Una storia di morte, amore, sesso, soldi e corruzione: tutto questo è Dragpennyopera, tratto da "The Beggar's Opera" (L'Opera del Mendicante) di John Gay. Lo spettacolo, portato sul palco dalle Nina's Drag Queens, andrà in scena giovedì 30 e venerdì 31 maggio al Teatro Colosseo, concludendo di fatto - nella prestigiosa location di via Madama Cristina - la stagione del Teatro Baretti, che le stesse Nina's avevano aperto lo scorso ottobre con Nina's Radio Night.
A fare la regia è proprio il direttore artistico della stagione del Baretti e storico membro della compagnia, Sax Nicosia, che racconta: "L'Opera del Mendicante è stata, nel 1728, la prima opera a parlare non di re e regine, di cavalieri o degli innamorati, ma della gente del popolo, dei bassifondi. I protagonisti sono i criminali, le prostitute, i mendicanti, i capi della polizia corrotti. L'opera mischiava le canzoni popolari con quelle a osteria e il successo è stato enorme. Come ci entrano le Nina's? Beh, la nostra poetica è proprio quella della musica popolare e quindi raccontiamo questa storia di corruzione, morte e alla fine redenzione utilizzando le canzoni (da Raffaella Carrà a Mina), cantate in playback e interpretate come prevede la filosofia delle Nina's".
Chi sono le Nina's?
"Il nostro è un collettivo artistico, di attori, danzatori e performers. Nel caso della Dragpennyopera ci sono in scena 5 personaggi femminili, tutti interpretati ovviamente da uomini. Quella di portare in scena le Drag è una scelta precisa, un dispositivo teatrale che ha uno scopo molto chiaro: la drag è una maschera moderna, un clown, aiuta l'interazione con il pubblico, che è continuo fino a diventare un gioco, e a dare una precisa impronta a quello che si porta in scena. Non c'è il rischio della retorica: a una Drag credi come credi a un clown".
Cosa dire di Dragpennyopera?
"E' uno spettacolo muscolare, potente, sontuoso, avvolgente e coinvolgente, con scenografie e costumi pazzeschi. Lo interpretiamo con il nostro solito stile eccentrico, che però stavolta si tinge di nero, sotto il segno di un umorismo amaro e politicamente scorretto. L'opera è infatti piena di comicità grottesca e ironia dissacrante, cabaret feroce e in un certo senso molto cattivo. Gli elementi sono canzoni in playback, coreografie, continui cambi di punto di vista, continui dentro-fuori dall’azione scenica".
Ci racconta la figura della Drag Queen?
"Come ho detto, lo straniamento della drag queen è dato dal suo essere una maschera postmoderna, e la libertà espressiva di cui gode in quanto maschera alza la posta in gioco, riporta il teatro a ciò che deve essere: il luogo dello scontro. Lo stesso playback è una menzogna assoluta, così assoluta da poter diventare, nel contesto di una drammaturgia che la include, una strana forma di verità".
INFO: Teatro Colosseo, via Madama Cristina 71, ore 21, tel. 011.6698034, www.teatrocolosseo.it