Cronaca - 24 maggio 2024, 16:56

Cancellata la preghiera al Politecnico per diffida della questura. Polemiche sul jihad: "Termine frainteso"

Dopo la preghiera e le polemiche di venerdì scorso a Palazzo Nuovo, Brahim Baya è stato diffidato dal tenerla nell'aula occupata del Poli: "Il problema è l'islam"

Cancellata la preghiera al Politecnico per diffida della questura

Cancellata la preghiera al Politecnico per diffida della questura

La preghiera prevista al Politecnico occupato non si è svolta in seguito alla diffida della questura, come richiesto dal rettore Stefano Corgnati. Sarebbe dovuta essere la "preghiera del venerdì" praticata dai fedeli musulmani, che prevede un imam alla guida della funzione, ma le polemiche hanno spinto gli studenti a cancellare l'evento.

Preghiera vietata per decreto del questore

"Oggi la preghiera è stata vietata per decreto del questore - ha commentato Brahim Baya, la guida che avrebbe dovuto tenere la preghiera - stamattina la questura e mi ha consegnato una diffida a svolgere questa manifestazione, indicandomi come organizzatore, che non ho firmato perché non sono io l'organizzatore. Il problema è l'islam e l'islamofobia di fondo che purtroppo abita il mio paese. Laicità significa libertà religiosa per tutti, noi musulmani siamo gli unici che non hanno un'intesa con lo Stato anche se siamo la seconda religione in Italia per numero di fedeli, non abbiamo uno strumento che consenta di fruire pienamente dei nostri diritti costituzionali".

Le polemiche di settimana scorsa

Venerdì scorso Brahim Baya aveva tenuto la stessa preghiera a Palazzo Nuovo, con la condanna da parte del rettore Stefano Geuna e della Ministra dell'università Anna Maria Bernini, che hanno difeso la laicità dell'istituzione. "Le parole di violenza pronunciate da Brahim Baya durante il sermone tenuto a Palazzo Nuovo occupato non si conciliano con un’idea di Università come luogo democratico di scambio e confronto - si legge nella nota dell'Università - Al contrario, affermano valori che sono in contrasto con l’idea della pace e della convivenza tra i popoli. L’Università di Torino ribadisce la ferma condanna per quanto è accaduto negli spazi autogestiti dagli occupanti ed esprime profondo rammarico per un’iniziativa che contraddice i principi fondamentali della laicità e del pluralismo nelle istituzioni".

L'utilizzo del termine "jihad"

La polemica è nata anche in seguito all'utilizzo da parte di Baya del termine "jihad", associato da alcuni alla guerra santa ma, come spiegato dallo stesso imam, che ha in realtà un significato più ampio e positivo per i musulmani. "Jihad - ha dichiarato - è una delle parole più fraintese in occidente, significa lo sforzo che compie ciascun musulmano per essere una persona migliore in tutti gli aspetti della vita. Non è la guerra santa, alcuni pseudo musulmani lo hanno storpiato e lo hanno usato per seminare violenza, morte, bestemmiando Dio. Chi mi conosce sa che sono almeno 10 anni che denuncio pubblicamente ogni bestemmia fatta dall'Isis, da Al-Qaeda, da queste sette terroristiche che sono da condannare. Tacciare me di propaganda jihadista è la cosa più menzognera che si possa fare".

"Può darsi che abbia fatto un errore a usare la parola in un contesto foriero di strumentalizzazione, com'è stato fatto da personaggi che dovrebbero essere istruiti come una professoressa universitaria, un rettore, una Ministra dell'università", ha concluso Baya.

Critiche anche verso la stampa

Critiche anche alla stampa, che ha frainteso e distorto il significato della preghiera di Palazzo Nuovo. "Sono stato imam per quella preghiera ma non sono imam di ruolo, com'è stato scritto - ha precisato - Tutti i musulmani possono essere imam in qualsiasi momento della propria vita o giornata in cui ci raccogliamo per la preghiera. I giornali hanno titolato 'Imam attacca Israele' ed è falso: non ho nominato nemmeno una volta Israele, non è un attacco a Israele ma una difesa della dignità umana dei palestinesi che sono sottoposti a un massacro tutti i giorni, riconosciuto dal procuratore generale della Corte penale internazionale, dalla Corte di giustizia internazionale e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite".

La risposta dei manifestanti 

Non si è fatta attendere la risposta dell'Intifada studentesca torinese: "Pensiamo sia completamente pretestuosa l’enfasi posta su questo evento, volta a mostrare gli e le occupanti come una minoranza estremista per destare paura e allarmismo nella comunità accademica giocando sull’islamofobia profondamente innestata nelle mentalità occidentali" scrivono in una nota stampa. 

"Rispediamo al mittente ogni tentativo di farci apparire ciò che non siamo, la verità è qui sotto gli occhi di chi ha voglia di guardare, Palazzo Nuovo è un’esperienza di lotta e boicottaggio aperta e vivace per tutti/e coloro che hanno a cuore la causa palestinese e di tutti i popoli oppressi, è una rottura con la violenza di un esistente che ci sta indirizzando progressivamente verso un orizzonte di guerra e distruzione sempre più tangibile e disumano. E’ dentro questa rottura che stiamo costruendo la nostra alternativa, partendo dal potere del sapere e dalla natura rivoluzionaria della gioventù, che oggi più che mai non ha nulla da perdere e tutto da conquistare". 

 

Francesco Capuano

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