“Non è possibile: Torino è tutta un cantiere”!
Quante volte abbiamo sentito e/o pronunciato questa frase negli ultimi mesi? Tante, non è vero?! Io compresa, lo ammetto.
Tuttavia, per quanto centinaia di siti cittadini in lavorazione creino disagi innegabili, credo che conoscere perché, come e cosa succede possa fare tutta la differenza del mondo. Nel superarli quei disagi, nel proiettarsi in avanti, nell’adattarsi al cambiamento. Consapevoli delle potenzialità intrinseche al progetto di rigenerazione urbana “TORINO CAMBIA”.
Forse ne avrete già sentito parlare, forse no; nel dubbio, mettiamo insieme i pezzi al momento disponibili e diamo forma a questo puzzle incredibile, che si trasforma e ingrandisce ogni giorno, proprio sotto ai nostri occhi.
A cominciare dalla parte meno emozionante, quella burocratica. Da dove arrivano i fondi per una tale mole di interventi? Principalmente da quattro “bacini”: il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (sottoscritto dal governo e approvato dal Consiglio Europeo, a sua volta parte del progetto di rilancio “Next Generation EU”), la Programmazione Comunitaria Ordinaria, i Fondi Nazionali e i Fondi UE.
Insomma, facciamola breve: miliardi di euro al servizio dei comuni e dei cittadini. Una somma a dir poco ingente, completamente destinata al miglioramento della vita pubblica, dei servizi, degli spazi e del benessere generale.
L’amministrazione torinese, nella recente videointervista di cui vi lascio il link (https://www.google.com/search?q=torino+cambia&rlz=1C1ONGR_enIT1146IT1146&oq=torino+cambia&gs_lcrp=EgZjaHJvbWUyDggAEEUYJxg5GIAEGIoFMgcIARAAGIAEMgcIAhAAGIAEMgcIAxAAGIAEMgcIBBAAGIAEMgcIBRAAGIAEMgcIBhAAGIAEMgcIBxAAGIAEMg0ICBAuGK8BGMcBGIAEMgcICRAuGIAE0gEJMjg4N2owajE1qAIJsAIB8QXu_yuXqUExsQ&sourceid=chrome&ie=UTF8#fpstate=ive&vld=cid:fda700a2,vid:0k_mmdHs5s0,st:0) ha utilizzato una manciata di parole chiave che i più cinici definirebbero sì esaustive ma fin troppo ottimistiche. A mio modestissimo parere, invece, risultano meravigliosamente entusiaste!
Resilienza, Inclusività, Sostenibilità: Torino resiste e s’impegna ad abbracciare il nuovo mentre riqualifica il patrimonio preesistente, sia esso materiale o immateriale, fedele alla sua identità eppure desiderosa di essere altro, indossando i suoi vestiti migliori; pronta ad accogliere, come sempre. Situazioni, cittadinanza e bisogni moderni. Il paragone più azzeccato potrebbe essere quello del mosaico: un capolavoro composto da infinite tessere, ognuna fondamentale eppure alla pari -interconnessa- a simboleggiare la forza e la ricchezza della collettività, quando e se mira ai medesimi obiettivi. Il tutto condito dalla giusta e doverosa attenzione verso l’ambiente (no, non è più rimandabile!) e l’eterogeneità socio-culturale tipica delle metropoli.
Mettiamola così, Torino è la protagonista di un romanzo di formazione a cavallo tra presente e futuro, ambientato nel biennio 2025-2026, in cui - tra classiche peripezie e diabolici antagonisti (il tempo che corre e scorre, ad esempio) - deve portare a termine la sua trasformazione. Tic tac, tic tac… le lancette girano e girano, vorticosamente, ricordandole quanto la scadenza sia prossima. Un’evoluzione che ne cambierà indelebilmente anima e corpo, domanda e offerta. L’intera trama è guidata dalla speranza di aver fatto ogni sforzo per raggiungere e sfruttare la sua grande possibilità. Il lieto fine? Immancabile: il rilancio verso persone e futuro.
Di seguito, l’elenco puntuale dei traguardi cui mira l’intero progetto:
una città vicina a tutto e tutti (multi-centrismo, operatività, comunicazione, attenzione ad ogni fascia d’età)
una città verde, sostenibile (mobilità green, collegamenti potenziati)
una città che innova e crea sviluppo (ciò che funziona piace e attira)
una città più giusta e solidale (che faccia rete a partire dal basso, dove poggiano le fondamenta della società)
una città aperta e inclusiva (opportunità cercasi e trovasi)
una città internazionale, connessa con se stessa e con il mondo
una città più grande, metaforicamente e non
Proviamo per un attimo a sganciarci dalla vena polemica, dal dubbio. Vi sto forse suggerendo di prendere tutto per oro colato, dunque? No. Di dare per assodato ogni passaggio? Nemmeno. Difficilmente non si paleseranno ostacoli, rallentamenti, persino sconfitte. Semplicemente e coraggiosamente, concediamoci un pizzico di pazienza e -parolina magica già citata qualche riga fa- entusiasmo. Lasciamocene pervadere, immaginando la nostra bella Torino respirare ampio, gonfiare i suoi polmoni di aria pulita e alleggerirsi dai luoghi comuni che la vogliono ferma, immobile.
Proseguiamo con la “ciccia”, adesso, con la concretezza. Quali sono alcuni di questi interventi? Come modificheranno il panorama cittadino e quando?
Sul quando non ci sono dubbi: il P.N.R.R. pone il limite massimo per il termine dei lavori al 30 giugno 2026, data di conclusione del processo di attuazione del Piano stesso. C’è da lodare un fatto, comunque, ossia che l’Amministrazione ha predisposto una serie di dieci incontri -denominati “Voci di quartiere”- per raccontare e costruire insieme ai torinesi la nuova città, approfondendone temi e luoghi.
“Torino cambia” conta ben 300 interventi totali. Quelli che vi racconterò oggi e a cui mi sono appassionata li trovate qui sotto. Tenetevi forte, perché vanno veloce (cit.)!
Parco del Valentino: riqualificazione di Torino Esposizioni e di tutta l’area verde (potenziamento della navigazione sul Po’, ristrutturazione del Borgo Medievale, costruzione della nuova Biblioteca Civica, ripristino del Teatro Nuovo); Transizione Digitale: digitalizzazione e semplificazione dei servizi, cybersecurity, infrastrutture virtuali fortificate; Comparto scolastico, di certo uno dei principali interessati: riqualificazione ed efficientamento scolastico per ben 128 scuole; Biblioteche civiche: rigenerazione urbana (Piano Integrato Urbano), maggiore accessibilità e minore vulnerabilità socio-materiale, focus sulla cultura, inclusione, partecipazione (ognuno è incoraggiato a metterci del proprio, seguendo e sostenendo le attività proposte), efficienza energetica, rafforzamento delle infrastrutture, educativa, poli di presidio per il territorio - gli interventi riguarderanno 18 biblioteche, oltre alla costruzione di una nuova sede (in via Viterbo 169) - ancora, messa a dimora di nuovi alberi nelle aree verdi, ripristino spazi ludici, abolizione barriere architettoniche, partenza del secondo e terzo Bibliobus; Edilizia sociale: riqualificazione di 12 edifici e 11 impianti sportivi, ottimizzazione di 9 aree mercatali; Linea 2 Metropolitana: conterà 32 stazioni su 27 Km e si muoverà sull’asse N-E e S-O; Centro per l’Educazione Sportiva e Ambientale: sarà possibile grazie al recupero della Cascina Malpensata e alla costruzione di aree gioco/fitness oltre alla pista ciclopedonale; Rigenerazione urbana quartieri Aurora e Barriera di Milano: trasporto sostenibile, inclusione sociale (notate quante volte rientra tra gli obiettivi?), coinvolgimento dei giovani, pari opportunità, benessere; Area di Porta Palazzo: sviluppo urbano e socio-economico, mobilità, accessibilità, maggiori sicurezza e coesione sociale, edilizia residenziale pubblica, adeguamento mercato (tetto, pavimentazione), ristrutturazione scuola dell’infanzia Maria Teresa.
Non so voi, ma a rileggere questo elenco mi gira la testa! Quanta abbondanza, eh?!
Ora, la domanda delle domande: si realizzerà davvero ogni singolo progetto? Probabilmente no. O forse sì, chissà. Di sicuro Torino vuole essere ambiziosa, sceglie di puntare molto in alto, senza dimenticare dove poggia i piedi. Ciò che importa è la direzione intrapresa, un viaggio da centinaia di “tappe”, no stop. Che la nostra vita si snodi in città o la tocchi tangenzialmente, che i nostri interessi siano legati alla natura, allo sport, alla cultura o al turismo, non dovremmo sentirci lusingati nel sapere quanto “Torino Cambia” e i suoi artefici ce la stiano mettendo tutta per restituire ai cittadini non soltanto strade e spazi, quanto possibilità, momenti di condivisione, serenità e ritrovata collaborazione? Non resta che aspettare, aspettare attivamente però, sfruttando il tempo a disposizione per prepararsi ad accogliere i cambiamenti (anche se non saranno al completo), apprezzarli e rispettarli. Perché la città possa essere di tutti, per tutti, durevolmente sana.
La poesia di oggi è affidata alla penna di Giorgio Olori. Ingegnere, autore ascolano e amico generoso, prezioso.
Qualche cenno biografico: classe 1977, ha all’attivo quattro pubblicazioni -tre raccolte poetiche e un romanzo- ed è Presidente dell’Associazione Culturale “Generazione Fly APS ETS”, che da oltre vent’anni opera sul territorio per promuovere eventi culturali e teatrali rivolti ai giovani. È ideatore e promotore della rassegna poetica Metaversi, in cui i poeti ospiti si “sfidano” a colpi di versi su temi scelti dal pubblico. Appassionato di lettura, ama anche dipingere e fotografare.
TI VEDO ANDAR VIA
[…]
Gli anni pesano, come i ricordi
e gli amori dipinti nei tuoi quadri,
raccontati nei tuoi versi in rima.
Io resto fermo a guardarti,
con quella stessa tenerezza che provavo da bambino,
quando con mio padre venivo ad ascoltare
le tue pagine gialle, consumate di poesia.
Vorrei salutarti, stringerti forte,
ma non mi riconosci più, ormai da un po’.
[…]
Per te ora tutti sono nessuno.
Eppure, ogni mattina, puntuale,
sei il mio incontro più bello
in questo caos di città che ci soffoca,
che ci ruba il tempo per gustare la bellezza,
spingendoci a correre senza mai arrivare.
[…]
Ti seguo con lo sguardo
e, piano piano, ti vedo andar via.
Questo verso, in particolare:
“sei il mio incontro più bello / in questo caos di città che ci soffoca / che ci ruba il tempo per gustare la bellezza”
Quante volte la città ha fatto da cornice ai nostri incontri, ai nostri addii? Amici, parenti, grandi amori. E se da domani, per cambiare, scendessimo in strada per incontrare Lei, le sue “pagine gialle”, la “poesia”, il “caos” di una storia di cui siamo parte?
Pensateci su.
Alla prossima