Cambiano i suonatori, ma non la musica, per Santa Rita e Borgo Filadelfia. Così come è successo per i Pinguini tattici nucleari (e altri, prima di loro), anche il concerto di Marco a Mengoni ha scatenato il caos nei quartieri attorno allo stadio Olimpico Grande Torino.
Alle 20 si ripete il rito degli avvoltoi: decine di auto che volteggiano a cerchi concentrici intorno alla zona calda in cerca di uno spigolo in cui trovare posto. Ricerca spasmodica se si tratta di un possessore di biglietto d’ingresso, ma decisamente più sconsolata se, al volante, c’è invece un residente che vuole tornare a casa. E non ha il garage.
Se c’è chi arriva in taxi o in bus, gli utenti delle quattro ruote a un certo punto mollano la presa e scommettono: sulla clemenza dei vigili urbani e sulla pazienza di chi abita in zona. Strisce pedonali e marciapiedi sono le prime vittime a cadere sotto l’impazienza di chi cerca parcheggio. A conferma di un caos che ogni volta che un grande evento interessa lo stadio finisce per assediare i due quartieri confinanti.
Con i Pinguini, a un certo punto, avevano fatto festa addirittura i carro attrezzi che hanno dovuto spostare le auto dai passi carrai.
Rispetto all’ultima volta, però, le cose sembrano andare meglio per l’ingresso del pubblico. Già adesso l’affluenza è regolare e questo dovrebbe consentire a tutti di poter assistere al concerto fin dalle prime canzoni.