Cultura e spettacoli - 18 settembre 2025, 07:10

Alessia Piperno al Circolo dei lettori: "Dopo l'Iran avevo paura di tutto. Il viaggio in Amazzonia mi ha aiutata" [INTERVISTA]

La nomade digitale si racconta nel sul ultimo libro a Torino: "È la mia seconda casa. In carcere l'unico libro che avevo era quello di Gianluca Gotto, è stata la luce in fondo al tunnel"

Alessia Piperno al Circolo dei lettori: "Dopo l'Iran avevo paura di tutto"

Alessia Piperno al Circolo dei lettori: "Dopo l'Iran avevo paura di tutto"

Alessia Piperno, dopo “Azadi!”, torni con un libro “La vita, a volte, fa giri strani” (Mondadori), un viaggio dentro e fuori te stessa, perché l’esigenza di scrivere questo percorso interiore? 
“Intanto perché amo scrivere e poi perché ho colto l’opportunità con Mondadori di raccontare tre viaggi che mi hanno segnata. Sono viaggi lunghi, esperienze che mi hanno tutte insegnato qualcosa. Samoa, è stato il primo viaggio fatto da sola, prima erano tutti legati a viaggi di studio o con gli amici, ma viaggiare per il solo piacere di farlo, non me l’ero mai concesso. Quel viaggio mi ha fatto capire che volevo scoprire il mondo, Samoa è un’isola molto particolare con un popolo estremamente semplice, era il posto perfetto per iniziare questo percorso. Poi ci sono le Mentawai, dove ho vissuto con una tribù in mezzo alla foresta, è stato il viaggio più duro e crudo perché è stato molto difficile entrare in contatto con loro, venivamo da due mondi diversi che si guardavano da lontano senza incontrarsi, nel libro racconto dall’arrivo distaccato e alla partenza che è stata praticamente con le lacrime. E poi c’è l’Amazzonia, è stato il primo viaggio dopo la prigionia in Iran, una prima parte l’ho fatta con la mia famiglia e l’altra da sola. È stato un viaggio dentro me stessa, avevo diversi demoni da sconfiggere, non ero più come una volta.

Come è cambiata la tua concezione del viaggio dopo l’esperienza in Iran, ci sono strascichi che ti porti ancora dietro? 
“Oggi sono passati tre anni, mi sento diversa, anche se noi siamo in continua evoluzione. Quella dell’Iran è stata un’esperienza forte. Prima non avevo paure, non mi spaventava niente. Improvvisamente avevo paura di tutto. L’Amazzonia è stato il primo passo verso un nuovo cambiamento”.

Che cosa ne pensi della situazione attuale a distanza di anni dalla tua prigionia? 
"È la stessa di tre anni fa, la situazione in Iran è rimasta uguale. Certo ci sono tantissime donne che non indossano l’hijab, ma le prigioni sono piene di persone innocenti e abbandonate a Evin”.

Cosa speri possa portare questo nuovo libro a chi lo leggerà? 
“Come scrivo nel titolo, la vita fa giri strani, ci sono cose belle e brutte che sconvolgono la nostra vita, a volte ti portano in posti bui, ma alla fine dovevi passare di lì per essere quello che sei oggi. Ci chiediamo perché sta succedendo a noi, ma alla fine è un filo conduttore che ci porta nel giro bello della vita. Non esistono vite perfette, tutti viviamo momenti di dolore e gioia, ma alla fine fa parte del viaggio”.

Ci sono ancora tanti giovani e meno giovani che oggi mollano tutto per intraprendere viaggi intorno al mondo e magari cambiare vita, cosa ti senti di consigliare? 
“È una domanda difficile, me lo chiedono spesso, ma faccio difficoltà a rispondere, io l’ho fatto perché lo volevo. Se si trovano scuse o ci lasciamo schiacciare dalla paura, non lo faremo mai. Ma alla fine è una gestione di coerenza verso se stessi. La paura non va sconfitta, ma attraversata che è poi quello che racconto in Amazzonia, l’unico modo è entrare dentro la paura, quando ci stai dentro capisci che era solo un tuo pensiero”.

Con Gianluca Gotto, torinese di origine, ma che come te è un cittadino del mondo, siete molto amici, durante la tua prigionia cercava di fare l’unica cosa che poteva, ossia mandare pensieri positivi, in qualche modo sentivi che qualcosa ti possa essere arrivato mentre eri lì?
“Mi emoziona molto questa domanda perché quando ero in prigione avevo un libro di Gianluca, chiedevo sempre di averlo dalle guardie. Solo nelle ultime due settimane mi è stato portato, Gianluca è stato con me ogni minuto. Era tutto ciò che facevo nelle ultime settimane, leggere e rileggere i capitoli per paura che finisse troppo in fretta il libro. Poi c’era la foto di Gianluca, lo fissavo perché era l’unico volto familiare che avevo intorno a me. Credo che il suo pensiero mi sia arrivato proprio da quel libro. È stata la luce in fondo al tunnel”.

Giovedì 18 settembre al Circolo dei lettori e delle lettrici di Torino presenterai il tuo libro, cosa ne pensi della città oggi? 
“Sono stata per la prima volta a Torino quando ho firmato con la Mondadori. Sono sincera non era in città che mi attirava perché a me piace il sole. Non so se è perché è nato qualcosa di grande qui, ma ogni volta che vengo, alla fine mi trattengo cinque o sei giorni. È l’unica città in Italia in cui lo faccio perché sto bene. Mi rilassa passeggiare ai Murazzi, sedermi al parco, camminare per il centro. È una città estremamente giovanile, è la mia seconda casa in Italia”.

E ora, quali sono i prossimi progetti? 
“Sicuramente scrivere il terzo libro e poi vorrei continuare viaggiare, a stare a contatto con le persone, scrivere e viaggiare, queste sono le mie due vocazioni”.

Chiara Gallo

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A SETTEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU