Economia e lavoro - 25 agosto 2025, 07:00

Accessibilità nei portali sanitari: le ASL sono davvero inclusive online?

La digitalizzazione dei servizi pubblici, in particolare nel settore sanitario, ha rappresentato negli ultimi anni un passo significativo verso l’efficienza e la trasparenza.

Accessibilità nei portali sanitari: le ASL sono davvero inclusive online?

Tuttavia, nonostante i progressi tecnologici, rimane aperta una questione cruciale: l’accessibilità dei portali delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) per tutti i cittadini, inclusi coloro che presentano disabilità fisiche o sensoriali. Se da un lato si registra un crescente impegno da parte delle istituzioni nell’offrire servizi online, dalla prenotazione di visite specialistiche al ritiro degli esiti di laboratorio, dall’altro è evidente come molti siti web istituzionali non siano ancora pienamente conformi ai criteri di accessibilità stabiliti a livello nazionale ed europeo.

La normativa italiana sull’accessibilità digitale

In Italia, il tema dell’accessibilità dei contenuti web è regolamentato dal Decreto Legislativo 10 agosto 2018, n. 106, che recepisce la Direttiva UE 2016/2102. Questa norma impone alle pubbliche amministrazioni di rendere i loro siti web e le loro applicazioni mobili accessibili a tutte le persone, comprese quelle con disabilità.

Un elemento chiave previsto dalla legge è la dichiarazione di accessibilità, un documento obbligatorio che ogni ente deve pubblicare sul proprio sito. Tale dichiarazione informa gli utenti dello stato di conformità del sito alle Linee Guida Internazionali WCAG 2.1 (Web Content Accessibility Guidelines), indica eventuali limiti riscontrati e fornisce un canale per segnalare problemi. Ma quanto questa norma viene effettivamente applicata dalle ASL?

Analisi della situazione attuale

Un monitoraggio condotto da AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) nel 2023 ha rilevato che molte Amministrazioni locali, tra cui numerose ASL, presentano criticità nella realizzazione e nella pubblicazione della dichiarazione di accessibilità. In alcuni casi essa non è presente affatto; in altri, è poco visibile o non aggiornata.

Ciò significa che molti cittadini, soprattutto quelli con disabilità visive, motorie o cognitive, possono incontrare ostacoli nell’utilizzo dei servizi online offerti dalle strutture sanitarie territoriali. Si pensi, ad esempio, a una persona ipovedente che cerca di accedere al portale della propria ASL tramite un lettore schermo: se il sito non è strutturato correttamente, potrebbe risultare impossibile navigarlo autonomamente.

Il ruolo della dichiarazione di accessibilità

La dichiarazione di accessibilità non è soltanto un obbligo formale: è uno strumento essenziale per garantire trasparenza e responsabilizzare le istituzioni. Essa permette infatti all’utente di comprendere se un sito è conforme alle normative vigenti e dove sono presenti eventuali barriere architettoniche digitali.

Inoltre, la dichiarazione include un meccanismo di feedback, grazie al quale chiunque incontri difficoltà può segnalare il problema e richiedere un'alternativa accessibile, come ad esempio la fornitura di informazioni in formato audio o la possibilità di completare una procedura attraverso assistenza telefonica o umana.

Tuttavia, molte ASL non riescono a fornire nemmeno questa minima garanzia. Alcune dichiarazioni sono generiche, altre addirittura copiate da modelli standard senza essere adattate alla realtà locale. Eppure, la personalizzazione di questo documento è indispensabile per comunicare con chiarezza le peculiarità del servizio offerto.

Le buone pratiche e le esperienze positive

Nonostante le criticità generali, ci sono alcune ASL che si distinguono per un approccio più avanzato all’accessibilità digitale. Tra queste, spiccano l’ASL Roma 1, che ha recentemente rinnovato il proprio portale seguendo rigorosi criteri di usabilità inclusiva, e l’ASL TO3 di Torino, che ha integrato la dichiarazione di accessibilità in ogni pagina del sito, accompagnandola da un pannello di controllo per l’utente con opzioni di contrasto, dimensione del testo e modalità “leggere”.

Altre realtà, come l’ASL Napoli 1 Centro, hanno introdotto funzionalità innovative come chatbot accessibili via tastiera e supporto vocale per la ricerca di informazioni.

Questi esempi dimostrano che è possibile costruire un rapporto virtuoso tra sanità territoriale e cittadini, anche attraverso il canale digitale, purché si investa in competenze, sensibilizzazione e risorse dedicate.

Verso un futuro più inclusivo

Perché l’accessibilità nei portali sanitari diventi davvero una priorità, è necessario un cambio di passo da parte delle ASL. Occorre innanzitutto migliorare la conoscenza del tema tra i decisori e i tecnici incaricati dello sviluppo dei siti web, promuovendo corsi di formazione mirati. In secondo luogo, è indispensabile coinvolgere direttamente le persone con disabilità nelle fasi di testing e validazione dei nuovi prodotti digitali.

Altresì, le Regioni dovrebbero incentivare la collaborazione tra ASL per creare piattaforme unificate e interoperabili, evitando dispersione di risorse e differenze qualitative tra territori.

Infine, il Ministero della Salute e AgID dovranno intensificare le attività di controllo e audit sui portali sanitari locali, assicurando che la dichiarazione di accessibilità non sia solo un documento simbolico, ma uno strumento reale per misurare la qualità del servizio reso ai cittadini.

L’accessibilità dei portali sanitari non è soltanto una questione tecnica: è una questione di diritti. Garantire che tutti i cittadini possano accedere ai servizi sanitari online, indipendentemente dalle proprie capacità motorie, visive o cognitive, significa fare un passo concreto verso una società più equa e inclusiva.

Le ASL hanno il dovere di adeguarsi alle normative e di assumere un ruolo attivo nel processo di digitalizzazione inclusiva. Solo così si potrà parlare veramente di sanità digitale per tutti, non solo per qualcuno.














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