Economia e lavoro - 10 giugno 2025, 20:18

Agricoltori incatenati per protesta davanti a Città Metropolitana: "Massacrati dai cinghiali e dalla burocrazia"

Denunciati da alcuni esponenti di Cia i ritardi nei pagamenti dei danni provocati dagli ungulati alle loro coltivazioni

Agricoltori incatenati per protesta davanti a Città Metropolitana

Agricoltori incatenati per protesta davanti a Città Metropolitana

Si sono incatenati questa mattina davanti alla sede della Città Metropolitana di Torino per protestare contro i ritardi nei pagamenti dei danni provocati dai cinghiali alle loro coltivazioni e per denunciare la situazione di grave crisi in cui si trovano ad operare numerose piccole aziende agricole locali.

I manifestanti sono Monica Iuliano e il marito Roberto Castelli, titolari dell’azienda agricola biologica Le Frisole di Giaveno, con quattro ettari di coltivazioni orticole, la metà delle quali rappresentate dalle patate biologiche di montagna a Denominazione Comunale (DeCo).

La nuova direttrice della Città Metropolitana, Monica Sciajno, li ha ricevuti, comunicando loro due buone notizie: la prima, che ieri la Regione Piemonte ha approvato il mandato di pagamento dei risarcimenti, la seconda, che già stasera un tutor faunistico svolgerà un sopralluogo in azienda per pianificare degli interventi di abbattimento dei cinghiali in quella zona, garantendo il supporto anche delle guardie della stessa Città Metropolitana.

«Siamo contenti che la situazione si sia sbloccata – commenta Roberto Castelli -, anche se ci sembra assurdo dover compiere  gesti plateali per ottenere ciò che ci spetta. I ristori economici per noi in questo momento sono vitali, perché ci consentono di tirare avanti e pagare la nuova semina, ma non risolvono il problema, che è il danno costante e devastante che subiamo tutti gli anni principalmente per colpa dei cinghiali. Settemila euro di danno nel 2023, tra fauna selvatica e eventi climatici, oltre cinquemila nel 2024, più quelli di quest’anno, che supereranno i quindicimila, sono botte che non possono essere assorbite da aziende delle nostre dimensioni, senza contare che, per effetto del limite del “de minimis”, non potremmo comunque ricevere più di 25 mila euro di risarcimenti nell’arco dei tre anni e che le patate di alta qualità, che noi vendiamo a 3,80 euro al chilo, ci verranno pagate 80 centesimi al chilo. Oltre al danno, la beffa».

Per Le Frisole si prospetta una situazione di estrema difficoltà: «Stiamo lavorando in perdita – afferma Castelli –, a fine stagione saremo costretti a chiudere. Non sono servite neanche le recinzioni elettrificate, i cinghiali di grossa taglia le superano senza difficoltà. Svegliarsi al mattino e trovarsi ogni volta davanti al campo devastato è sconfortante, speriamo che gli abbattimenti disposti dalla Città Metropolitana possano sortire degli effetti risolutivi, ma ci vorrebbe un miracolo».

Il “caso” dell’azienda di Roberto Castelli e Monica Iuliano, soci di Cia Agricoltori delle Alpi, è stato seguito passo per passo dall’Organizzazione agricola, che stamattina era presente in Città Metropolitana con il direttore provinciale Luigi Andreis: «Ringraziamo la Città Metropolitana per la disponibilità dimostrata nell’affrontare la questione – dichiara Andreis -, nei giorni scorsi avevamo interessato direttamente anche l’assessore regionale all’Agricoltura Paolo Bongioanni, finchè il problema si è risolto dopo la manifestazione di stamattina. Non stupisce che molti agricoltori possano arrivare a forzare la mano, la fauna selvatica sul nostro territorio è fuori controllo. Chi coltiva la terra non cerca il rimborso dei danni o la cassa integrazione di Stato, ma vuole semplicemente poter lavorare. Quando gli indennizzi diventano l’unica soluzione, come in questo caso, le aziende chiudono. Contenere la fauna selvatica è fondamentale per garantire la sopravvivenza delle aziende agricole».

comunicato stampa

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