"I proclami degli assessori Riboldi e Marrone sulla necessità di tagliare gli sprechi e di fare una sana opera di spending review per recuperare risorse da destinare alle priorità dei piemontesi stridono con quanto abbiamo letto nella proposta di Piano socio sanitario, trasmessa qualche giorno fa alla quarta commissione consiliare regionale". Così Monica Canalis, consigliera regionale del Pd sul futuro della sanità piemontese.
"A pagina 98 si prevedono infatti 2 nuovi direttori in ognuna delle 12 ASL del Piemonte (un direttore socio sanitario e un direttore assistenziale), per un totale di 24 nuove figure, e a pagina 176 si conferma l’istituzione del famigerato nuovo ente di controllo delle risorse sociali, già introdotto a febbraio nella Legge di Stabilità per volere della Lega. Tutto questo serve solo a moltiplicare le poltrone e frammentare ulteriormente la governance delle politiche socio sanitarie, a dispetto di quanto suggerito dallo studio della Bocconi (anch’esso allegato), che rilevava una catena di comando regionale troppo frastagliata e inefficiente".
Secondo quanto riporta Canalis, "il nuovo ente di gestione delle risorse sociali avrebbe personalità giuridica autonoma ed un unico dipendente, il Direttore, con trattamento economico paragonabile a quello dei Direttori regionali. Centomila euro negati agli EEGG (Enti gestori delle funzioni socio assistenziali) dei comuni e messi invece sul piatto per creare la poltrona di un nuovo direttore. Avevamo già stigmatizzato la creazione di questo nuovo ente, nato con la palese intenzione di controllare gli EEGG e di accentrare le funzioni sociali, in barba alla legge regionale 1/2004 e al principio costituzionale della sussidiarietà, che assegna innanzitutto ai Comuni la titolarità delle politiche sociali. Mentre le materie di competenza degli EEGG sono state incrementate nel tempo, così come il loro ruolo nell’attuale fase di fragilità del tessuto sociale piemontese, le risorse regionali per gli EEGG sono ferme a 44 milioni di euro annui, senza neppure l’incremento del tasso di inflazione programmato. L’assessore Marrone a febbraio aveva addirittura dichiarato in aula che la Regione non intendeva più essere un bancomat per i Comuni e che in questi anni gli EEGG avevano lavorato male. Ora ci “penserà il nuovo ente strumentale della Regione a gestire bene il welfare”. Parole degne dei peggiori centralisti, che negano decenni di cooperazione istituzionale, che purtroppo, però, vengono riflesse nelle disposizioni della proposta di Piano socio sanitario. Altri assessorati regionali hanno un ente strumentale con personalità giuridica autonoma – pensiamo ad APL per le politiche attive del lavoro o ad ARPEA per i pagamenti dell’agricoltura – ma si tratta di enti molto grandi, con molti dipendenti e con molti fondi da gestire. Molti di più di quelli di cui dispone a bilancio l’assessore Marrone. Non si riscontra pertanto il bisogno di un nuovo carrozzone, con un unico dipendente super pagato".
"Per quanto riguarda i nuovi dipartimenti socio sanitario e assistenziale, che Riboldi vorrebbe introdurre nelle 12 ASL piemontesi, si tratta anche qui di un eccesso e di un’invasione di campo nelle prerogative dei comuni. Il dipartimento assistenziale è infatti chiaramente il preludio di una lenta erosione delle competenze sociali in capo ai Comuni. Per il dipartimento assistenziale, nella proposta di Piano ci si spinge inoltre a dire che “la direzione potrà essere affidata a figure dirigenziali appartenenti alle professioni sanitarie, come la dirigenza infermieristica”. Una dichiarazione davvero anomala e tecnicamente assurda! Fa infatti sorridere che in un documento di programmazione di ampio respiro come il Piano socio sanitario si specifichi chi dovrà dirigere il nuovo Dipartimento, vale a dire un infermiere, che peraltro è una professione che non c’entra con le politiche sociali. Il Piano non deve designare la dirigenza, ma semmai programmare".
E conclude: "La legge 833/1978 istituiva le USSL, unità socio-sanitarie locali, per una corretta integrazione dei servizi sanitari e sociali, ma da allora l’architettura istituzionale è completamente mutata e l’assetto ventilato nel Piano piemontese riporta sotto la guida della Regione e delle Aziende Sanitarie competenze che sono anche dei Comuni. L’integrazione socio-sanitaria è certamente una priorità, ma non può essere usata come una scusa per assoggettare i Comuni o per moltiplicare i costi della governance, in un Piano che mette ZERO RISORSE AGGIUNTIVE per emergenze come la salute mentale, la non autosufficienza, la disabilità e la sostenibilità degli EEGG. Il Piano Socio Sanitario è un documento troppo importante per diventare il giocattolo di Fratelli d’Italia o della Lega. Basta poltronifici. Basta moltiplicazione delle spese inutili. Basta centralismo e mancanza di rispetto nei confronti dei Comuni. Il rapporto della sanità con i sindaci, gli enti gestori delle funzioni socio assistenziali e gli enti di terzo settore deve essere gestito con equilibrio e correttezza. Il sociale non è appannaggio esclusivo della Regione e funziona solo se c’è cooperazione istituzionale con gli altri soggetti che se ne occupano".