Economia e lavoro - 08 maggio 2025, 17:40

Dazi e bollette da pazzi: le piccole e medie imprese torinesi vedono ancora nero

Leggero miglioramento del clima di fiducia che però resta ampiamente sotto il livello dello zero. Cellino (Api Torino): “Servono misure eccezionali”

Dazi e bollette da pazzi: le piccole e medie imprese vedono ancora nero

Dazi e bollette da pazzi: le piccole e medie imprese vedono ancora nero

Costi alle stelle, soprattutto per l’energia e la spada di Damocle dei dazi firmati Trump. Sono mesi di incertezza per le piccole e medie imprese torinesi. E l’incertezza è da sempre la compagna di viaggio peggiore per chi fa business.

Piccoli miglioramenti, ma nessuna illusione 

La conferma arriva dall’ultima indagine di Api Torino, che rispecchia tutte le difficoltà del caso “Stiamo vivendo un periodo caratterizzato da una grande incertezza: registriamo comunque segnali positivi anche se il momento è estremamente complesso - dice Fabrizio Cellino, presidente di Api Torino - Il leggero miglioramento di alcuni risultati non deve però trarre in inganno: le imprese si trovano in condizioni negative eccezionali per le quali occorrono strumenti altrettanto eccezionali di intervento. Alcune politiche industriali vanno nella direzione giusta, ma, da tempo, chiediamo un nuovo PNRR così come decise moratorie da parte del sistema del credito e un sostegno delle istituzioni per il miglioramento delle condizioni di competitività del territorio e del Paese”.

Tregua e attesa

E i numeri sono uno specchio piuttosto fedele della situazione. “Dopo la brusca frenata degli ultimi mesi, i nuovi dati relativi alle previsioni sul primo semestre 2025 segnano una sorta di tregua - sottolinea Fabio Schena, responsabile dell’Ufficio Studi di Api - i saldi restano ancora ampiamente negativi, ma meno di quanto atteso a fine 2024, lasciando intravedere un allentamento delle tensioni per la manifattura, che speriamo venga confermato già nei prossimi mesi”. 

Resta fortemente negativo il grado di fiducia degli imprenditori che passa però dal -28,1% di dicembre 2024 all’attuale -23,6%. Maggiori difficoltà emergono per le imprese fino a 9 dipendenti (che segnano un saldo “Ottimisti-Pessimisti” pari a -34%) e per le molte imprese manifatturiere che operano nella metallurgia e lavorano prodotti in metallo il cui indice di fiducia crolla al -42,6%.

Le aspettative sull’andamento dei principali indicatori congiunturali – dice ancora Schena - permangono negative, senza significativi scostamenti rispetto alle attese formulate a dicembre 2024; le previsioni su produzione e ordini sono in recupero, ma ancora ampiamente negative: saldo produzione: -31,8%, saldo ordini: -22,7%, saldo fatturato: -29%”.

In calo pure il dato sugli investimenti, che diminuisce da circa un anno e mezzo. Anche nella prima parte del 2025 la propensione ad investire si conferma essere debole: solo il 49,4% degli imprenditori ha effettuato, oppure prevede di effettuare entro giugno 2025, nuovi investimenti. Aumenta però la percentuale di investimenti rilevanti; nel 19,9% dei casi gli investimenti realizzati, o in programma, sono considerati economicamente rilevanti, in miglioramento rispetto alle precedenti rilevazioni: il 15,4% a dicembre 2024 e il 18% a giugno 2024.

Lavoro ed energia 

Criticità sul fronte dell’occupazione e dell’energia. Il 24,1% delle imprese dichiara di prevedere il ricorso agli ammortizzatori sociali entro giugno, con picchi del 31,5% per le imprese manifatturiere che operano nell’indotto dell’automotive. Circa il costo dell’energia, il 79,1% degli imprenditori ne denuncia un incremento rispetto al 2024.

Leggermente meglio, invece, va il portafoglio ordini che si sposta su una durata meno ridotta di quella indicata a fine anno. Il grado di saturazione degli impianti si attesta al 62,9%; ma aumentano le difficoltà ad incassare: il 36,7% delle aziende segnala crediti scaduti da almeno due mesi.

Massimiliano Sciullo

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