S. Rita / Mirafiori - 10 giugno 2025, 07:00

La raccolta firme dei fedeli contro l’allontanamento dei preti: “Non mandateli via da Santa Rita”

I padri Giuseppe, Alessandro e Danilo lasceranno la comunità dal primo settembre. E scatta l'appello a Repole

In pochi giorni hanno superato la quota delle 600 firme, segno che la ferita è aperta e fa male. Da quando la Diocesi ha deciso di allontanare padre Giuseppe Calvano, padre Alessandro Parrella e padre Danilo Palumbo dalla comunità Maria Madre della chiesa di via Baltimora, il quartiere Santa Rita è salito sugli scudi. Venerdì all'incontro con i fedeli si è tentato di fornire una spiegazione. Ma nessuno dei presenti ha gradito, anzi non sono mancate le contestazioni per l'assenza dell'arcivescovo Roberto Repole.

Dal primo settembre

La Diocesi, in sostanza, non ha rinnovato la convenzione in atto, avvisando i religiosi con un anno di anticipo. Quando la notizia è arrivata al consiglio Inter-parrocchiale, prima, e al quartiere, dopo, sono iniziate le polemiche. "Nessuno di noi è stato informato" raccontano. La decisione è motivata dietro un proverbiale 'segreto d’ufficio', altro fattore mal gradito dai cittadini che ora iniziano una corsa contro il tempo. La successione, infatti, è prevista per il primo settembre. Al posto dei tre religiosi arriverà, da Savonera, don Iginio Golzio, 75 anni. Uno per tre. 

La storia

I tre padri - Giuseppe, Alessandro e Danilo -, sono arrivati nel 2017 e nel 2018 sono subentrati anche alla parrocchia beato Pier Giorgio Frassati di via Pietro Cossa 280 (dove ci sono tre suore che hanno ricevuto, anche loro, il trasferimento forzato). Conti alla mano nell’altra parrocchia arriverà don Mauro Gavino, 60 anni da Savigliano, che gestirà anche le parrocchie di Sant’Ambrogio e Santi Bernardo e Brigida. “Senza alcun motivo e giustificazione, la Diocesi ha deciso che i tre religiosi devono andare via da Torino”. Possono esercitare, ma soltanto fuori dalla città.  Così dopo una prima contestazione venerdì sera si è tenuto l'atteso incontro che di chiarificatore ha avuto ben poco.

Ai cittadini venerdì sera è stata data parola ma le risposte non sono mai arrivate. "Qui c’è una comunità solida e partecipativa con catechesi, estate ragazzi, tornei sportivi di calcetto - raccontano Gino, Renzo e Luca, tre fedelissimi della Madre Maria della chiesa -. La paura verso il domani è tanta, ci chiediamo come farà una persona sola a gestire quello che fino ad oggi facevano in tre. Non vorremmo fosse il primo passo verso la dismissione della parrocchia. Anche perché dopo i 75 anni un prete può andare in pensione".

La petizione dei fedeli

Da qui l'avvio di due petizione dei fedeli laici delle parrocchie affidate alla Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato (Ive), una online e una su carta, indirizzate all'attenzione dell'arcivescovo Repole. "Questa raccolta firme - raccontano -. nasce dalla spontanea iniziativa di noi fedeli laici. Desideriamo sollevare da ogni responsabilità la Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato. La nostra è una supplica che nasce dal cuore e dall’esperienza, nella consapevolezza che la nostra voce, per quanto semplice, possa trovare ascolto nella Sua paternità episcopale".

I religiosi sono stati trattati a malo modo, loro volevano restare - spiega Renzo, consigliere inter parrocchiale e referente Caritas -. Vogliamo che il vescovo ci ascolti, chiediamo più trasparenza. E che la Diocesi riconfermi la convenzione con questo istituto religioso  stralciando la decisione già presa”. Missione che non si presenta facile.  “Capiamo le necessità di rotazione dei parroci ma perché togliere tre preti e ridimensionare così tanto questa comunità?” così Luca, genitore di tre bambini che studiano presso le scuole della parrocchia. Ancora più duro è il signor Gino, che qui in via Baltimora è praticamente di casa: “perché con la crisi di vocazioni la diocesi smantella una comunità?”.

L'appello

"Chiediamo, con fiducia e rispetto, che possa essere riconsiderata la decisione di interrompere la presenza della Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato nelle nostre comunità parrocchiali - si legge nel testo della raccolta firme indirizzata a Repole -. Confidiamo nella Sua comprensione e nella Sua sensibilità pastorale, certi che vorrà accogliere la nostra preghiera come espressione sincera dell’affetto e del bisogno spirituale di un popolo che ama i suoi pastori". All'appello si unisce anche il consigliere della Circoscrizione 2, Riccardo Prisco. "Pur rispettando la scelte della Diocesi di sostituire i parroci della parrocchia - rincara Prisco -, ritengo che il metodo utilizzato sia stato sbagliato. La decisione doveva essere condivisa con la comunità, prima dell'incontro di venerdì. Fattore che ha generato un fiume di critiche. La condivisione è indispensabile per far sì che i fedeli possano continuare a intraprendere il loro percorso di fede".

Philippe Versienti

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