Non è tempo di unitarietà sindacale. Almeno se si parla di referendum: quello dell'8-9 giugno, in particolare, con quattro quesiti legati al mondo del lavoro e uno alla cittadinanza. E su questi temi, Cgil, Cisl e Uil, arrivano su posizioni diverse. Non solo a livello nazionale, ma anche su scala locale.
La conferma si è avuta in occasione del Congresso regionale della Cisl Piemonte, ospitato nei giorni scorsi al Centro Lingotto. Dal palco, infatti, il segretario generale Luca Caretti ha ribadito la sua contrarietà alla consultazione popolare su "temi che dovrebbero essere oggetto di trattativa sindacale, tra le parti sociali". Un referendum che il segretario ha definito "divisivo" e che potrebbe "lasciare macerie" dietro di sé.
Una posizione ben diversa da quella espressa invece da Giorgio Airaudo, suo omologo per Cgil Piemonte. "Il mondo del lavoro che abbiamo di fronte a noi è fragile e debole: è nostro dovere cercare di cambiare qualcosa. Un voto di questo genere, poi, può essere un rilancio della democrazia. Bisogna tentare, tutti, di fare qualcosa in più". Peraltro, Airaudo ha sottolineato come la posizione non abbia connotazioni politiche: "Molti dei problemi che stiamo affrontando sono nati col pacchetto Treu, quindi con l'altra parte politica rispetto a chi è al governo oggi".
E la Uil, per voce del segretario generale per il Piemonte, Gianni Cortese, ha sottolineato: "Siamo sempre stati per numeri dispari, rispetto a quelli pari. Se a volte si corre il rischio di un sindacato antagonista, bisogna anche fare attenzione alla sua forma collaterale. In coerenza con quanto abbiamo sempre affermato, noi siamo per votare tre sì ai quesiti legati al Jobs act e al tema della sicurezza sul lavoro. Sugli altri due quesiti, c'è libertà di orientamento".
Anche Confartigianato Imprese Piemonte ha voluto esprimere la propria posizione. "Dopo una riflessione sui contenuti e sulle possibili ricadute sul mondo dell’artigianato e delle pmi, ci dichiariamo contrari ai primi quattro quesiti referendari, ritenendo che gli stessi presentino notevoli criticità per il tessuto produttivo che Confartigianato rappresenta". "Per quanto riguarda, invece il quinto quesito, relativo all’acquisizione della cittadinanza, Confartigianato Imprese Piemonte sottolinea come l’interrogativo deve essere affrontato da un punto di vista culturale e non ideologico e pur riconoscendo nella manodopera straniera qualificata un’opportunità, anche alla luce dell’attuale contesto demografico, ritiene imprescindibile l’accettazione e il rispetto delle regole e le usanze locali".