L’Osservatorio Vittime del Dovere, anche grazie all’operato dell’Avvocato Ezio Bonanni, ha ottenuto un significativo risultato per la tutela delle vittime del terrorismo.
In caso di attentati che si sono verificati all’estero, in danno di cittadini italiani, è comunque operativa la tutela, anche nel caso in cui non si tratti di militari. Questi ultimi, in caso di attentato, anche all’estero, vengono riconosciute come vittime del terrorismo. In casi in cui, invece, si verificano danni a causa dell’uso di proiettili all’uranio impoverito, le tutele sono quelle di equiparazione a vittime del dovere.
I Sigg.ri Giuseppe Sardu e Ombretta Romanin si trovavano a Nizza il 14 luglio 2016 e furono vittime dell’attentato di matrice islamica, che ha causato totale 86 morti, di cui 6 italiani, e oltre 400 feriti. A distanza di nove anni, il Tribunale di Torino ha finalmente accolto la tesi dell’Avv. Ezio Bonanni.
Nonostante lo Stato francese li abbia ufficialmente riconosciuti come vittime del terrorismo, il Ministero dell’Interno italiano ha negato loro il medesimo riconoscimento, arrivando perfino a mettere in discussione gli atti formali emessi dal governo francese.
Di fronte a quello che definiscono un vero e proprio “muro di gomma”, fatto di rinvii, rimpalli di responsabilità e tentativi di negare l’evidenza dei fatti, i due coniugi si sono rivolti all’Osservatorio Vittime del Dovere, presieduto dall’avvocato Ezio Bonanni. È iniziato così un lungo e complesso percorso legale che ha portato prima a un’azione amministrativa e, successivamente, a un contenzioso davanti al Tribunale di Torino.
Nonostante la dura opposizione dell’Avvocatura dello Stato, che ha sostenuto inizialmente la linea del Ministero, l’avvocato Bonanni ha depositato una vasta documentazione ufficiale acquisita dalle autorità francesi, smentendo punto per punto le tesi della difesa. Dopo che l’Avvocatura ha nettamente cambiato la propria posizione, la conferma decisiva è giunta più tardi dal “Fonds de Garantie des Victimes des Actes de Terrorisme”, che ha riconosciuto formalmente Sardu e Romanin come vittime del terrorismo.
Il Tribunale di Torino ha dato pieno valore a tale documentazione, sottolineando come la richiesta di riconoscimento inviata dai coniugi al Ministero dell’Interno italiano sia stata respinta nonostante le evidenti prove. Nel corso del procedimento, il Tribunale ha disposto anche una consulenza tecnica d’ufficio che ha accertato un danno alla salute pari al 43% per entrambi. La sentenza è ad oggi passata in giudicato. Tuttavia, a oggi, gli indennizzi stabiliti dal giudice non sono ancora stati liquidati.
Una vicenda che solleva interrogativi inquietanti sul trattamento riservato dallo Stato italiano ai propri cittadini vittime del terrorismo all’estero, e che apre un caso istituzionale destinato a far discutere.
L’Avv. Ezio Bonanni, che ha seguito attivamente la pratica nonché presidente dell’Osservatorio Vittime del Dovere e di ONA – Osservatorio Nazionale Amianto APS, è stato intervistato per far luce sul tema del riconoscimento delle vittime del terrorismo.
Intervista all’Avv. Ezio Bonanni
Come spiega il rifiuto da parte del Ministero dell’Interno italiano, nonostante i documenti ufficiali provenienti da Parigi?
Il rifiuto del Ministero dell’Interno italiano si configura come un atto amministrativo privo di legittimità, poiché in palese contrasto con gli atti ufficiali delle autorità francesi, che hanno inequivocabilmente qualificato l’attentato del 14 luglio 2016 come atto terroristico, riconoscendo ai miei assistiti lo status di vittime del terrorismo. È pertanto inaccettabile che un'amministrazione dello Stato italiano tenti di disconoscere atti formali emessi da un governo straniero con cui intercorrono rapporti bilaterali e obblighi di cooperazione in materia di sicurezza e tutela dei diritti fondamentali.
Quali sono stati, nel concreto, gli effetti di questo mancato riconoscimento da parte dello Stato italiano, sia sul piano economico che, soprattutto, su quello umano e psicologico?
Il mancato riconoscimento ha comportato una grave lesione dei diritti soggettivi dei due coniugi Sardu e Romanin, privandoli dell’accesso alle misure assistenziali, risarcitorie e previdenziali previste dalla normativa italiana per le vittime del terrorismo. Sul piano umano, ciò ha determinato un’ulteriore sofferenza morale, alimentata dal senso di abbandono da parte delle istituzioni. Ciò non ha fatto altro che aggravare le già profonde conseguenze fisiche e psicologiche causate dall’attentato.
Nel contenzioso davanti al Tribunale di Torino, quali sono stati i principali ostacoli posti dall’Avvocatura dello Stato, e come si è riuscito a superare il tentativo di negazione della verità?
L’Avvocatura dello Stato ha sostenuto una tesi basata su un’interpretazione restrittiva. Tuttavia, l’acquisizione di documentazione ufficiale rilasciata dalle autorità francesi, ottenuta tramite i canali diplomatici e istituzionali, ha consentito di confutare in modo puntuale e definitivo le argomentazioni proposte. Il giudice ha quindi accolto le nostre istanze, riconoscendo il diritto dei ricorrenti alla tutela prevista per le vittime del terrorismo.
Qual è il punto chiave di questa sentenza dal punto di vista giuridico, oltre alla tutela di normali cittadini vittime di attentato terroristico all’estero?
Uno dei punti chiave fondamentali è il riconoscimento della lesione psichica quale danno alla salute. Si tratta, infatti, a tutti gli effetti di un danno non patrimoniale sul quale incidono anche le sofferenze fisiche e morali, che hanno un effetto nefasto. In tali circostanze, è leso l’equilibrio psicofisico e anche la capacità di vita, in riferimento alle relazioni personali, familiari e sociali. La lesione psichica è un danno biologico a tutti gli effetti.
Alla luce della sentenza passata in giudicato e dell’intera vicenda, quale messaggio vorrebbe lanciare alle istituzioni italiane?
Il messaggio che intendo trasmettere, anche in qualità di presidente dell’Osservatorio Vittime del Dovere, è chiaro: lo Stato non può voltare le spalle ai suoi cittadini nel momento in cui più hanno bisogno. Chiediamo il rispetto delle sentenze e la piena attuazione dei diritti riconosciuti, affinché nessuna vittima sia costretta a combattere una seconda battaglia contro la propria nazione, ma soprattutto possa sentirsi abbandonata dal proprio Paese, che dovrebbe essere in prima linea nella tutela dei cittadini.