È fatto con farine macinate a mano, granelle di zucchero, una spruzzata di agrumi. È il Dolceleumann, nuovo prodotto tipico di Collegno, nato da un’idea dell’Associazione Inquilini Leumann e presentato al pubblico sabato 7 giugno.
“Era da tempo che in città si sentiva il bisogno di una ricetta che in qualche modo raccontasse il nostro territorio. Qualcosa con cui identificarci - racconta il sindaco della Città di Collegno Matteo Cavallone -. È per questo motivo che abbiamo seguito e sostenuto la nascita di questo progetto, che ha unito l’associazione Inquilini Villaggio Leumann e commercio, ma soprattutto Leumann e Terracorta, che per chi conosce la nostra città rispecchiano due anime della storia del quartiere”.
Storia e tradizione
La ricetta del dolce tipico collegnese ha così un chiaro riferimento alla storia del Villaggio Leumann, il quartiere operaio costruito alla fine dell'Ottocento a Collegno da Napoleone Leumann, proprietario dell’omonimo cotonificio. Anche se a onor di cronaca Dolceleumann non è il primo prodotto culinario tipico per Collegno perché è di qualche anno fa la ricetta del “dolce San Lorenzo”, ora però non più in produzione.
La ricetta
La ricetta proposta dall’associazione Inquilini del Villaggio Leumann "è un po’ come la storia di questo posto. Una storia di persone fortemente legate al proprio territorio, alle proprie radici, di una vita semplice scandita dalla natura. È un dolce ma non troppo dolce, da mangiare in compagnia o camminando - racconta Marzia Bellini a nome dell’associazione Inquilini Villaggio Leumann -. Tutto è nato chiacchierando con Alessandro, il fornaio del quartiere. Abbiamo sperimentato diversi impasti, fino a ottenere questa consistenza dall’impasto morbido e leggero, poco spesso”.
La presentazione ufficiale del Dolceleumann avverrà sabato 7 giugno alle ore 16, in concomitanza con l’inaugurazione della targa dedicata a Pietro Moioli e Franco Parbuono, due storici presidenti dell’associazione. “Questo villaggio ci appartiene - scriveva Moioli in una lettera qualche anno fa - perché è stato riscattato con il nostro lavoro, il nostro sudore, il nostro cuore”.