Preferisce non parlare. Poi si sbottona, ma non riesce a trattenere le lacrime. È il padre di uno dei feriti che si trova ricoverato al Cto. Non è in pericolo di vita, ma l’apprensione resta. Cerca di dormire nel presidio allestito dalla Protezione Civile presso l’istituto Re Umberto di via Nizza, ma ogni mattina alle cinque è in piedi. Corre in ospedale per stare vicino al figlio. Salta tutti i pasti, a parte un boccone di cena.
Da una settimana è così. Sua moglie, prima ricoverata, poi dimessa. Da quando si è ripresa non ha mai lasciato suo figlio. All’indomani dalla scoperta del colpevole di quel folle gesto fuori dall’istituto scolastico, che è diventata casa provvisoria per alcuni, non ci si capacita rispetto a quanto è accaduto.
“Abbiamo bisogno di andare a casa, ma non si può entrare. Comincio da zero, ma almeno lo faccio con mio figlio che è vivo".
Lo sconcerto di chi ha perso tutto è visibile negli occhi a un settimana di distanza. E non ci si dà pace dopo gli ultimi particolari emersi, con l’arresto del 40enne Giovanni Zippo, autore di un gesto folle, che ha portato all’uccisione del giovane Jacopo Peretti e a ferire cinque persone, alcune ancora ricoverate al Cto.
Oggi, in attesa della visita del sindaco, che ha espresso la vicinanza agli sfollati, sono in tanti. Come Carmen. Vive ai primi piani dell'interno 6, una della poche parti dell’edificio che è stata dichiarata agibile. È rientrata in casa, ma il gas è stato staccato per ragioni di sicurezza.
“Il primo pensiero è a Jacopo - dice - vittima di un mancato femminicidio”. È una settimana che non dorme.
Notte insonne anche per Gloria. Stare su una brandina le ha provocato dolori alla schiena. E oggi non trova parole per raccontare quanto successo. Si appoggia a una stampella e ha dolori provocati da una protesi.
Megid abita al quarto piano, proprio sotto la casa di Jacopo. La sua abitazione è andata distrutta. “Un malato nel cervello”, dice di Zippo. “Mi ha rovinato la vita, stavo pagando il mutuo. E adesso cosa faccio?”.
“Un mentecatto”. Liquida così il giudizio sulla guardia giurata la signora Maria che dorme con la luce accesa e al minimo rumore salta.
La solidarietà tra vicini è tanta. La Protezione Civile distribuisce pasti e beni di prima necessità. La città ha garantito anche un supporto psicologico. Ci sono bambini, una donna incinta, anziani e giovani coppie che vivevano in affitto. Tutti si chiedono quando potranno ritornare e con quali modalità.
Allo stato attuale sono poco meno di 20 gli alloggi considerati inagibili. Il quinto piano delle scale 6, 8 e 10 è sotto sequestro. Tre alloggi sono andati completamente distrutti e dovranno essere ricostruiti. Ma anche chi si trova al quarto piano non vedrà tempi di rientro rapidi e certi.
La vera e propria esplosione che si è verificata all’interno dell’immobile ha distrutto la copertura del tetto, che ora vede un peso di detriti accumulati sulle solette superiore ai carichi consentiti. Per questo motivo molti alloggi sono stati puntellati e fino a quando non saranno effettuati esami statici non si potrà rientrare celermente.
I primi nuclei sfollati potrebbero rientrare nell’arco di una settimana. Ma i tempi saranno diversificati, anche in vista delle perizie utili alle indagini.
Ognuno ha le proprie urgenze, le proprie esigenze. Ma c'è sempre chi sta peggio. Come la famiglia di Peretti che non potrà più riabbracciare il proprio caro. Ripartire è complicato. Specie quando, al dramma, non si riesce a dare una risposta razionale.