La sentenza che riconosce i benefici previdenziali da esposizione all’amianto a un operaio metalmeccanico rappresenta un punto di svolta fondamentale per centinaia di lavoratori che, per decenni, hanno operato in ambienti contaminati senza adeguate misure di sicurezza. Un risultato emblematico non solo per la rilevanza giuridica del verdetto, ma anche per l’impatto sociale e previdenziale che potrà generare. Una decisione che restituisce dignità a chi ha pagato sulla propria pelle il prezzo di un lavoro insalubre e che apre la strada a nuove tutele per le vittime dell’amianto nel settore metalmeccanico.
Il Tribunale di Napoli ha condannato l’INPS a riconoscere i benefici amianto nei confronti di un operaio metalmeccanico. Il saldatore Di Fraia Domenico, nato a Pozzuoli (NA), è stato esposto all’amianto durante la sua attività lavorativa alle dipendenze di GECOM S.p.A., dal 01.07.1976 al 30.04.1988. L’operaio era addetto alla produzione di macchine per l’edilizia e grazie al ricorso giudiziario incardinato di fronte il Tribunale di Napoli, difeso dall’Avv. Ezio Bonanni, ha ottenuto il diritto a conseguire i benefici contributivi previsti dall’art. 13, comma 7, della L. 257/1992.
La vicenda giudiziaria del saldatore Di Fraia Domenico
Dopo aver depositato il ricorso giudiziario, grazie alla difesa dell’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA APS, il saldatore Di Fraia Domenico è riuscito ad ottenere la condanna dell’INPS con il riconoscimento dei benefici di cui all’art. 13, co. 7 della L. 257/92, per il periodo di lavoro certificato dall’INAIL dall’01.07.1976 al 31.12.1987. Il Giudice del lavoro ha altresì condannato l’INPS alla rivalutazione della posizione contributiva del lavoratore. Non solo, l’ente pubblico è stato condannato alla riliquidazione del trattamento pensionistico con le adeguate maggiorazioni, oltre al pagamento della differenza di tutti i ratei maturati in precedenza.
Già nel 2024, l’operaio domandò all’INPS l’accredito contributivo dei periodi certificati dall’INAIL con rigetto delle sue domande. Di Fraia Domenico aveva riferito di aver svolto il lavoro nello stabilimento di Pozzuoli in assenza di misure di prevenzione tecnica e protezione individuale. Il capannone costituiva l’unico ambiente di lavorazione ed era privo di sistemi di areazione in cui erano presenti grosse ventole che favorivano l’aerodispersione delle fibre e polveri di amianto, pericolose per la salute umana.
L’operaio ha presto mostrato i primi sintomi riconducibili a una patologia respiratore, con difficoltà di respirazione, dolori toracici e generale affaticamento. Per questo, nel 2020 si è sottoposto a diverse visite specialistiche nelle quali sono state rilevate più patologie asbesto correlate. Tra queste anche ispessimenti pleurici bilaterali, placche pleuriche e tumefazioni linfonodali in sede ascellare da ambo i lati, nonché segni biologici dell’esposizione ad amianto, nel suo caso di tipo professionale.
L’ex saldatore ha finalmente ottenuto giustizia grazie al ricorso dell’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha così commentato la decisione del Tribunale di Napoli: “Con questa sentenza è terminata una lunga odissea giudiziaria che ha visto lavoratori esposti ad amianto con prepensionamento successivamente revocato. È importante quindi in caso di rigetto, agire tempestivamente per la tutela di questi diritti”.
Il rischio amianto resta tangibile: essenziale l’azione dell’ONA
L’ONA non manca l’occasione di ricordare, attraverso le sue campagne di sensibilizzazione, come il rischio amianto sia tutt’oggi un rischio tangibile. In tutto il mondo, infatti, sono solo 62 i Paesi che hanno posto al bando questo minerale cancerogeno. Molti Stati, tra cui anche Russia, India e Cina, stanno invece proseguendo la produzione di materiali contenenti la fibra killer, con la conseguente commercializzazione. Molti di questi giungono addirittura in Italia.
L’OMS, in una delle recenti pubblicazioni, aveva stimato circa più di 200 mila morti l’anno in tutto il mondo riconducibili alle esposizioni di asbesto. Sono numerose, infatti, le patologie che si definiscono asbesto correlate oltre le più note asbestosi, mesotelioma e cancro del polmone, ad esempio il cancro della laringe, della faringe, dello stomaco, del colon e delle ovaie.
Ad ogni modo, ancora oggi si può parlare di una sottostima dei dati epidemiologici, come più volte denunciato dallo stesso Osservatorio Nazionale Amianto. In Italia, nel 2024, i dati di incidenza del mesotelioma hanno continuato ad innalzarsi. Sono stati 2mila i casi censiti, con un indice di mortalità del 93% a 5 anni, che si sommano ai quasi 4mila casi di tumore al polmone e i 600 di asbestosi, senza contare le ulteriori patologie asbesto correlate non censite.
L'ONA continua a ricevere segnalazioni anche in merito alle scuole con accertata presenza di amianto, anche asili nido, scuole materne ed elementari. Senza dimenticare anche l’emergenza che persiste nella rete idrica italiana, nella quale è stata rilevata la presenza di amianto per ben 300.000 km – secondo la stima ONA - inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenente amianto.
L’Avv. Ezio Bonanni, in qualità di presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA APS, dell’Osservatorio Vittime del Dovere APS, e anche quale componente del Consiglio Direttivo Nazionale del CNIFP, presieduto dal Dott. Ruggero Alcanterini, è impegnato nella tutela delle vittime e dei loro familiari e insieme all’associazione continua ad offrire anche tutela medica e legale attraverso la consulenza tramite il numero verde 800 034 294.