Politica - 23 maggio 2024, 15:50

Monica Canalis e l'importanza della formazione professionale: "No agli enti con scopo di lucro, così si mette a rischio il modello piemontese" [VIDEO]

La candidata dem al Consiglio regionale sottolinea: " Il tessuto produttivo ha bisogno di competenze tecniche. E con la formazione si aiutano stranieri, persone con disabilità e chi ha perso il lavoro"

Monica Canalis (Pd) e l'importanza della formazione professionale in Piemonte

Monica Canalis (Pd) e l'importanza della formazione professionale in Piemonte

L'apprendistato è nato nell'800 a Torino.  La formazione professionale riveste un ruolo importante nella storia passata, ma soprattutto nel futuro del Piemonte. É questo il pensiero della consigliera regionale del PD Monica Canalis, candidata alle Regionali dell'8-9 giugno. 

Monica Canalis, perché la formazione professionale è strategica per il nostro territorio? 

In primis dà un contributo alla coesione sociale perché forma molti soggetti svantaggiati, dagli stranieri alle persone con disabilità fino chi ha perso il lavoro. È fondamentale anche sul versante economico: il tessuto produttivo ha bisogno di competenze tecniche, non solo di quelle liceali. Chi si prepara con la formazione professionale trova lavoro.

Torino ha una storica rete di formazione professionale?

Sì. Nell’800 qui è nato l’apprendistato, con una matrice sia cattolica che laica: penso a Don Bosco, a Leonardo Murialdo e alle Scuole Tecniche San Carlo. A differenza della sanità, la formazione professionale è competenza esclusiva della Regione, proprio perché molto legata al tessuto produttivo locale.

Cosa vuol dire questo, consigliera del Pd?

Le Regioni hanno autonomia nel poter organizzare la formazione professionale. Il Piemonte ha creato una rete di formazione più sviluppata rispetto al  resto d’Italia: qui, già da molti anni, la formazione è rivolta non solo a chi deve assolvere l’obbligo di istruzione ma anche agli adulti. In molte delle altre Regioni, invece, la formazione per gli adulti è stata introdotta solo con il Pnrr.

Ci sono altre peculiarità del Piemonte?

Un altro merito è di aver maturato la capacità di spendere molto bene il Fondo Sociale Europeo, che è uno dei fondi strutturali a gestione decentrata da parte della Regione. Questo è frutto da un lato di un’ottima capacità progettuale, dall’altro di un’ottima capacità di spesa. La terza particolarità è che in Piemonte, così come  in Friuli Venezia Giulia e Basilicata,  la formazione professionale veniva affidata dalla Regione esclusivamente ad enti no profit.

Questo modello di eccellenza che risultati ha prodotto?

Grazie a tutte queste specificità in Piemonte siamo riusciti a far scendere la dispersione scolastica al di sotto del 10%. Abbiamo raggiunto percentuali di assunzione molto elevati tra le persone coinvolte nella nostra formazione professionale. Un modello che ha coinvolto 83.094 allievi nel 2022 su diverse tipologie: IeFP (sistema di istruzione e formazione professionale), gli ITS post diploma, gli IFTS, l’Alta Formazione, la formazione continua per occupati, la formazione permanente per disoccupati, la formazione per categorie svantaggiate e soggetti vulnerabili.

Cosa è cambiato con la Giunta Cirio? Il modello “Piemonte” è stato confermato?

Purtroppo si è creato un momento di dissenso perché ad ottobre 2023 è stata portata in Consiglio Regionale la proposta di legge dell’assessore Chiorino, che apre anche agli enti con scopo di lucro. Come Pd abbiamo contestato questa scelta, non perché riteniamo che gli enti privati non abbiano le competenze, ma perché i soggetti no profit offrono più garanzie alla Regione, che è l’ente erogatore dei fondi, dal momento che reinvestono gli utili della loro attività. Così facendo accrescono il benessere degli utenti e lavoratori, oltre agli standard di servizio.

Secondo lei Canalis, perché il centrodestra si è mosso in questa direzione?

Come per il gioco d’azzardo patologico, la sanità e le cure degli anziani, c’è un orientamento liberista e privatizzatore della giunta Cirio. Dal punto di vista tecnico, questa apertura della formazione professionale agli enti profit arriva in un momento di grande disponibilità finanziaria:  nel 2021-2027 il Fondo Sociale Europeo ha previsto uno stanziamento di un miliardo e 318 milioni di euro per il Piemonte, in gran parte destinati alla formazione professionale. A questi si aggiungono i soldi del programma Gol del Pnrr, che solo nel 2023 ha portato nella nostra Regione 75 milioni di euro. Questa grande mole di risorse fa sì che la formazione professionale sia la terza voce del bilancio regionale, dopo sanità e trasporti. Da un lato c’è un orientamento liberista mentre dall’altro, essendoci così tante risorse, ci sono pressioni per aprire ad enti con scopo di lucro. Questo rischia di mettere in discussione il modello piemontese, che era all’avanguardia in Italia.

Cosa si può fare Canalis per potenziare il sistema della formazione professionale?

Migliorare il raccordo tra orientamento e formazione, perché oggi c’è ancora una netta prevalenza della liceizzazione dei nostri studenti e una scarsa propensione a scegliere la formazione professionale. Poi c’è un problema di parità di scelta tra istruzione e formazione, dove la prima la fa ancora da padrone.

Ci sono altri aspetti su cui agire?

Noi dovremmo potenziare gli insediamenti produttivi, perché tra i ragazzi che escono dalla formazione professionale il tasso di occupazione è altissimo. Se non fermiamo la deindustrializzazione, noi rischiamo di bloccare la nostra economica. Le attività produttive hanno bisogno di formazione professionale e viceversa servono imprese floride e performanti per inserire gli studenti. Dovremmo lavorare sulla gestione delle crisi aziendali, anche per ridurre i 119mila NEET presenti in Piemonte, persone tra i 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano.

E’ un numero molto alto.

Questo dato è gravissimo: il Piemonte ha numeri molto più elevati che le altre regioni del nord Italia. Dobbiamo potenziare l’orientamento individuale, accompagnando meglio chi ha meno di 14 anni nella scelta del suo futuro. Dobbiamo supportare meglio la capacità di innovazione, soprattutto tecnologica della formazione professionale, garantire una programmazione pluriennale delle attività e conservare il ruolo del Piemonte come regione-traino sulla formazione professionale, valorizzando le nostre specificità. Le scelte della giunta Cirio rischiano di trasformare queste politiche pubbliche in un business, se non si monitora attentamente il sistema di accreditamento previsto dalla nuova legge regionale sulla materia.

Secondo lei che miglioramenti avrebbe dovuto apportare la legge regionale dello scorso ottobre?

Il centrodestra ha perso l’occasione per riformare l’Agenzia Piemonte Lavoro (APL), che dipende dalla Regione e ha più di 800 dipendenti. Era necessario fare di più per migliorare la governance di questo ente fondamentale per il raccordo tra formazione e mondo lavoro. Io mi auguro che nella prossima legislatura possa migliorare il dibattito su questo tema perché il lavoro, insieme alla sanità, sarà prioritario per il Piemonte.

Monica Canalis, se venisse eletta quale provvedimento metterebbe subito in campo?

Nelle nostre vite sta arrivando l’intelligenza artificiale: dobbiamo aiutare i nostri lavoratori ad affrontare questa novità, potenziando le loro competenze o riqualificandoli, proprio grazie alla formazione professionale.

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