Economia e lavoro - 12 maggio 2025, 09:45

Cinghiali, Coldiretti Piemonte: "Oltre 600mila euro di danni alle coltivazioni del Torinese"

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Cinghiali, Coldiretti Piemonte: "Oltre 600mila euro di danni alle coltivazioni del Torinese"


Ammontano a 404mila 748 euro i danni da fauna selvatica liquidati dalla Regione per buona parte del territorio torinese mentre per l’intero Piemonte la cifra sale a 3 milioni 909mila euro. A lanciare l'allarme è la Coldiretti Piemonte. "Si tratta della liquidazione dei danni all’agricoltura, ma anche dei costi di recinzioni di protezione e dei costi delle perizie, per l’anno 2023 erogate per il Torinese e le altre Province.

Ma tra acconti e saldo i danni effettivi per il Torinese i danni ammontano a 605mila 410 euro, mentre per l’intero Piemonte ammontano a 4milioni 394mila 740 euro.

Alla Città Metropolitana di Torino vanno 118mila 127 euro. Agli enti di gestione della fauna e dell’attività venatoria del Torinese vanno 286mila 661 euro. Gli importi più alti riguardano L’eporediese (ATC TO1) e il Basso Canavese (ATC TO2), mentre per le zone di montagna i danni maggiori vengono rimborsati nei territori delle valli Orco, Soana e Chiusella (CA TO5) e Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone. Ma mancano all’appello ben 3 ATC (TO3, TO4, TO5) per i ritardi nelle comunicazioni di propria competenza.

I danni accertati e riconosciuti per l’anno 2024 (ma non ancora liquidati) ammontano a 570mila 642 euro per la Città Metropolitana di Torino mentre per l’intero Piemonte si arriva a 4milioni 502mila 611 euro.

Le superfici danneggiate sono enormi. Nel 2023 sono andati persi 8.695 ettari di coltivazioni nella Città metropolitana di Torino e 34mila 433 ettari nell’intero Piemonte. Nel 2024 si registrano danni su 7.548 ettari nel Torinese e 29mila 162 in Piemonte. Le colture più danneggiate risultano tutti i seminativi con prevalenza del mais poi prati e pascoli.

I danni maggiori si riscontrano all’interno del Parchi e delle zone di divieto di caccia. Sono causati perlopiù da cinghiale, seguono caprioli e cervi, poi corvidi.

Sono cifre che chiariscono meglio di qualunque altro dato l’entità dei costi collettivi della mancata gestione del cinghiale e degli altri ungulati in un momento storico in cui è sempre più necessaria la certezza di una sufficiente produzione agricola di prossimità lontana dalle speculazioni dei mercati agricoli mondiali".

I rimborsi con soldi pubblici sono dovuti perché la fauna selvatica è “patrimonio indisponibile dello Stato”. Sono quindi le Regioni (delegate dallo Stato) a dover pagare i danni di questa “proprietà dello Stato”.

"I nostri agricoltori non vogliono dipendere dai rimborsi. Vogliono l’eliminazione del problema – è il commento amaro del presidente di Coldiretti Torino e vicepresidente regionale, Bruno Mecca Cici – Troppo spesso sembra che il costo dell’impatto della fauna selvatica che impatta sulle attività agricole sia un problema che riguarda una categoria ristretta.  Ma quando leggiamo le somme liquidate dall’Amministrazione regionale, come cittadini oltre che come agricoltori, ci rendiamo conto di quanto la cattiva gestione della fauna selvatica impatti sulla spesa pubblica. I torinesi e i piemontesi devono rendersi conto di qual è il costo per la collettività del mancato controllo dei cinghiali e degli altri animali che distruggono le coltivazioni".

Ma intanto, sugli abbattimenti dei cinghiali i dati sono ancora lontani dagli obiettivi minimi per contenere davvero i danni e l’epidemia di PSA. Secondo i dati regionali, nel 2024 in provincia di Torino sono stati abbattuti 8.536 cinghiali sia durante le attività di caccia che in quelle di “controllo” che comprendono l’autodifesa degli agricoltori e l’utilizzo di gabbie e recinti. Sempre nel 2024, in Piemonte, sono stati abbattuti 32.405 cinghiali.

"Siamo di fronte a numeri ancora del tutto insufficienti. Avevamo convenuto che un numero accettabile di abbattimenti avrebbe dovuto attestarsi a 50mila in tutto il Piemonte di cui almeno 15mila nella sola provincia di Torino. In particolare serve uno sforzo molto più importante da parte dei Parchi. Non è possibile che nelle aree protette piemontesi siano stati abbattuti nel 2024 solo 2.529 cinghiali. Numeri così bassi sono intollerabili di fronte alla continua segnalazione di danni alle colture che arrivano ai nostri uffici soprattutto dalle aziende agricole comprese nelle aree protette"».

comunicato stampa

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