Economia e lavoro - 06 maggio 2025, 06:50

Automotive, innovare per (r)esistere. Il Piemonte perde i pezzi: il 6,3% delle aziende pensa di abbandonare la filiera

Secondo l'ultimo studio di Motus-E e Università Ca' Foscari, si prevedono impatti anche sull'occupazione per chi non investirà in innovazione verso l'elettrico

La filiera dell'automotive rischia di perdere alcuni pezzi

La filiera dell'automotive rischia di perdere alcuni pezzi

La filiera dell'automotive torinese (e piemontese) rischia di perdere i pezzi. Lo dice l'ultima edizione dell'Osservatorio sulle Trasformazioni dell'ecosistema automotive italiano promosso da Motus-E e Università Ca' Foscari di Venezia. 
I dati, presentati questo pomeriggio al Grattacielo della Regione, mostrano come da qui al 2027 il 29,3% delle aziende piemontesi intendono sviluppare nuovi prodotti per la filiera dell'auto, una cifra simile a quella della Lombardia, anche se inferiore al dato nazionale (31%). Sono invece il 18,2% quelle che apporteranno innovazioni nei processi. 
Ma preoccupa di più quel 52,1% che dice il contrario: non investirà in nuovi prodotti in questo triennio. Molti di più che nel resto d'Italia (48,1%). Mentre il 57,7% non farà cambiamenti nei processi.

Chi investe (e chi no)
Tra coloro che intendono investire, il 66,7% delle imprese piemontesi lo farà in componenti che non si differenziano tra le diverse tipologie di auto. Mentre il 6,2% lo farà in ingegneria e design, il 3,4% in software. Il 10% sarà legato a modelli a combustione interna (benzina o diesel), mentre il 13,7% in auto elettriche.

Chi abbandona la filiera
Ma l'aspetto che forse spaventa di più è quello dei rischi legati a questa variazione rivoluzionaria nel mondo a quattro ruote: sono addirittura il 6,3% le aziende che pensano di abbandonare la filiera, in seguito alla transizione. Mentre sono il 9,4% coloro che ritengono che con questa transizione diventerà obsoleta la totalità dei prodotti.

Tra coloro che intendono abbandonare il settore, il 50% è rappresentato da micro imprese, il 45% è un fornitore e il 35% opera nell'aftermarket (ricambi e manutenzione, insomma).

Effetti sui posti di lavoro
Gli effetti sull'occupazione sono una conseguenza quasi automatica: si prevedono cali del 5,4% tra coloro che non investiranno e del 2% tra coloro che non investiranno in innovazioni legate all'elettrico.
Andamento opposto, invece, tra coloro che contano di investire: si stima una crescita dell'occupazione del 2,3% tra chi si orienterà verso i nuovi parametri produttivi.

"L'indagine conferma che le imprese più innovative affrontano meglio la transizione dell’automotive - ha detto Andrea Tronzano, assessore regionale alle Attività produttive - In questa ottica, c'è il sostegno della Regione verso questa evoluzione, attraverso misure concrete su innovazione, accesso al credito, formazione e attrazione di investimenti, identificate con l’obiettivo di rafforzare la filiera, incentivare l’occupazione e garantire competitività al sistema produttivo piemontese".

Massimiliano Sciullo

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU