Una sentenza storica accende i riflettori su un dramma spesso taciuto: quello dell’amianto nei luoghi di lavoro pubblici. Il Tribunale del Lavoro di Termini Imerese ha condannato l’INAIL a riconoscere il risarcimento previdenziale alla vedova di Giuseppe Failla, storico dipendente del Comune di Castelbuono (Palermo), deceduto nel 2019 a soli 64 anni per mesotelioma pleurico, meglio conosciuto generalmente come tumore dell’amianto.
La decisione sancisce in via ufficiale il nesso tra le mansioni svolte da Failla e l’insorgenza della malattia, accogliendo le richieste avanzate dalla famiglia, rappresentata legalmente dall’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Alla vedova, la signora Rosaria, spetterà ora una rendita mensile, oltre agli arretrati e alle maggiorazioni previste dal Fondo Vittime Amianto, per un ammontare complessivo stimato attorno ai 150.000 euro.
33 anni al servizio della comunità, senza tutele adeguate
Failla aveva trascorso 33 anni al servizio del Comune di Castelbuono, ricoprendo ruoli chiave nei settori ambientale, manutentivo e amministrativo. In particolare, per oltre due decenni aveva operato nella gestione dei rifiuti solidi urbani e nella bonifica di aree contaminate, spesso a diretto contatto con materiali pericolosi contenenti amianto. Tra i siti in cui ha lavorato figurano le discariche di “Santa Lucia” e “Cassanisa”, oltre a magazzini comunali degradati come l’ex cineteatro “Le Fontanelle”, con coperture in eternit in evidente stato di deterioramento.
L’esposizione a polveri e fibre di amianto si è protratta costantemente ed è stata documentata, anche durante interventi di rimozione e classificazione del materiale. In tutto questo tempo, Giuseppe Failla ha operato per anni senza adeguati dispositivi di protezione e senza alcuna formazione specifica sul rischio. Nel 2018, la diagnosi inesorabile: mesotelioma pleurico. La successiva richiesta di riconoscimento all’INAIL fu respinta, e pochi mesi dopo, a gennaio 2019, l’uomo è deceduto.
La battaglia della famiglia e il riconoscimento della malattia professionale
A portare avanti la battaglia sono stati la moglie Rosaria e il figlio, affrontando un lungo iter giudiziario. Decisive, ai fini della sentenza, sono state le testimonianze degli ex colleghi e la perizia medico-legale che ha confermato il nesso causale tra l’attività lavorativa e la patologia.
La sentenza rappresenta un precedente importante per molti altri lavoratori del comparto pubblico che, come Failla, hanno operato in ambienti contaminati senza adeguate protezioni e che ora chiedono giustizia.
“Questa sentenza è una vittoria della giustizia che restituisce dignità non solo a Giuseppe Failla, ma a tutte le vittime del lavoro: uomini e donne che, pur avendo servito lo Stato e le proprie comunità, sono stati dimenticati, esposti a rischi evitabili, lasciati soli davanti alla malattia e, troppo spesso, alla morte. Quella di Giuseppe è l’ennesima storia di una morte silenziosa e ingiusta: un mesotelioma causato dall’amianto lo ha strappato alla vita in pochi mesi. Ma il dolore non si è fermato alla diagnosi. Lui e la sua famiglia hanno dovuto affrontare anche l’ostinato rifiuto dell’INAIL che, invece di tutelare i lavoratori, si rifugia dietro dinieghi ignorando i loro diritti e costringendo i familiari a estenuanti battaglie legali. Ancora una volta, non è l’istituzione preposta a garantire giustizia, ma un tribunale. È inaccettabile. L’Osservatorio Nazionale Amianto continuerà a lottare finché ogni vittima avrà il riconoscimento che merita e ogni famiglia il risarcimento che le spetta”, così ha commentato l’Avv. Ezio Bonanni la sentenza di riconoscimento della malattia professionale, anche in qualità di legale della famiglia Failla.
L’impegno dell’Osservatorio Nazionale Amianto sul territorio italiano
Prosegue la sua battaglia l’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA, supportata dallo stesso presidente Ezio Bonanni, al fine di accelerare le bonifiche dei siti ancora oggi contaminati da amianto e altri cancerogeni per evitare esposizioni future.
L’epidemia di patologie asbesto correlate è purtroppo ancora in corso e continuerà ad esserlo negli anni a venire, a causa dei lunghi tempi di latenza di queste malattie, anche fino a 40-50 anni. L’associazione prosegue, quindi, con la sua missione di tutela della salute pubblica, ma anche di sensibilizzazione sulla tematica amianto, al fine di mettere in atto un piano di prevenzione, che risulta fondamentale.
L’ONA ha istituito un pool di professionisti, tra cui esperti in criminologia, medicina legale, medicina del lavoro, psicologia e nell’ambito tecnico-ambientale. L’associazione mette a disposizione per tutti coloro che hanno subito un’esposizione ad amianto e per i loro familiari, in caso di decesso, consulenza medica e legale gratuita attraverso il numero verde 800 034 294.