Attualità - 17 agosto 2025, 07:35

Un sinodo più corto e senza la consacrazione di nuovi pastori

Sono in arrivo a Torre Pellice i rappresentanti delle chiese valdesi provenienti da tutta Italia per l’incontro annuale che si annuncia con alcune novità presentate dalla moderatora Trotta

Alessandra Trotta (foto di Daniele Vola)

Alessandra Trotta (foto di Daniele Vola)

Un sinodo che terminerà due giorni prima del solito e senza consacrazioni di nuovi pastori. Viene annunciato con due novità importanti l’incontro annuale della chiesa valdese che si svolge a Torre Pellice. Il paese attende l’arrivo di 180 deputati (rappresentanti delle chiese), provenienti da tutta Italia, ospiti internazionali e rappresentanze ecumeniche, che si incontreranno nella Casa valdese di via Beckwith da sabato 23 a mercoledì 27 agosto.

Durerà un giorno in meno ma si lavorerà anche la sera

Il culto di apertura del sinodo di quest’anno è stato anticipato al sabato, la serata pubblica si terrà la domenica e i giorni di lavori saranno ridotti a cinque anziché sei. “Rispetto a quello di altre chiese, il nostro sinodo è sempre stato caratterizzato da una durata maggiore perché contiamo sul confronto che avviene in quel contesto. Tuttavia le esigenze delle persone che partecipano sono cambiate e da due anni si riflette sulla possibilità di riorganizzare i tempi” rivela Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese. Da qui la decisione di iniziare già in una giornata in cui solitamente non si lavora: “Lo facciamo per tenere conto degli altri impegni professionali, personali e familiari dei deputati – spiega –. Per lo stesso motivo il sinodo durerà un giorno in meno: vogliamo che possano partecipare tutti, anche i giovani che spesso hanno condizioni di lavoro più precarie”. Per non rinunciare agli spazi di discussione, quindi, le sedute si svolgeranno anche la sera.

Crisi delle vocazioni e paura degli impegni duraturi

Un’altra novità rispetto agli scorsi anni è la mancanza di consacrazioni al ministero pastorale che avvengono proprio in occasione del sinodo. “È già accaduto in passato e la crisi delle vocazioni è un tema su cui stiamo già riflettendo” ammette Trotta. Il timore è che la stessa situazione si riproponga nei prossimi anni: “È possibile che per i prossimi due o tre anni non ci saranno consacrazioni al ministero pastorale e diaconale” annuncia. Potrebbero essere diverse le cause alla base di questo fenomeno: “Innanzitutto è un problema che riguarda tutte le chiese e non possiamo ignorare che c’è una paura diffusa nella società per gli impegni duraturi – riflette Trotta –. Inoltre quello del pastore è un ministero impegnativo: si rimane nello stesso posto per sette o, al massimo, quattordici anni e poi bisogna cambiare chiesa con spostamenti anche rilevanti sul territorio italiano”. Il percorso di studi, inoltre, non è semplice: “La facoltà di teologia dura cinque anni e uno deve essere svolto all’estero. Poi, seguono due anni di prova. Tuttavia non possiamo rinunciare a un percorso formativo così lungo perché è importante, soprattutto per i pastori di una minoranza religiosa, acquisire competenze teologiche approfondite”. La mancanza di vocazioni, secondo la moderatora, non corrisponde a una disaffezione: “I fedeli continuano a mettersi a disposizione della chiesa ma preferiscono modalità diverse”.

Elisa Rollino

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