Sanità - 21 maggio 2025, 17:22

"Una famiglia piemontese su 10 non si cura perché non ha i soldi": riprende fiato il referendum regionale per la Sanità pubblica

Dopo aver raccolto 5000 firme per la proposta popolare, il Comitato promotore attende l'ok dal Consiglio regionale per la consultazione che vuole fermare l'arrembaggio del Privato. "La palla passa alla politica: non sprechino l'occasione di avere la gente al proprio fianco"

Medici e infermieri sono in allarme per il servizio pubblico

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Una famiglia piemontese su 10 rinuncia a curarsi per problemi economici, oppure per le liste d'attesa che non danno spiragli. Molto peggio che nel resto d’Italia (dove questa fetta di popolazione rappresenta circa il 7,6%). Sono i dati forniti da Chiara Rivetti, segretaria generale di Anaao Assomed Piemonte, oggi che il primo passo verso un referendum regionale a difesa della Sanità pubblica sembra essere compiuto.

Nel frattempo, nei pronto soccorso si moltiplicano situazioni di difficoltà “ai limiti dell’immaginabile”, mentre l’estate porta addirittura  alla necessità di chiudere alcuni reparti per garantire le ferie del personale, come raccontano Davide Tacconella per Nursing up e Francesco Malara per Opi Torino.

Comitato promotore pro refedendum

Insomma: una Sanità piemontese che mostra uno stato di salute non buono, anzi. E proprio le tre rappresentanze di categoria, riuniti in un Comitato promotore insieme all'Ordine dei medici di Torino e alla Cgil Piemonte, stanno spingendo da mesi per chiamare alle urne i cittadini. Con un referendum, appunto, che ponga un argine all'avanzata della Sanità privata. Alla fine di marzo sono state raccolte (in solo due settimane) oltre 5000 firme per avanzare la richiesta di consultazione popolare. Nel mirino, una legge regionale del 2012 che regola proprio la compartecipazione tra pubblico e privato nel settore sanitario. 

Forte delle 5000 firme (dieci volte il necessario) la proposta è stata accolta dalla Commissione di garanzia del Consiglio regionale. Ma ora c’è un altro tratto di strada da percorrere: un passaggio politico che arriverà - mancando l'unanimità in Ufficio di Presidenza - al Consiglio regionale per l'ok definitivo: una riunione calendarizzata il prossimo 3 giugno. Questione di settimane, insomma. Poi si saprà. E in caso di semaforo verde, serviranno altre 60mila firme entro settembre perché il quesito sia sottoposto davvero al voto popolare. Molto probabilmente nel 2026. 
 

"Crediamo nella Sanità pubblica"

Un traguardo che non spaventa il Comitato promotore. “Siamo partiti da un elemento specifico, ma abbiamo poi allargato il discorso all’intero sistema sanitario pubblico del Piemonte, rispetto a quello privato. Siamo di fronte a una totale inconsistenza del pubblico, che spinge l’utenza dal privato non per scelta, ma perché non c’è alternativa”, dice il presidente dell’ordine dei medici, Guido Giustetto. "Ma non è l'unico problema: tutti attendiamo l’audizione per il nuovo Piano sociosanitario, anche se non abbiamo ancora capito esattamente di cosa si tratti. E se Città della Salute deve essere un esempio della collaborazione tra pubblico e privato, non siamo ben messi”, conclude.

Crediamo fermamente nella Sanità pubblica e il pronto soccorso è il termometro della situazione - aggiungono ancora Tacconella e Malara - Mancano medici negli ospedali, figuriamoci se c’è personale per far funzionare le Case della salute. Per ora sono scatole vuote”.

Occasione per la politica

E Giorgio Airaudo, segretario regionale della Cgil, sottolinea. "Vogliamo dare un'indicazione chiara, alla politica. E al tempo stesso offrire loro un'occasione". “Siamo arrivati al referendum per mandare un messaggio potente, al di là dei colori dei partiti - prosegue Airaudo - Sapere di avere al proprio fianco la popolazione piemontese può rendere meno difficile sfidare bilanci e piani di rientro. Abbiamo avuto incontri con alcuni delle forze politiche: non solo l'opposizione, ma anche Fratelli d'Italia e la lista civica a sostegno del presidente Cirio. Ora la palla sta a loro: noi pensiamo di offrire una grande occasione alla politica per ribadire la prevalenza della sanità pubblica, spingendosi anche a chidere più risorse al governo”.

Prime risposte dalla politica

Intanto, dal mondo politico, arrivano già i primi sostegni all'iniziativa. "Considerando fondamentale l’espressione democratica dei piemontesi su un tema così cruciale come la sanità pubblica, noi rappresentanti della minoranza in Ufficio di Presidenza abbiamo espresso voto favorevole, mentre il Presidente del Consiglio Regionale e i 3 componenti di maggioranza hanno optato per l’astensione, mandando così la discussione in aula martedì 3 giugno", dicono Domenico Ravetti, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e Valentina Cera, consigliera segretaria ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Piemonte.

"Crediamo che il parere positivo, dato dai garanti sull’ammissibilità del quesito, vada tenuto in grande considerazione per poter dare voce direttamente a cittadine e cittadini piemontesi, che hanno diritto di esprimersi su una questione che incide fortemente sulle loro vite.  Nella discussione in aula porteremo le nostre posizioni, da sempre favorevoli ad una sanità pubblica adeguatamente finanziata, che sia servizio accessibile, diffuso e di qualità nella nostra Regione", hanno concluso Ravetti e Cera.

"Stupisce che dopo che il presidente Cirio si era espresso a favore del referendum - "quanto si tratta di difendere la sanità pubblica, non diremo mai un no" la sua dichiarazione - oggi i componenti di maggioranza dell'ufficio di presidenza del Consiglio Regionale abbiano deciso di non decidere sull'ammissibilità del quesito proposto dal Comitato per il Diritto alla Tutela della Salute e alle Cure e già sottoscritto da oltre 5.000 piemontesi, rimandando il voto all'aula e diminuendo con ciò il tempo a disposizione dei promotori per la raccolta delle firme", aggiungono i capogruppo d'opposizione Gianna Pentenero (Pd), Alice Ravinale (AVS), Sarah Disabato (M5S) e Vittoria Nallo (Sue). "Chiederemo come capogruppo che la discussione in Consiglio per dare il via libera al referendum, che ha già ricevuto parere tecnico positivo, avvenga il prima possibile: per noi è fondamentale dare ai cittadini la possibilità di esprimersi sull'abrogazione della L.R. 1/2012, per fermare la privatizzazione della sanità piemontese, e ci aspettiamo che anche la maggioranza non ostacoli questo percorso di partecipazione".

Massimiliano Sciullo

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