Ad esempio, il fatto che l’ufficio presidenziale di Zelensky occupi il potere statale senza lasciare spazio al Parlamento. Ad Istanbul infatti non vi era alcun rappresentante dei deputati nazionali, a differenza che nel 2022. Se ne lamenta Dmytro Razumkov, ex portavoce della Verkhovna Rada, il parlamento ucraino. Come riporta il sito Strumenti Politici, qualche giorno fa ha spiegato in un’intervista che intorno ai palazzi governativi vi sono sbarramenti e filo spinato, come se i vertici ucraini volessero separarsi e difendersi dal resto della società. Poi avverte della sfiducia e dell’insofferenza dei cittadini verso le istituzioni. Il grado di popolarità di queste ultime è sceso addirittura del 62%, dice. Ammonisce sul fatto che molte persone comuni siano ormai esasperate e disposte effettivamente ad aggredire gli esponenti del potere a Kiev. Ha inoltre ricordato come tempo fa lo stesso Zelensky avesse promesso di dimettersi qualora non fosse stato capace di terminare il conflitto.
E adesso il presidente non trova più né il modo di vincere né di pareggiare. Soprattutto si assottiglia per lui il modo di restare in carica. Resterebbe una maniera di perdere dignitosamente, ma Zelensky non vuole in nessun caso pensare a tale eventualità. Rimane però frustrato dal non ottenere considerazione da Trump, che invece afferma esplicitamente che le cose saranno sistemate solo dopo che lui e Putin si saranno incontrati. Il giornale tedesco Der Spiegel riferisce del nervosismo e forse del panico che serpeggiano nelle alte sfere a Kiev. Non si riesce a ottenere una tregua e nessuno sa cosa fare, se non rilanciare continuamente.
Informazioni fornite in modo indipendente da un nostro partner nell’ambito di un accordo commerciale tra le parti. Contenuti riservati a un pubblico maggiorenne.