Cronaca - 21 luglio 2025, 12:29

“Mi ha mandato all’ospedale, ora ho paura a stare in casa”

La denuncia di una inquilina delle popolari alle forze dell’ordine: “Un vicino mi odia”

“Mi ha mandato all’ospedale, ora ho paura a stare in casa”

Da anni vive in un alloggio popolare in largo Cigna, ma per Giovanna, 59 anni, quella casa è ormai diventata una trappola. Da mesi - racconta - subisce minacce, umiliazioni e piccoli atti di violenza quotidiana. Ora è finita anche al pronto soccorso, con un vistoso collare frutto di un’aggressione fisica nell’androne del palazzo. E l’unica cosa che chiede è semplice quanto drammatica: andarsene via. “Voglio solo vivere in pace”, ripete con voce rotta dalla stanchezza.

Una spirale di soprusi

La storia inizia prima di Natale. Piccoli segnali, apparentemente insignificanti, che poi diventano routine: bollette strappate dalla cassetta della posta, la targhetta del nome rimossa più volte, dispetti sempre più insistenti. “Alla fine ho dovuto farmi mandare tutto via email”, racconta Giovanna. Ma i problemi non si sono fermati. Con il tempo, la tensione è esplosa. “Mi insultano quando passo, prendono a calci la porta, urlano. Mi hanno anche rubato le scarpe dal pianerottolo e imbrattato l’ingresso di casa. Vivo sotto assedio”, dice.

E poi l’episodio più grave: pochi giorni fa, nel tardo pomeriggio, un vicino l’avrebbe affrontata nell’androne del palazzo, insultandola e poi spingendola con violenza. È caduta a terra, ha chiamato il 118 e finita in ospedale con un trauma cervicale. Da lì, la denuncia in Questura. “È stata la goccia. Ora ho davvero paura”.

Una quotidianità impossibile

Giovanna è affetta da una disabilità che la costringe all’uso di una carrozzina elettrica. Anche entrare o uscire di casa è diventato complicato. “Spesso parcheggiano davanti al mio garage, anche se è vietato. Non posso rientrare, chiamo i vigili, ma rimango bloccata lì, esposta agli sguardi e agli insulti”. Rumori molesti, sguardi ostili, isolamento. “Forse l’unica colpa è essere diversa”, sussurra. “Non voglio litigare con nessuno. Non voglio che succeda nulla a nessuno. Ma non posso più vivere così. Ogni giorno mi sveglio con l’ansia. Vivo da reclusa nella mia casa”.

Philippe Versienti

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