Attualità - 26 settembre 2025, 18:30

Fine vita, Marco Cappato a Torino: “Le leggi ci sono già, ma sono disattese e sabotate” [INTERVISTA]

L’attivista e membro dell’associazione Luca Coscioni ai Chora & Will Days: "In Piemonte, le istituzioni avevano preferito dichiararsi incompetenti, ma ora di fronte alle richieste dei casi sono costretti a dare delle risposte

Marco Cappato a Torino con Chiara Appendino nel marzo 2023

Marco Cappato a Torino con Chiara Appendino nel marzo 2023

Marco Cappato, attivista per il fine vita e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, è uno degli ospiti dei Chora & Will Days che si svolgono a Torino fino a domenica 28 settembre.

“Per me è molto importante che una persona non debba essere costretta a patire sofferenze insopportabili contro la propria volontà ed è importante impedirlo perché uno Stato che si comporta in questo modo non difende i cittadini, ma rischia di rovinare la vita alle persone” spiega al nostro giornale.

Qual è la situazione oggi a livello legale in Italia?

“Da una parte le regole che ci sono non sono rispettate, dall’altra ci sono libertà ancora da conquistare. C’è già per esempio il diritto a interrompere qualsiasi terapia, c’è poi il diritto anche con il testamento biologico per un momento in cui non sono in grado di intendere e di volere, ed esiste anche il diritto al cosiddetto aiuto al suicidio, se la persona è in determinate condizioni. Tutto questo è già legale in Italia, il problema è che queste regole non sono conosciute dai pazienti, spesso nemmeno dai medici e a volte sono sabotate e disapplicate dal sistema sanitario. Vengo da Genova, dove le nostre volontarie, hanno dovuto accompagnare una persona in un viaggio di dieci ore per l’aiuto alla morte volontaria, cosa che avrebbe già avuto diritto oggi ad avere nel suo letto. Poi c’è quello che manca, ovvero la legalizzazione dell’eutanasia, anche per mano del medico, su richiesta del paziente e anche per le persone che non siano dipendenti da trattamenti sanitari come per esempio può essere un malato di cancro terminale”.

Su questo ultimo aspetto, come si sta procedendo?

“È importante ricordare che la Corte Costituzionale ha stabilito con sentenza a valore di legge, che una persona ha il diritto di essere aiutata a morire, con l’aiuto da parte dell’Asl, se è una persona lucida, affetta da una patologia irreversibile, con una sofferenza insostenibile e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Ci sono 11 persone che in Italia sono morte con aiuto del servizio sanitario nel rispetto della legge. La legge proposta oggi in Parlamento dal Governo che viene annunciata per rispettare e rendere operativa la legge, in realtà cancella questo diritto perché invece che pazienti dipendenti da trattamenti di sostegno vitale, parla di trattamenti sostitutivi di funzioni vitali. Qual è la differenza? Che in questo caso solo pazienti attaccati alla macchina potrebbero rientrare. È una legge che riduce la platea degli aventi diritto, in più fa fuori il servizio sanitario. Il rischio è che una legge approvata dal Parlamento in questa fase possa addirittura cancellare i diritti esistenti, invece che estenderli alla legalizzazione”.

Con l’associazione Luca Coscioni, quali sono le azioni concrete che portate avanti? 

“C’è un’iniziativa politica di proporre leggi e riforme con lo strumento della partecipazione popolare, quindi, a livello nazionale, la legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale che abbiamo depositato, e a livello regionale, leggi regionali per dare tempi certi di risposta alle persone.  Facciamo anche un’azione di servizio di supporto e di informazione alle persone che ne hanno bisogno con il nostro numero bianco. Poi però quando è necessario, di fronte ad una violazione di legge azione facciamo anche atti di disobbedienza civile, come quella fatta oggi a Genova. Oggi ci sono 13 persone, tra processati e indagati, per l’azione che abbiamo fatto aiutando questa persona ad andare in Svizzera”.

Rispetto al resto dell’Europa, siamo indietro?

“La legislazione sulla carta è diciamo a metà L’eutanasia legale, cioè più di quanto sia oggi in Italia, c’è in Belgio, Olanda, Spagna e Lussemburgo, si sta discutendo in Parlamento in Francia e in Gran Bretagna, c’è una situazione simile in Italia in Germania e Austria, gli altri Paesi non sono messi meglio di noi, il problema che le nostre leggi sono sabotate”.

Cosa ci frena?

“La gente non ha bisogno che sia il partito o la religione a dirgli come pensarla. Il problema è che la classe dirigente di questo paese è in grande ritardo rispetto alla società italiana, questo anche dovuto al rapporto tra i poteri e il potere Vaticano, ma la società Italiana è ampiamente pronta e favorevole”.

Il fil rouge di questi giorni ai Chora & Will Days, sarà il tempo, lei come vive questo concetto? 

“Il tempo è la dimensione attraverso la quale possiamo esercitare la nostra libertà e la libertà è anche una grande responsabilità. Ecco perché la vita non può essere imposta, perché quando la sopravvivenza è imposta nella sofferenza, il tempo diventa insopportabile. Non passa più”.

Domani sarà in dialogo don Carmine Arice, cosa si aspetta?

“Credo che la spiritualità e anche la religione per chi vive una religione possa essere un grande aiuto nel comprendere e vivere l’importanza di buone regole sul fine vita, se non diventano uno strumento per imporre dei dogmi come se ci fosse una soluzione uguale per tutti. Mi aspetto che si possa affrontare anche il tema della spiritualità e della vita fuori dai dogmi”.

Quando in passato è venuto a Torino, qual è stata la sua percezione della questione tra i cittadini?

“In Piemonte, avevamo raccolto firme sulla legge di iniziativa popolare, anche con decine di sindaci, cioè un pezzo importante di classe dirigente, purtroppo le istituzioni della Regione Piemonte, avevano preferito dichiararsi incompetenti, ma ora di fronte alle richieste dei casi sono costretti a dare delle risposte. Sarebbe stato meglio darle prima, ma bene per il futuro che ci siano regole trasparenti e delle quali ci si si assume la responsabilità”.

Chiara Gallo

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