Attualità - 25 maggio 2025, 15:24

Il falò valdese di Stallè ‘brucia’ nella corte del Castello Aragonese di Otranto

È uno dei soggetti della ricerca fotografica di Giulia Ticozzi che nel 2023 raggiunse la Val Pellice con la sua macchina fotografica basata sulla tecnologia ottocentesca

Il falò valdese di Stallè ‘brucia’ nella corte del Castello Aragonese di Otranto

Il falò delle libertà valdesi di Stallè ‘brucia’ nella corte del Castello Aragonese di Otranto fino al 29 giugno. Stampato in grande formato, infatti, è uno dei soggetti del progetto fotografico ‘Fuochi’ della milanese Giulia Ticozzi in mostra per Fase (Festival di arti visive a sud est). Ticozzi, coordinatrice del corso di fotografia Ied di Torino, da anni gira l’Italia del Nord con il suo ‘banco ottico’ – una macchina fotografica degli anni Novanta ma con tecnologia ottocentesca – per immortalare i falò tradizionali e indagare sulle comunità locali partendo proprio dall’architettura del fuoco.

La fotografa ottocentesca

Qualcuno se la ricorda nella notte del 16 febbraio 2023 quando, con la testa coperta dal telo che nasconde anche la parte anteriore del suo ‘banco ottico’, Ticozzi infilava i fogli di pellicola da 10x15 centimetri nella macchina e poi premeva il filo per scattare. Non più di quattro scatti per ogni falò, ma ben studiati, in modo da raccontare attraverso il fuoco qualcosa sull’identità del luogo. “Il falò di Stallè fu proprio uno dei primi del mio progetto ‘Fuochi’. Da anni volevo visitare le Valli valdesi e colsi così l’occasione” racconta la fotografa. Dopo due anni di ricerche e di viaggi alla scoperta delle tradizioni, ora il falò della chiesa valdese di Angrogna e di Luserna San Giovanni è esposto a Otranto in buona compagnia: “C’è ad esempio la Giubiana da Canz di Canzo, in provincia di Como, dove ad essere bruciato a fine gennaio è un fantoccio antropomorfo di paglia e stracci che simboleggia l’eliminazione di tutto ciò che è vecchio” spiega. 

Da Stallè a Passo Mendola

Ci sono anche fuochi legati alla tradizione contadina come quello di Sant’Antonio a Vimercate (Provincia di Monza e della Brianza) e all’orgoglio della comunità locale rappresentato dalla Disfida dei Falò di Pontremoli (Provincia di Massa Carrara). Non mancano quelli dedicati alle rivendicazioni politiche e territoriali come gli Herz-Jesu-Feur a Passo Mendola, in Trentino-Alto Adige, accesi in ricordo delle guerre napoleoniche e delle rivendicazioni autonomistiche. “Sono tutti legati a celebrazioni che ricordano santi, rivoluzioni, rivendicazioni territoriali e sociali ma anche a nuove feste turistiche – spiega Ticozzi –. A volte i falò ha una forma antropomorfa; in alcuni casi, la pira è un’architettura inespugnabile; altre volte, i fuochi sono sparsi e disegnano messaggi visibili dal lontano”. La fotografa mette in luce proprio le differenze: “È un confronto tra architetture, modalità e materiali di costruzione delle pire e dell’accensione che rivela qualcosa sulla comunità locale”.

Ma ‘Fuochi’ non è destinato a rimanere un progetto legato al Nord: “Sto cercando finanziamenti per continuare la ricerca anche in Sud Italia” rivela.

Partecipazione e senso di comunità

Che cosa rivela dunque il falò delle libertà valdesi? “Rispetto ad altri casi qui è evidente la partecipazione della società civile e il senso della comunità che si raccoglie attorno al fuoco – risponde –. Anche il momento della fiaccolata è originale e molto partecipato dai bambini”.

Sono proprio i bambini a segnare una delle differenze più evidenti: “Rispetto ad altre zone dove le norme di sicurezza sono più stringenti, qui vengono lasciati giocare e avvicinare al fuoco. Spesso si accostano alle fiamme con un ramo per portare via con sé una fiammella. L’impressione è che siano liberi ma sotto osservazione della comunità” aggiunge.

Anche il momento dell’accensione non ha in tutti i luoghi lo stesso valore: “Ciò che ho visto a Stallè è che si tratta di una fase molto partecipata, di un momento di festa” aggiunge.

Dalle sue foto, in cui il passaggio delle persone è sempre lasciato in secondo piano, emerge tuttavia una caratteristica sociale: “Una festa controllata ma non repressa: questa è una delle sue caratteristiche evidenti”.

Elisa Rollino

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