Economia e lavoro - 03 giugno 2025, 07:00

Gli artigiani torinesi chiedono aiuto: 8 su 10 sono a corto di liquidità. "Non riusciamo a incassare le fatture"

L'allarme è lanciato da Confartigianato Torino: "Le imprese non pagate a loro volta si trovano in difficoltà a pagare. Così gli imprenditori si trovano a dover decidere se saldare i fornitori, i dipendenti oppure le banche"

Sempre più aziende lamentano problemi di liquidità

Sempre più aziende lamentano problemi di liquidità

Allarme liquidità, per le imprese artigiane torinesi. E' quanto emerge da un sondaggio realizzato da Confartigianato Torino: il 78% delle aziende ha segnalato che nell’anno in corso la mancanza di liquidità rappresenta una delle criticità più importanti.

Ad incidere una situazione geopolitica di forte instabilità: dazi e barriere commerciali, che  influiscono sulla propensione all’export dei prodotti Made in Italy, l’aumento dell’energia (che nell’ultimo anno ha registrato + 35%) e delle materie prime, la crisi di settori chiave per l’artigianato come l’automotive e il suo indotto ma anche la moda, i bonus in décalage nell’edilizia. La somma di questi fattori sta penalizzando soprattutto le micro e piccole imprese artigiane che lamentano una importante crisi di liquidità.

“Il tessuto produttivo del nostro territorio fondato anche sulla piccola impresa e sulla filiera corta - commenta Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino - sta vivendo una transizione difficile. A pesare sono l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, la difficoltà di trovare manodopera qualificata, un ricambio generazionale sempre più complicato, una giustizia civile lenta e impacciata, una Pubblica Amministrazione che registra tempi di pagamento tra i più lunghi di tutta UE e con un carico fiscale e burocratico da record. Inoltre, il dato piemontese del 2024 relativo al numero di imprese artigiane che registra una contrazione di 578 unità (dati Unioncamere) racconta il rischio che il Made in Italy si svuoti del suo cuore artigiano: stiamo perdendo competenze”.

In un contesto economico- finanziario così poco favorevole per le imprese che devono fare i conti con la mancanza di liquidità, il rischio insolvenza sta diventando un fenomeno in crescita. Secondo i dati del centro studi Sevendata, elaborati da Confartigianato Torino, in Piemonte, la media dei finanziamenti a rischio è del 19,9%. La provincia con la percentuale più alta di imprese a rischio insolvenza è quella di Alessandria, al 23,8%, seguita da Asti al 23,1%. A scalare, si posizionano Novara (21,8%), Vercelli (21,2%), Torino al 19,2%, Cuneo al 18,3%, Biella (18%) e, in chiusura, Verbano-Cusio-Ossola (17,2%).

I dati forniti da Sevendata ed elaborati da Confartigianato Torino - conclude De Santis - delineano una realtà che va nella stessa direzione rispetto al nostro sondaggio. Le imprese lamentano un calo di liquidità dovuto a una molteplicità di fattori. Fare impresa in Italia è molto difficile, quasi proibitivo. Ma ad incidere è anche la rottura del circolo virtuoso clienti-fornitori. Se le imprese fanno fatica ad incassare le fatture emesse, a loro volta si trovano in difficoltà a pagare.  Così gli imprenditori si trovano a dover decidere se pagare i fornitori, i dipendenti oppure le banche”.

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