Grandi progetti di ricerca internazionale che rispondono a domande di base, ma che un domani possono approdare sul mercato sotto forma di prodotti e servizi. Ha fatto tappa a Torino Big science Italia, il tour che precede il forum BSBF 2024, ospitato a Trieste a inizio ottobre per accendere i riflettori sulle grandi iniziative scientifiche e tecnologiche senza confini di Paesi. Industria e alta (altissima) tecnologia a contatto.
Il metodo è un po' quello dell'aerospazio e della Formula Uno: le aziende che vi prendono parte, lo fanno nella prospettiva di poter poi generare ricadute positive e accessibili a tutti i livelli, nella vita quotidiana.
Agenzia spaziale, nucleare e non solo
Dall'Agenzia spaziale europea al Cern, passando per Ess e Fusion for energy, che si occupa di nucleare. Sono dieci le maggiori organizzazioni internazionali che scandiscono un mercato da 10 miliardi di euro all'anno con le loro iniziative progettuali.
Nucleare, superconduttori, big data, aerospazio. I settori potenzialmente coinvolti sono molti e spesso con legami trasversali.
Per quanto riguarda le aziende torinesi, sono importanti le collaborazioni già in atto a progetti per la fusione nucleare, per produrre energia pulita e sostenibile: ne è un esempio il progetto Iter, con fornitura di tecnologie avanzate. Ma ci sono anche attività orientate alla fisica delle particelle e dell'astronomia. Per esempio collaborando con il Cern.
Gay: "A Torino e in Piemonte da sempre visioni di futuro"
"I valori dei contratti stipulati tra le aziende italiane e le organizzazioni del big science sono tra i più alti in assoluto e spesso non ne abbiamo percezione. Ma sono proprio questi tipi di ricerca e attività a trasformarsi poi in prodotti e servizi sui mercati", dice Marco Gay, presidente dell'Unione industriali di Torino.
"Sul nostro territorio c'è da sempre l'incontro tra ricerca, grandi tecnologie e visioni di futuro. Oggi guardiamo alle cose che potremo fare in futuro, spesso con capacità anche sartoriali. E questo crea opportunità anche per le piccole e medie imprese. Proprio il CeiPiemonte sarà presente con uno stand all'evento di Trieste, accogliendo le pmi che vorranno partecipare".
"La filiera è la capacità di fare sistema è la chiave fondamentale, per generare valore, coinvolgendo più forze possibili all'interno dell'indotto".
Unire le forze, anche dei piccoli
"L'idea a livello europeo è di unire le imprese per fare in modo che certe lavorazioni di pmi, per esempio che si occupano di saldature, possano partecioare a bandi e call internazionali analoghi - dice Paolo Acunzo, di BSBF 2024 -. Quindi si può spaziare dall'energia nucleare".
"La base sono 10 miliardi l'anno di progetti e gare d'appalto a livello europeo - aggiunge -, di cui ESA è il maggior contributore, ma non solo. Italia è tra i due Paesi che attirano più commesse, dopo la Francia e molto prima della Germania".
Fedriga: "Programmare nel medio periodo"
A fare gli onori di casa, in visto dell'appuntamento a Trieste, il governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. "Vogliamo individuare nuove opportunità non per un'azienda singola, ma per un intero sistema Paese. Una programmazione di medio-lungo periodo che va oltre la ricerca del singolo cliente o fornitore - dice -. Abbiamo grandi capacità, ma il deficit è la capacità di programmazione nel medio periodo, in termini di normalità. Non 10-15 mesi, ma 10-15 anni".
La storia di Delta Ti, dalla Fiat al nuovo nucleare
Delta Ti impianti è una piccola impresa quasi centenaria di Rivoli, che dopo aver lavorato nell'indotto Fiat ha voluto internazionalizzare la loro realtà, entrando nei circuiti Big Science.
"Si entra in un mondo connesso in cui puoi realizzare e contribuire a grandi opere con finalità future inimmaginabili - racconta l'ad Giorgio Biginelli -: da 10 anni operiamo nel mondo della fusione nucleare, che rappresenta il futuro dei nostri nipoti. Ma collaboriamo anche con il Cern. Noi siamo sarti e, così come i vestiti, possiamo anche occuparci di tende".
"Si parla di contratti e accordi pluriennali - aggiunge - e si tratta di attività in cui bisogna credere e investire. Ora siamo in un momento migliore, ma in un momento difficile come quello del Covid siamo riusciti ad assumere lo stesso del personale, anche in collaborazione con l'Università, per fare ricerca ed esperimenti. Oggi siamo circa un centinaio, ma come personale siamo cresciuti di quasi il 100%".
"Oggi si parla di fusione e non più di fissione, su cui si era pronunciato il referendum e su cui sono d'accordo. La differenza va spiegata, anche a livello politico".