Tutto è appeso al ricorso al Tar. E' quello avanzato a livello nazionale dalle agenzie del lavoro interinale Adecco e Randstad che impiegano risorse presso i ministeri del Lavoro e dell'Interno con mansioni amministrative. Tra le due agenzie e i Ministeri è in ballo una disputa legata al costo del lavoro, che Adecco e Randstad vorrebbero totalmente in carico ai dicasteri.
Intanto, la situazione è di stallo, perchè al 30 giugno si avviano a scadenza numerosi contratti e si ritrovano in bilico circa mille lavoratori in tutto il Paese, mentre in Piemonte se ne contano circa 60, di cui almeno 25 a Torino. Ecco perché stamattina, davanti alla sede di Adecco a Torino (in via Stellone 5) si sono dati appuntamento sindacati e lavoratori per dare seguito a una protesta che è nazionale e che vede coinvolte anche altre città e le tre sigle di Nidil Cgil, Uiltemp e Felsa Cisl.
Se il ricorso al Tar dovesse andare a buon fine, i contratti a scadenza non saranno rinnovati (si dovrà con ogni probabilità sottoscrivere un nuovo accordo con intese diverse e aggiornate). Da qui la preoccupazione dei rappresentanti dei lavoratori.
"Stamattina eravamo al fianco di lavoratori e lavoratrici interinali degli uffici immigrazione di Questure e Prefetture: 60 persone in Piemonte, oltre 1.100 in tutta Italia che rischiano nuovamente di rimanere a casa a fronte della scadenza della somministrazione prevista per il 30 giugno e del ricorso al TAR presentato da Adecco e Ramstad, che contestano l'eccessivo ribasso della gara - commentano le consigliere regionali di Avs, Valentina Cera e Alice Ravinale -. Le code davanti agli uffici immigrazione, le attese di mesi e di anni per ottenere un appuntamento e poi per il rilascio del permesso di soggiorno sono il frutto voluto di tutto questo: personale formato su una materia complessa, con competenze molto specifiche, che vivono in costante precarietà, vengono lasciati a casa alla fine dei periodi di somministrazione e sostituiti con altri lavoratori non sempre formati per gestire la materia giuridica dell'immigrazione. Lo diciamo da tempo: occorre internalizzare queste persone e la loro professionalità, basta con la precarietà di Stato, che genera insicurezza per i lavoratori, le loro famiglie e le persone straniere".