Il primo settembre, da sempre, segna la ripresa del lavoro in molte fabbriche e aziende, dopo le ferie e le chiusure estive. E mai come quest'anno si annuncia un autunno caldo sul fronte del lavoro. O, per meglio dire, del lavoro che non c'è o che vive una fase di crisi acuta, come testimoniano i dati della cassa integrazione, che in Piemonte continua a crescere.
+68% rispetto al 2024
Secondo i dati dell'osservatorio Inps tra gennaio e giugno 2025 le ore autorizzate sono aumentate del + 68,4% rispetto allo stesso periodo del 2024, da 22 a 37 milioni. La tendenza conferma quella registrata già l'anno scorso rispetto al 2023: a trainare la cassa integrazione resta il settore manifatturiero che rappresenta il 90% delle ore autorizzate a livello regionale.
Torino, ma anche Asti e Cuneo
Tra le province la cig aumenta in cinque su otto. Gli incrementi maggiori sono ad Asti (+91%) e Cuneo (+57%), anche se in termini assoluti la provincia di Torino è al primo posto con quasi 24 milioni di ore e si conferma la più cassintegrata di Italia.
Il segretario generale della Cgil Piemonte, Giorgio Airaudo, lancia l'allarme in vista della fine dell'anno. "Da troppo tempo la cassa integrazione è diventata una costante, non è più un evento eccezionale, ma cronico. Quello che manca sono le risposte strutturali e possibilmente programmatiche. Non si tratta di tamponare o improvvisare, bisogna smettere di rimuovere la crisi".
Airaudo: "Fenomeno cronico"
" C'è una rimozione psicologica, una specie di sindrome di Stoccolma al contrario. Siamo prigionieri della crisi, ma la neghiamo. Abbiamo bisogno di una classe dirigente che cominci a proporre delle visioni di lungo periodo perché i problemi di Torino capitale della cassa integrazione e la crisi del Piemonte, sud del nord, non si affrontano con l'improvvisazione", conclude Airaudo. "Il Piemonte ha bisogno di strumenti straordinari, capaci di durare nel tempo".