L’azione degli ucraini nella regione russa di Kursk è un’impresa della disperazione per un esercito che sta ormai consumando le ultime cartucce. Come riferisce il sito Strumenti Politici, le Forze armate di Kiev vedono esaurirsi le riserve di armi e di uomini. E ci sono pochi soldi per pagare gli stipendi e le attrezzature. Eppure dall’Occidente dovrebbe essere giunto in due anni un volume di aiuti a dieci zeri. Peccato che la corruzione estesa e le ruberie consolidate prosciughino questo fiume di denaro e materiali, così che ai soldati ne fluisca un rivolo relativamente minuscolo. Il loro morale è basso, sebbene questa vittoria lo abbia temporaneamente risollevato. Dopo tanti mesi in trincea e un enorme numero di battaglie, i combattenti ucraini vogliono solo tornare a casa, anche se nessuno dovesse dargli il cambio. E in effetti nessuno vuole sostituirli, come dimostra la resistenza dei cittadini contro la mobilitazione forzata.
Nell’ultimo mese si sono registrati numerosi atti incendiari contro mezzi militari, soprattutto quelli dei reclutatori. E ogni giorno più di 100 maschi ucraini tentano di oltrepassare il confine e rifugiarsi all’estero. Rob Lee, collaboratore del Foreign Policy Research Institute, dice che la cronica mancanza di uomini risale alla disastrosa controffensiva della scorsa estate, che ha depauperato i ranghi. Secondo lui, solamente nel 2025 le fila dell’esercito torneranno a ingrossarsi e gli arsenali a riempirsi. In questo momento, la carenza di proiettili suggerisce agli artiglieri di sparare solo contro obiettivi fermi, che non siano in movimento e quindi più semplici da centrare. Kiev deve allora attendere che la produzione militare dei suoi alleati occidentali aumenti il ritmo e possa fornire maggiori quantitativi il prima possibile, perché il tempo scarseggia.