Dopo Milano, anche a Torino si incrina la possibilità di un campo largo Pd-M5S per le Comunali. O almeno alle attuali condizioni, cioè se i dem non si rinnovano e se il candidato sindaco è ancora Stefano Lo Russo "figlio di questa politica".
Lo scossone politico arriva per voce del capogruppo pentastellato in Sala Rossa Andrea Russi, dopo le notizie sull'inchiesta Rear che vede coinvolto il parlamentare del Partito Democratico Mauro Laus, l'assessore ai Grandi Eventi Mimmo Carretta e la presidente del Consiglio Maria Grazia Grippo.
Russi: "Rinnovamento del Pd lettera morta"
"La promessa di rinnovamento avanzata dalla segretaria del PD, - commenta amaro Russi - qui a Torino, è rimasta lettera morta: un manifesto scolorito su un muro che cade a pezzi. L’atteggiamento del PD torinese, del suo segretario e del sindaco Lo Russo parla da sé: così com’è, nulla cambierà. Mai. Un sistema che si autoalimenta non ha interesse a riformarsi; preferisce il pilota automatico alla rotta nuova".
Il caso Gallo
Parole a cui Russi fa seguire un elenco dettagliato di casi giudiziari che hanno coinvolto il Pd Piemonte e Torino. Oltre al caso Laus–Carretta–Grippo, alle scorse Regionali l'allora capogruppo regionale dem Raffaele Gallo dovette ritirare la sua candidatura dopo l'indagine sulla Sitaf che vide coinvolto il padre Salvatore.
Paolo Mazzoleni
A questo si aggiunge anche l'attuale assessore all'Urbanistica Paolo Mazzoleni. L'attività professionale dell'esponente della giunta è legata all'attuale "modello di sviluppo" di Milano, che dalla scorsa settimana è finito nel mirino della Procura lombarda.
"Sia chiaro non interessano i risvolti giudiziari" chiarisce Russi, che non manca di ricordare però come l'allora capogruppo del Pd Stefano Lo Russo presentò un esposto per la vicenda Ream, con sette anni di processo e alla fine assoluzione piena dell'allora sindaca Chiara Appendino e dell'ex assessore al Bilancio Sergio Rolando.
"Pd a Torino non cambia mai"
"Qui interessa - chiarisce il pentastellato - la politica, nuda e cruda. La trama che si ripete, non l’ultimo episodio".
"Il PD torinese - dice in maniera netta - non cambia mai. È ancora ostaggio dei suoi kingmaker, dei burattinai che tirano i fili dietro le quinte. E il sindaco Lo Russo tace. Perché tace? Semplice: perché è figlio di questa politica. Cresciuto in questo vivaio, sostenuto da questo sistema alle primarie, alle urne, in consiglio comunale. Come potrebbe rinnegare ciò che lo ha fatto sindaco?".
Ed è a questo punto che il capogruppo assesta il colpo al campo largo, che la segretaria nazionale Elly Schlein ed il presidente del Movimento Giuseppe Conte stanno cercando di imporre nelle competizioni Regionali e Comunali.
"Serve atto di rottura"
"Di fronte al “progetto unitario” - chiarisce Russi - proclamato e al mantra “testardamente unitaria” ripetuto in TV, una domanda s’impone: che unità è, se non passa da un atto di rottura? L’unità, se è solo colla, diventa colla di pesce: trasparente, insapore, inutile. A Torino, l’unità deve obbligatoriamente transitare dal cambiamento. Non si può far finta di niente, non si può ignorare ciò che fino a ieri tutti sapevano e nessuno diceva. C’è un varco nel muro: si apre per un istante. O lo si attraversa adesso, oppure si resta al di qua, insieme a tutto il resto".
"Le parole “rinnovamento” e “unità” possono stare nella stessa frase senza sembrare uno slogan pubblicitario. Qualcuno, però, deve dimostrarlo" conclude Russi. Un chiaro avvertimento ai possibili alleati del campo dem.
Sul tema delle future alleanze è intervenuto anche Mimmo Portas, Leader dei Moderati, che ha bacchettato i pentastellati: "Che ai 5 stelle non interessino le vicende giudiziarie è una novità e al tempo stesso una buona notizia per i partiti e per i 5 stelle stessi. Rilevo però che la parola rinnovamento è spesso utilizzata dalla politica per far posto a qualcun altro. Il rinnovamento è invece prezioso se non è ipocrita e deve essere sempre accompagnato da capacità, competenze e cultura politica.
Ricordo che il rinnovamento tanto invocato dai 5 stelle si è concretizzato, qualche anno fa, in importanti città italiane e i veri giudici, gli elettori, dopo cinque anni hanno emesso il loro responso".