Cronaca - 19 maggio 2025, 11:06

Detenuto si impicca in carcere a Torino, i sindacati: "Ennesimo episodio doloroso"

Santilli (Sappe): "La questione del disagio psichico e del rischio suicidario all’interno degli istituti penitenziari rappresenta una vera emergenza nazionale". Beneduci (Osapp): "Purtroppo il contesto è devastato e devastante. Serve un intervento della politica"

Detenuto si impicca in carcere a Torino, i sindacati: "Ennesimo episodio doloroso"

A Torino, nella Casa circondariale Lorusso Cutugno, un detenuto marocchino, nato nel 1983 ed arrestato tra sabato e domenica per resistenza oltraggio e lesioni, si è suicidato. A dare la notizia è Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

L'uomo già noto alle forze dell'ordine

L'uomo era già noto alle forze dell'ordine e si sarebbe impiccato utilizzando dei lacci. Intorno alle 6 di mattina è stato trovato al Padiglione B dagli Agenti di servizio. Immediatamente giunto il 118 ha accertato la morte.

"Esprimiamo innanzitutto il nostro profondo cordoglio per la perdita di una vita umana", commenta il sindacalista. "È sempre doloroso, per chi lavora nel mondo penitenziario, trovarsi di fronte a simili tragedie che lasciano un senso di impotenza e di profonda amarezza. Ma ancora una volta, siamo costretti a sottolineare quanto la questione del disagio psichico e del rischio suicidario all’interno degli istituti penitenziari rappresenti una vera emergenza nazionale. La Polizia Penitenziaria, pur con abnegazione e professionalità, continua a operare in condizioni di costante tensione, spesso in solitudine operativa e senza gli strumenti idonei per affrontare adeguatamente situazioni così complesse".

La rabbia dei sindacati di Polizia

Santilli ricorda che il SAPPE "ha più volte richiamato l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di potenziare i servizi di assistenza psicologica, rafforzare l’organico, migliorare la formazione specifica e garantire presìdi adeguati alla prevenzione dei gesti autolesivi. Non possiamo più limitarci alla conta delle tragedie. Occorre un cambio di passo concreto e immediato: non si può parlare di sistema penitenziario senza tutelare realmente la dignità e la sicurezza, tanto dei detenuti quanto del personale che ogni giorno vi lavora", conclude.

"Questo ulteriore suicidio avvenuto nel carcere di Torino deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale di Polizia Penitenziaria", commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE. "Questi drammatici eventi, oltre a costituire una sconfitta per lo Stato, segnano profondamente i nostri Agenti che devono intervenire", prosegue. "Si tratta spesso di agenti giovani, lasciati da soli nelle sezioni detentive, per la mancanza di personale. Il suicidio rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Servirebbero anche più psicologi e psichiatri, vista l’alta presenza di malati con disagio psichiatrico. Spesso, anche i detenuti, nel corso della detenzione, ricevono notizie che riguardano situazioni personali che possono indurli a gesti estremi".

"Trentunesimo morto in carcere per suicidio del 2025, questa volta a Torino", commenta invece il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci. "Varie le cause, tra cui l'effetto porte girevoli: il detenuto in questione sarebbe potuto essere scarcerato proprio oggi, perché mancava la convalida dell'arresto. Il problema resta però l'organico delle carceri, che è in diminuzione nonostante l'aumento dei detenuti: in queste condizioni, il lavoro degli agenti penitenziari è difficilissimo. Il contesto locale torinese, poi, è devastato e devastante: a rischio è la salute stessa dei detenuti".

Ravinale (AVS): "Basta morti in carcere"

"La drammatica notizia del suicidio nel carcere di Torino di un uomo di 42 anni è tristemente emblematica del corto circuito della propaganda securitaria per “risolvere il problema delle periferie” - attacca la consigliera regionale di AVS Alice Ravinale - Così si ripropone un altro tema, troppo sottovalutato: e cioè la discriminazione nei confronti delle persone straniere, che hanno un tasso di misure cautelari ben più alto delle media (43% rispetto al 31%, dati CILD).

"Anche i sindacati di polizia penitenziaria, esprimendo il loro cordoglio, ribadiscono poi che la questione della salute mentale è sempre più centrale per la tenuta del carcere: quale assistenza psicologica e quale sorveglianza vi è stata sull’uomo che si è tolto la vita per verificare che la detenzione avvenisse in condizioni di sicurezza? Ricordiamo che nel 2024 i suicidi sono stati oltre 90, uno ogni quattro giorni. Continuiamo a ripeterlo: al disagio sociale non si può rispondere con il carcere", ha concluso Ravinale.

comunicato stampa

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