni da raccontare nel modo più universale possibile. Le tele in tutto saranno sei e racconteranno una storia d’amore, dal primo bacio alla nostalgia per tornare all’addio. Saranno in mostra in altre zone d’Italia ma ci tenevo che la prima tela fosse a Torino”.

Che film che ha cambiato il tuo modo di vedere la vita?” È  la domanda della seconda opera in Mole. Sulle tre facciate l’artista ha realizzato delle strisce di pellicola cinematografica. Negli spazi vuoti le persone possono citare il proprio film. Oltre 4 mila caselline sono state riempite dai visitatori del Museo.

È un’unione tra la mia sensibilità e il mondo del cinema, un modo per affrontare il cinema non solo come prodotto artistico, ma su quello che ci lascia a livello di esperienza di vita”.

Quello che è interessante è che non sono per forza grandi film, ho visto citato una cinquantina di volte Shrek”.

Prima del Museo del Cinema, Greg Goya ha lavorato con solo tre luoghi istituzionali, la Reggia di Venaria, Paratissima e il Chiostro del Bramante a Roma. 

Di solito lavoro per le strade della città, nei posti più conosciuti, ma i Murazzi sono il luogo a cui sono più legato. La Mole tuttavia era davvero il luogo in cui ho sempre voluto portare la mia arte. È il luogo perfetto perché per me il cinema è davvero l’arte che riassume tutti i linguaggi artistici”.

Con quest’operazione - spiega il presidente del Museo del Cinema Enzo Ghigo - il Museo del Cinema offre a un giovane artista un palcoscenico importante e al tempo stesso può perlustrare linguaggi diversi come quelli dei social”.

Cresciuto a Cit Turin, ma con lo studio in zona Murazzi, l’artista torinese presto intraprenderà un tour con varie tappe nelle città italiane. Papà avvocato e mamma psicologa, ha alle spalle gli studi da giurista, una strada che ha poi deciso di non percorrere. “Subito i miei genitori non l’hanno presa bene, ma mio papà nonostante non capisca nulla di arte mi è stato molto vicino, mia mamma sostiene che io faccio arte terapia a modo mio. Comunque è bello avere il loro supporto”.

L’arte di Greg Goya abbraccia tutte le generazioni, ma in generale è apprezzata soprattutto da persone della fascia 40 e 50 anni. “Sono persone di middle age, ma è bello perché dimostra l’universalità delle emozioni e che la gente non smette mai di innamorarsi”.

Chiara Gallo

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