Una versione della manifestazione ‘7 ponti resistenti’ alla portata di tutti. ‘Pietà l’è morta’ è uno spettacolo che vuole portare alla luce gli avvenimenti legati all’eccidio di Castelnuovo di Pinasca del 10 maggio 1944, quando vennero fucilati dodici giovani della banda della Cattolica.
Costituitasi a Cumiana, intorno alla figura di Silvio Geuna, nell’autunno del 1943, la banda era formata in prevalenza da giovani dell’Azione Cattolica, che avevano scelto di non usare le armi, ma soprattutto di non stare dalla parte delle forze nazifasciste. Essi trovarono rifugio sulle alture che sovrastano Pinasca, alle Miande ’d Giors, nel vallone di Gran Dubbione, dove tennero contatti con le altre bande, impegnandosi in compiti di controllo e informazione, con l’obiettivo di segnalare gli spostamenti delle truppe nemiche.
“Andando a riproporre quel pezzo di memoria, abbiamo scelto di rappresentare l’episodio più cruento avvenuto sul nostro territorio e che spesso non viene ricordato nelle celebrazioni del 25 aprile, probabilmente proprio perché era una banda atipica, che rifiutava la lotta armata – spiega Loredana Prot, che si occupa della scenografia e della regia del gruppo Costruire Cantando –. Sicuramente questi giovani arrivavano dalla città e non erano abituati alla vita in montagna. Sembra che alcuni fossero figli di famiglie abbienti, che pensavano di poter sopravvivere indenni a questo momento. Altri, visto che appartenevano ad Azione Cattolica, erano credenti e quindi a maggior ragione per loro imbracciare le armi era qualcosa che andava contro la loro coscienza, i loro principi di fondo”.
Questa condotta non li salvò dalla furia nazifascista durante il primo rastrellamento che coinvolse la Val Chisone e la Val Sangone, conosciuto come ‘Operazione Habicht’: “Qualcuno li ha definiti semplici ‘resistenti alla leva’, ma dal mio punto di vista dei semplici resistenti alla leva messi di fronte a una scelta come ‘passa dalla nostra parte o ti uccidiamo’ probabilmente ci avrebbero pensato un attimo perché era in gioco la loro vita. Invece loro non hanno mai rinnegato nulla, neanche quando sono stati catturati e portati a Perosa, al convitto dove si era stabilito il comando tedesco, prima di essere fucilati”.
A margine di questa vicenda, nella rappresentazione verranno riportate delle testimonianze del rastrellamento. La prima è quella di Silvio Martoglio, che era diventato amico della Banda, riuscendo a salvare due di loro. Altra fonte importante per la realizzazione è stato il diario di don Bessone, il parroco di Gran Dubbione che accoglieva questi giovani e collaborava con la Resistenza esponendosi molto: “Lo spettacolo che abbiamo organizzato è una prosecuzione della manifestazione ‘7 ponti resistenti’ che facciamo lungo il vallone del Gran Dubbione e che implica che le persone siano in grado di affrontare i sentieri proposti. Quest’anno, in occasione degli ottant’anni della Liberazione, abbiamo pensato anche a qualcosa che fosse adatto a tutti. Non è sicuramente uno spettacolo retorico, ti pone davanti a molti interrogativi. Tu che scelta avresti fatto? Chi erano questi giovani? Era gente che ci credeva davvero? Mi dispiace tantissimo non poter dare un nome a ognuno di loro, perché non tutti sono stati identificati”.
La narrazione sarà intervallata da brani musicali, alcuni tratti dalla tradizione e altri che rimandano a riflessioni sul presente: “Oggi come oggi è importantissimo non solo che ci sia la conservazione della memoria, ma anche qualcosa che ci riporti all’oggi e al dover difendere la nostra democrazia. I brani cantati, che sono un po’ la nostra forza più ancora della recitazione, ci riportano a questo”, conclude Prot.
Lo spettacolo si terrà domani, sabato 10 maggio, alle 21, nel Salone Polivalente di Pinasca, in via De Amicis 2. L’ingresso è libero.